L'estate "dentro"

La fiducia nelle parole

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La moltiplicazione senza limite di ogni forma di parola e linguaggio sembra produrre oggi un diffuso senso di sfiducia nella capacità della parola e del dialogo. L’atto del vero parlare – il dialogo appunto – si è confuso con i talk show, gli spettacoli delle parole luccicanti. Che però lasciano vuoto e desolazione. E quindi sfiducia nello strumento del linguaggio.

 

Eppure il linguaggio continua a portare con sé uno tra i più potenti strumenti di conferimento di senso alla realtà. Esso dona forza, distribuisce consolazione, permette lo scarico delle pesantezze interiori e la carica di energia interiore. Il linguaggio è capace di cambiare l’altro e la sua condizione. «Se ti parlo, perciò stesso ti cambio; e così è di me, quando sei tu a parlarmi. Non si esce mai indenni da un dialogo» diceva Sergio Zavoli.

 

E allora forse la questione oggi andrebbe formulata in modo diverso. Meno generalizzante. Essa non investe la sfiducia nel linguaggio in quanto tal, ma nei produttori di linguaggio. Laddove quest’ultimo è diventato strumento di capzioso seduzione “commerciale” dei popoli.

 

Per questo oggi la questione andrebbe spostata dal linguaggio ai suoi loquaci generatori. Oggi la questione riguarda i testimoni.

 

Così, non disdegnare di dire una parola vera all’altro. Mai smetti di cercare il dialogo anche quando sembra che le tue parole non servano a nulla. Mai perdi la fiducia nell’effetto di una frase. Se la parola è vera, se parte dalla tua esperienza di vita, se quella parola ha a che fare con la tua anima, allora quella parola porterà il suo effetto. Non misurarla dalle reazioni dell’altro. Fa’ che sia come un seme. E attendi che faccia frutto. Mai smettendo di rimanere in dialogo. Cioè in ascolto.

 

Perché la parola più vera è quella che parte dalla relazione.

Emmanuel Albano

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