L'estate "dentro"

Ragione e torto sono due grandi bugiardi.

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Hanno poco a che fare con la verità. Basta osservare come si comportano. Compaiono sempre nella medesima occasione. Si presentano elegantemente per sostenere se stessi. Si vestono volentieri di giustizia e di ogni virtù, ma solo per validare la propria dittatura. E quando questa non viene accettata, allora, in nome della verità, si spogliano di ogni bontà, diventando violenti, aggressivi, e mostrando un volto diverso. O forse il loro vero volto.

 

La verità invece è mite. E non troppo loquace. Perché amorevole. Sa bene che prima di se stessa è necessario porre l’altro. Per questo rimane discreta. E così insegna che non è importante mostrarsi. Anzi, per aiutare l’altro a crescere, è spesso necessario velare il proprio splendore. Tacere.

 

Nel suo silenzio rimane, però, fiduciosa. Consapevole che la vera crescita non può che avvenire quando ciascuno si desta dal proprio interno. Accorgendosi di lei. Senza forzature. In piena libertà. Perché riesce a vederla solo chi veramente la desidera.

 

E così nasce il paradosso. Tra chi urla per avere ragione – o protestare torti – e chi tace attendendo una libertà che si desti per ascoltare. Parole e silenzi si sfidano utilizzando stili diversi: le prime gridano per dimostrare, il secondo tace per svelare. Perciò, anche quando ragione e torto soverchiano prepotentemente la verità, essa è da loro affermata. Realizzando per ciò stesso – come dice un antico autore cristiano – il paradosso: la verità «è sorta insieme all’odio per essa» (Tertulliano, Apologetico 7,3).

 

Insomma, la verità non ha torto. Ma neanche ragione. Semplicemente rimane se stessa. E attende orecchie e sguardi desti. Distanti da ragioni e torti personali. E rivolti oltre se stessi. Oltre le illusioni di essere «di più».

Emmanuel Albano

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