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Calce Bianca, a Ostuni c’è l’osteria contemporanea

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Calce Bianca ha aperto in piena estate, ma sentiamo già di poterci sbilanciare: diventerà uno dei punti fermi dell’offerta ristorativa ostunese, quella che punta ad una clientela di target medio-alto, più disponibile a sperimentare piatti originali e in cerca di novità. Il locale si distingue fin dall’ingresso, una vetrata attraverso cui si possono vedere all’opera lo chef Lorenzo Angelini ed il suo collaboratore Sandro Bagnulo. Due le salette, piccole ma molto accoglienti, ovviamente all’insegna della pietra bianca, come si addice a tutti gli immobili del borgo antico di Ostuni. Arredamento minimal-elegante, senza tovaglie ma con grande cura di ogni dettaglio. Servizio di buon livello. 

La nostra cena è partita con pane e olio: pagnotte e focaccia fatte in casa, sfornate caldi, e olio ottimo dell’azienda Mimì. Poi la lunga carrellata di piatti di Angelini, che ama le lunghe cotture a bassa temperatura e si diverte a destrutturare alcuni piatti della tradizione italiana. Lo si capisce fin dall’entrée: stratificazione di zucchine marinate, pomodorino e barbabietola marinata cotta a bassa temperatura. C’è tanto verde anche nel nostro primo antipasto, l’insalata cruda, cotta e liquida, in cui spicca una deliziosa insalata belga. All’insegna della semplicità e della freschezza il carpaccio di gamberi rossi in riduzione di bisque fredda e misticanza. L’antipasto più interessante resta però il vitello tonnato, rivisitato in chiave molto originale e gustosa, con fette di girello di vitello, un lingotto  di tonno fresco (che si scioglie in bocca), acciughe, capperi e maionese al sedano. 

Tra i primi abbiamo provato il fusillone al pomodoro rinforzato (cotto in tre consistenze), un piatto che appare semplice ma non lo è affatto; assolutamente da provare  lo spaghettone verde (al prezzemolo) allo scoglio, ma a patto che non vi aspettiate il solito piatto di pasta con i frutti di mare. Abbiamo molto apprezzato anche gli gnocchetti di patata cotta sotto sale su crema di piselli e sfoglia di seppia. 

Un piatto di pesce e uno di carne per secondo: la buona crema di fave con polpo (cotto alla perfezione) aromatizzato alla cannella, e poi il Cappello di prete, un medaglione di vitello marinato al whisky con patate gratinate: anche in questo caso, la delicatezza della carne è stupefacente.

Prima dei dolci, degli strabilianti biscottini viennesi: burrosi, profumati, di una bontà assoluta. Chiusura in grande stile con la panna cotta (al basilico), la più buona che abbiamo mai assaggiato, e una millefoglie con cremoso alla nocciola che vi farà voglia di chiedere il bis. 

Che dire, nel ristorante aperto da Giovanni Epifani, Irene Giannotte e Pasquale Saponaro sembra funzionare tutto a meraviglia: è un bel posticino dove si mangia molto bene e si ha voglia di tornare. Le premesse per il successo ci sono tutte.

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