Energie rinnovabili, fotovoltaico, eolico e digital energy con Giovanni Melpignano di Southenergy.
In un mondo in cui tutto è energia, Southenergy aiuta i suoi clienti a generarla, gestendo in prima persona – per conto di aziende, privati e investitori istituzionali – l’intera catena del valore connessa alla generazione e gestione di energia rinnovabile, e proponendo soluzioni chiavi in mano per la valorizzazione di tetti e terreni. Si occupa internamente di tutte le fasi, dall’origination & permitting di impianti rinnovabili utility scale, alla gestione e implementazione di progetti e impianti eolici, al fotovoltaico industriale e residenziale in termini di progettazione e realizzazione di impianti chiavi in mano, valorizzazione di impianti preesistenti mediate attività di repowering e revamping, e gestione a 360° di attività cruciali quali O&M, monitoraggio, due diligence tecnico amministrativa, asset management e digital energy.
Ultimo Fatturato: 4 Milioni – Dipendenti: 20
“Il bello deve ancora venire!”
A che ora inizia a lavorare?
Molto presto.
A che ora stacca?
Troppo tardi.
Meglio un master o l’esperienza sul campo?
Servono entrambi. Un giorno, a una lezione in Bocconi, un professore ci disse “non siamo mica qui a vendere gli shampoo”. Quella frase mi colpì molto e, oltre a rimanermi impressa, mi pose dinanzi al dubbio circa la sua stessa validità. Dopo un decennio, quando iniziai a fare l’imprenditore, compresi che la formazione senza esperienza sul campo non serviva a niente. E, viceversa, compresi che in assenza di un’adeguata formazione è certamente più difficile avere successo in un mondo tanto complesso quanto altalenante.
Con che stile dirige la sua azienda?
La mia ricetta manageriale di gestione dell’azienda include dei must have fondamentali. Innanzitutto la mia capacità di dare l’esempio, professionale ma al tempo stesso etico. Completano la ricetta una puntuale condivisione della mia vision aziendale e la capacità di valorizzare le risorse parte del team.
Qual è il suo motto?
“Il bello deve ancora venire”! Da sempre penso che il nostro settore sia paragonabile alle praterie americane degli inizi dell’800. Tutti possono produrre energia e possono gestire come farlo, in un mondo che finalmente rende reali soluzioni di accumulo, l’autoconsumo a distanza, le comunità energetiche rinnovabili, la mobilità elettrica, la digital energy e l’elettrificazione dei consumi stessi. Siamo in viaggio in una prateria di opportunità, nel posto giusto, nel momento giusto e con l’esperienza giusta.
Qual è la parola in cui più si identifica?
Passione.
In cosa pensa di essere stato innovativo?
Nel capire da subito che, se si parla di rinnovabili, l’attenzione deve essere orientata sull’energia più che sugli impianti. Quando ci confrontiamo con i nostri clienti cerchiamo di far capire loro quanto sia importante valutare il flusso dell’energia negli anni, più che il costo dell’impianto al tempo zero. L’attenzione, dunque, deve essere rivolta ai benefici per i clienti derivanti dal potersi affidare a un operatore strutturato e capace di fornire, manutenere e gestire le soluzioni offerte per i prossimi 20 anni di produzione degli impianti stessi.
Quando ha capito che la sua idea stava funzionando?
Quando le nostre soluzioni hanno iniziato a carpire l’attenzione di importanti clienti, imprenditori e investitori, sul tutto territorio nazionale.
Ha letto libri di management? Quali consiglierebbe?
Non mi piacciano molto i libri di management, preferisco di gran lunga analizzare i business case di successo di grandi aziende e sviscerare ogni aspetto. Mi diletto, invece, nella lettura di qualche libro di filosofia.
La chiave del suo successo?
La tenacia e la capacità di tenere barra a dritta durante le tempeste.
Ha mai fallito un obiettivo o chiuso un’azienda? Cosa le ha insegnato il fallimento?
Non ho mai vissuto questa esperienza. Penso però, negli anni passati, di non aver osato abbastanza, e questo per un imprenditore è una specie di fallimento.
Di chi si fida, a chi chiede consigli?
Ho piena fiducia in alcuni miei collaboratori e chiedo consigli ad alcuni miei soci o, altresì, a clienti importanti con i quali si è stabilito, nel tempo, un rapporto di amicizia.
