L'estate "dentro"

L’incontro

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Ogni incontro è come un innesto. Un’unione nella quale la parte innestata e quella ospitante devono accettare di cambiare radicalmente. Il nuovo ramo, dal quale si potrà trarre un albero diverso dai rami che lo creano, sarà l’espressione di una comunicazione che modifica entrambe le parti. Irreversibilmente.

 

Così non esiste vero incontro se non a partire dall’accettazione di questa irreversibilità. Dall’accettazione di non riconoscersi esattamente come si era prima dell’incontro. Non per niente la Bibbia utilizza l’immagine dell’intimità sessuale per esprimere la conoscenza interpersonale e il frutto che da essa deriva. Non ci sorprende che la genetica oggi ci spieghi che la riproduzione sessuata origina una progenie con una combinazione peculiare di geni e può produrre grandi variazioni nella prole.

 

Perciò perché avvenga l’incontro non è sufficiente la compresenza di due – o più – persone. Neanche la ripetitività rispetto a tale compresenza è utile. L’abitudine di per sé non è conoscenza. Anzi spesso può allontanare il vero incontro, con l’illusione di star conoscendo. O peggio ancora di già conoscere.

 

Adesso riflettiamo: quanta gente abbiamo incontrato veramente oggi? Chissà, magari per rispondere a questa domanda basterebbe chiedersi quanto, uscendo dalla propria casa, abbiamo avuto desiderio di crescere. Di cambiare. Di progredire. O quanto viviamo l’«uscire» e l’«incontrare» solo come occasioni da cui proteggere quell’intimità che custodiamo nelle mura della propria casa. O magari neanche lì… solo nelle mura interiori.

 

Magari la «sterilità» comincia proprio da lì. Dalla «noluntas» di cambiare, di crescere. Magari frutto della «paura» della irreversibilità. Ma che diventa a tutti gli effetti… paura di vivere.

Emmanuel Albano

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