Personaggi

GAME CHANGERS – BEPI POVÌA

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Bepi Povìa cover

Interior Design e paesaggistica con l’Arch. Bepi Povìa.

Bepi Povia nonostante la sua vena esplicitamente creativa, si forma prima con studi classici. Studia poi a Firenze all’Istituto d’Arte, dove frequenta il corso di Industrial Design. Qui prende il premio Compasso d’Oro che regala alla sua scuola. A Firenze inizia ad esprimersi collaborando prima con lo studio grafico di Mario Lovergine e poi con il Centro Mozzi Design di Duccio Trassinelli che, di lì a poco, lascia per esplorare nuovi orizzonti. Approda a New York nel 1980 con la sua camera Nikon e inizia a collaborare con altri colleghi e performers. Qui conosce Andy Warhol e la Factory, collabora con artisti come Colette, Louis Frangella, Simone Forti, Marianne Amacher, John Cage, di cui ne documenta il lavoro. Dopo un’altra lunga esperienza londinese, ritorna in Italia, a Milano, dove apre il suo primo studio. Ora vive e lavora in Puglia. Suoi, tra gli altri, i paesaggi di Victor Village, Robinson Village, Zanzibar Village, Porto degli Argonauti, Argonauti Resort, Hotel Villa S. Martino, Tenuta Monacelle Resort, Il Santissimo Resort, Masseria Auraterrae.

Ultimo fatturato: 280.000 Euro – Dipendenti: 7

“Bisogna sempre essere consapevoli. Non solo di ciò che si sa fare ma soprattutto di ciò che non si è in grado di fare.”

A che ora inizia a lavorare?

Alle 7.

A che ora stacca?

Alle 20.

Meglio un master o l’esperienza sul campo?

Ambedue, non c’è teoria senza pratica e viceversa.

Con che stile dirige il suo studio professionale?

Come se fosse la mia famiglia, né più né meno.

Qual è il suo motto?

Hora et Labora.

Qual è la parola in cui più si identifica?

Consapevolezza… non solo di ciò che si sa fare, ma soprattutto di ciò che non si è in grado di fare.

In cosa pensa di essere stato innovativo?

Nei miei interventi ritengo di aver affermato la necessità un continuum formale, una sorta di continuità di stile nell’indoor e outdoor design.

bepi povìa design

Quando ha capito che il suo studio si stava affermando?

Probabilmente quando ho colmato la mia agenda con la revisione e controllo di un progetto diverso per ogni singolo giorno della settimana.

Ha letto libri di management? Quali consiglierebbe?

Anche quando conduci una piccola impresa, devi conoscere le regole fondamentali della gestione di impresa, ed in questo settore ce ne è sempre uno più innovativo dell’altro. Il mio consiglio è di leggere qualsiasi libro ed ogni articolo che possa servire al proprio progetto, senza ritenere di averne saputo abbastanza, perché ogni progetto ha una sua identità ed esigenza.

La chiave del suo successo?

Saper delegare.

Ha mai fallito un obiettivo (o chiuso un’azienda)? Cosa le ha insegnato il fallimento?

No, non ho mai fallito in qualcosa… piuttosto ho trasformato in tempo ciò che ritenevo non stesse funzionando bene.

Di chi si fida, a chi chiede consigli?

Mi fido soltanto del mio istinto, ma chiedo spesso consigli a coloro che mi stanno intorno.

Qual è la parte più difficile del suo lavoro?

La fase iniziale del progetto è sempre la più delicata: far comprendere ai miei clienti esattamente ciò che sto immaginando per loro ed ottenerne la loro piena fiducia.

Fa bene un suo collaboratore a non essere d’accordo con lei?

Certamente! La mia equipe, indipendentemente dal ruolo di ognuno di loro, è parte formale del progetto e pertanto ogni parere è sostanziale alla sua buona riuscita.

È impegnato nella comunità locale? Come?

Non direttamente… vivo in una piccola comunità dove però il mio lavoro, se fatto bene e disseminato correttamente, può essere stimolo ed esempio per la crescita culturale della stessa comunità.

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Ha mai diversificato gli investimenti puntando su altri set- tori economici?

Si l’ho fatto circa 15 anni fa, acquistando un’antica masseria off road, dove oggi si producono vini biologici, da vitigni autoctoni della Valle d’Itria.

Come usa il web e i social per far crescere la sua popolarità?

Uso molto poco i social, ma ne apprezzo l’importanza. Uso le pagine Instagram come vetrina cronologica dei miei lavori… più che altro per lasciare intendere il Bepi’s Style.

Com’è cambiato negli ultimi 10 anni il settore in cui opera? E secondo lei cosa potrebbe cambiare ancora?

Lavoro da più di 20 anni nella progettazione indirizzata allo sviluppo turistico del territorio, ma devo dire che il vero cambiamento lo abbiamo avuto negli ultimissimi anni, quando finalmente abbiamo concepito il “turismo di esperienza”, dove ogni luogo, anche se progettato, è modello di cultura attrattiva per il viaggiatore… ancor meglio se il sito rimane autentico, con attenzione al restauro conservativo. Potrebbe cambiare ancora in meglio se le autorità locali avessero un ruolo più collaborativo con coloro che vogliono fare impresa turistica.

In cosa vuole ancora migliorare?

Accrescere la mia competenza.

Qual è il suo sogno nel cassetto?

Un catamarano transoceanico.

I suoi figli porteranno avanti la sua attività?

Confido molto in loro, anche se ognuno di loro ha già un bellissimo percorso già intrapreso.

Ha mai investito in una startup creata da giovani imprenditori? Lo farebbe? A quali condizioni?

Non mi è mai capitato, ma lo farei sicuramente, a condizione di poter dare un valido contributo di competenza… non solo economico.

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Dia un consiglio a un giovane che intende svolgere la sua professione.

Passione… avere tanta passione.

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