Qual è la parte più difficile del suo lavoro?
Lo scouting di colleghi “affamati” desiderosi di “eccellere”. Purtroppo questo è un problema culturale che, temo, avrà gravi conseguenze sul Paese.
Quanto contano i mercati internazionali per la sua azienda?
Al momento non abbiamo un’organizzazione capace di sostenere l’estero. Tuttavia, i mercati internazionali rappresentano per Southenergy un obiettivo datato 2026.
Fa bene un suo dipendente a non essere d’accordo con lei?
Assolutamente sì! Credo fortemente che il confronto sia una delle più grandi fonti di arricchimento. E sono ben lieto di cambiare idea dinanzi a una convincente opinione di un collega che ha un parere diverso dal mio. L’importate è essere predisposti a una contaminazione e un confronto bidirezionale: chi non è aperto a un cambio di opinione difficilmente troverà riscontro nelle aziende di successo.
La sua azienda supporta la comunità locale? Come?
Si, ma in silenzio e senza alcuno show-off mediatico. Sono una persona molto discreta, credo fortemente che il bene non sia necessario raccontarlo, ma ritorna sempre con gli interessi.
Ha mai diversificato gli investimenti in altri settori?
Assolutamente no, e ammiro chi lo fa. Ma per far diventare grande una piccola azienda il focus sul proprio business è a dir poco fondamentale.
Come usa il web e i social per far crescere la sua azienda?
Per più di un decennio, volutamente, abbiamo lavorato con il passaparola. Nel 2022, quando ho ritenuto l’azienda pronta per un’importante crescita, ho avviato un lungo iter di selezione e assunto una fuoriclasse, Anastasia. Insieme stiamo costruendo la comunicazione aziendale, con un orientamento spiccatamente digitale e un forte push web & social.
Com’è cambiato, negli ultimi 10 anni, il settore in cui opera? E secondo lei cosa potrebbe cambiare ancora?
Il settore in cui operiamo negli ultimi anni ha vissuto fasi di forte instabilità. Semplificandone gli step, si è passati da un mercato colmo di incentivi forieri e scudo al tempo stesso di avventurieri di ogni sorta, alla successiva scomparsa di quasi tutti gli opera- tori specializzati. Per poi arrivare al periodo del 110%, scenario di ricomparsa di una serie di “zombie” riemersi ma nuovamente in rotta di (ri)sparizione. Quello che mi auguro è che, dal 2024, il mercato possa definitivamente archiviare un approccio mera- mente commerciale al settore, convergendo verso una visione in- dustriale dello stesso. Tale convergenza limiterà la platea ai soli operatori leader con una reale solida competenza, tra cui ovviamente Southenergy.
Cosa migliorerebbe della sua azienda?
Dopo 15 anni ci reputiamo ancora una startup in un settore che è molto cambiato in termini di numeri e di tecnologie. Anche per questo motivo, la lista delle migliorie è lunga. La più importante, però, è certamente la capacità di riuscire a fornire soluzioni “eccellenti” per i nostri clienti e partner.
Qual è il suo sogno nel cassetto?
Fare della mia azienda un operatore leader del panorama italiano.
I suoi figli porteranno avanti l’azienda?
Mio figlio ha 9 anni, la mia sola richiesta è che lui dedichi le sue energie allo studio. Indipendentemente da quello che sarà il suo percorso professionale, in azienda o altrove. Invece, mi piacerebbe che dall’interno, tra i miei collaboratori, emergesse una figura più brava di me che possa un giorno darmi il cambio.
Ha mai investito in una startup creata da giovani imprenditori? Lo farebbe? A quali condizioni?
Ho avuto il piacere di ricevere molte richieste di partecipazione, ma le persone coinvolte nei progetti non mi hanno pienamente convito. Altrimenti, a livello personale, l’avrei fatto con piacere. Nelle startup, la qualità delle persone ma, soprattutto, il commitment degli stessi è più importante di una buona idea.
Dia un consiglio a un giovane che decide di avviare una sua azienda
Quello che consiglierei a un giovane che decide di avviare una sua azienda è di farlo solo ed esclusivamente se l’idea genera in lui un coinvolgimento a 360°, e se pronto a dare tutto se stesso per raggiungere i risultati. Con umiltà, testa bassa e voglia di pedalare. E, per chiudere il cerchio, con la volontà di non disperdere energie in altri lavori complementari.
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