Passioni

Il cuore sacro della città di Barletta

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Via Pistergola a Barletta

Il 30 giugno, a Barletta in via Pistergola, un rito che si rinnova ogni anno: scopriamo il cuore sacro della città di Barletta

Entrare in via Pistergola, nel quartiere San Giacomo, tra i più antichi di Barletta, fondato dai cannesi sfuggiti alla furia di Roberto il Guiscardo
che distrusse Canne nel 1083, è come entrare in un mondo senza tempo, in cui si avverte una evidente sensazione di immutabilità che coinvolge le persone e le cose, non per un atteggiamento di chiusura, ma per la presenza di vecchi nuclei familiari, punto di riferimento, ancora oggi, di figli e nipoti, e per il fatto che ci troviamo in una delle zone contadine della città, in genere meno sensibili al fascino del consumismo e dell’effimero. Se pare poi dissolta l’eco delle voci degli antichi cannesi, è ancora viva, invece, la fede nella potenza della preghiera contro le avversità, dall’epoca in cui, nelle città portuali, dalle navi sbarcava, insieme alle merci, anche la peste.

Via Pistergola a Barletta

Secondo le cronache del tempo, infatti, proprio in via Pistergola, durante un’epidemia, fu sconfitto il morbo con l’esposizione della Santa Eucaristia, e a ricordarlo sono tuttora non solo il toponimo che rievoca la parola “peste”, ma anche il perpetuarsi di quell’antico rito ogni 30 di giugno, il culmine di un intero mese di preghiere dedicate al Sacro Cuore di Gesù che si svolgono nella chiesa di San Giacomo Maggiore, anch’essa costruita dai cannesi verso
la fine dell’XI secolo e da cui si dipana la processione.

Via Pistergola a Barletta

Il rito non è altro che la manifestazione visiva della preghiera e della fede degli abitanti del borgo, ed è preghiera l’addobbo dei balconi con preziose coperte
di seta e l’allestimento, lungo la strada, di tre curatissimi altari con lenzuola o tovaglie ricche di ricami, tirate fuori dai bauli dei corredi nuziali di una volta, per incorniciare l’immagine del Sacro Cuore, insieme ad eleganti bouquet di fiori freschi. Il momento più portante rimane, però, l ’Adorazione Eucaristica, ripetuta su ogni altare con intenzioni diverse, in un’atmosfera di massimo
raccoglimento, per implorare l’aiuto divino e, se in passato il miracolo si è manifestato in maniera eclatante nel debellare l’epidemia, oggi lo si può avvertire, più discretamente, quando ci si lascia trasportare da quest’onda di spiritualità, e ci si dimentica, almeno per un po’, di quella frenesia dell’ostentazione e di quella falsità che regna al di fuori di questo piccolo mondo. Sottolineare la preziosità di queste realtà non è una capricciosa nostalgia del passato, ma è sentire l’esigenza di recuperare uno stile di vita più autentico, spogliato di tanti inutili obblighi formali e di malsane abitudini alla prevaricazione. Non si tratta nemmeno della scoperta ingenua di un mondo
ideale, piuttosto di ritrovare un aspetto del vivere non intossicato dai modelli distorti che una società esasperatamente capitalista e consumista ci propone. È l’aspirazione ad una dimensione più umana che un tempo forse era la normalità e che oggi, invece, rappresenta una condizione da recuperare
con tanti sforzi, resistendo al canto delle nuove sirene di Ulisse.

Testo e Fotografie di Carmela Maria Palmieri

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