Sospiri pugliesi o Tette delle Monache: il goloso dolcetto dal nome particolare
Non è la prima volta che ci addentriamo alla scoperta dei dolci tipici della tradizione pugliese. Nei libri di ricette delle nostre nonne sono sicuramente custodite ricette di famiglia che si tramandano di generazione in generazione e tengono viva la tradizione culinaria della nostra terra.
Se i pasticciotti leccesi sono il tesoro culinario del Salento, c’è un altro dolcetto che spopola e conquista i palati dei pugliesi e dei turisti: i Sospiri pugliesi, detti anche Tette delle Monache.
I Sospiri pugliesi o le Tette delle Monache? Perché questo nome?
Secondo un’antica leggenda popolare, i sospiri pugliesi furono preparati per la prima volta dalle suore di clausura del convento di Bisceglie al fine di creare qualcosa di speciale per festeggiare le nozze tra il Conte di Conversano e Lucrezia Borgia. Ma in verità queste nozze non si celebrarono mai perché Lucrezia non si presentò alle nozze. Così, gli invitati sospirarono a lungo per la vana attesa della sposa e si consolarono con questi deliziosi dolcetti, che furono dunque denominati “sospiri”.
Un’altra leggenda afferma invece che questi dolcetti furono preparati per la prima volta da un innamorato che volle riprodurre il seno della sua amata.
Sono chiamati “sospiri” anche dei dolcetti tipici di Altamura, meglio noti come tette delle monache e così chiamati perché ricordano nella forma il seno femminile. Vengono chiamate anche sise o zizze delle monache, ma rispetto agli omonimi dolci abruzzesi differiscono per la forma sferica, anziché con tre protuberanze.
Anche se i motivi legati a questo nome insolito o alle origini di questi dolcetti possono essere diversi, questi dolci sospiri vengono preparati ancora oggi in occasione di speciali ricorrenze come le nozze, come simbolo di sensualità e di romanticismo.
Gli ingredienti e la ricetta tradizionale
I Sospiri sono dei dolcetti tipici pugliesi di pan di Spagna e farciti con crema e rivestiti di glassa. Possono essere farciti anche con crema diplomatica, crema al limone o con la tradizionale crema chantilly e rivestiti di zucchero a velo.
Su questi dolci esistono anche degli aneddoti curiosi, sembra infatti che gli ingredienti della ricetta originaria ci fosse anche il rosolio (un liquore di rose), oggi sostituito da alcune gocce di limone per dare freschezza al dolcetto. Per confermare questa ipotesi può essere utile l’etimologia della glassa, o giulebbe, che deriverebbe dall’arabo giulab (acqua di rose).
E voi avete già assaggiato questo delizioso dolcetto tipico della Puglia?
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