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Il vino pugliese, i mercati, il futuro: parlano due export manager

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vino pugliese

Il settore del vino è uno dei più importanti segmenti di mercato per l’economia pugliese. Dove sta andando, come si sta muovendo?

In occasione dell’ultimo Vinitaly lo abbiamo chiesto ai due export manager delle cantine Produttori di Manduria, Giovanni Dimitri, e delle Cantine Due Palme, Adriano Sicuro.

Come è andato il 2022 e che previsioni ci sono per il 2023?

GD: «Dopo due anni di restrizioni ed ostacoli legati alla pandemia, con
ottimismo e fiducia ci si aspettava un 2022 di grande rilancio, nel quale poter dare struttura e solidità a quella ripresa registrata già a partire dall’estate 2021 e che ci ha accompagnati fino al Natale dello stesso anno. Al contrario, il 2022 è stato un anno complesso, faticoso, soprattutto imprevedibile nelle sue dinamiche di sviluppo, specialmente sui mercati europei. Forti tensioni internazionali, prezzi di luce e gas alle stelle, inflazione in zona Euro a doppia cifra, come non si vedeva dai tempi della “Milano da bere”, hanno inciso pesantemente sulle dinamiche di acquisto, consumo e fruizione dei servizi da parte dei consumatori. Il comparto maggiormente sotto pressione è stato indubbiamente quello della Gdo, che per quanto ci riguarda è relativamente marginale, rappresentando solo il 9% del nostro volume d’affari. Al contrario, sul canale HoReCa, nostro core business, nonostante tutto continua la crescita, che si è assestata su un rassicurante +10% sul 2021, chiusosi a sua volta con una crescita superiore al 40% rispetto al 2020».

AS: «In generale possiamo dire che il 2022 per il settore vinicolo si sia aperto molto bene rispetto a un 2020/21 dove la ruota sembrava aver girato un po’ per forza di inerzia, pertanto non lo consideriamo un benchmark, ma il conflitto in Ucraina, ha contribuito a destabilizzare nuovamente il consumatore, buttando in un contesto di instabilità tutto quell’entusiasmo che aveva contraddistinto l’inizio dell’anno, determinando uno scenario inflattivo anche legato ai maggiori costi energetici e delle materie prime in generale. Il mercato estero 2022 di Cantine Due Palme si è aperto sotto i migliori auspici. È partito con un balzo incredibile. I consumatori avevano voglia di convivialità, di uscire, di riprendersi. È stato fondamentale esaminare lo scenario interno dei singoli mercati permettendoci di evidenziarne irregolarità e incongruenze. Situazioni di stallo ma anche realtà dinamiche e positive che, con il nostro intervento e con l’elaborazione di adeguate quant  repentine strategie in linea con le esigenze dei consumatori, hanno rafforzato la fiducia della clientela esistente. Oltre a permetterci di acquisire nuova clientela nei diversi mercati. In questo, devo dire, sia stata, paradossalmente, “formativa” la pandemia, in quanto, le allora, condizioni socio-economiche abbastanza mutevoli, richiedevano di volta in volta un altrettanto adeguamento strategico, costituendo così, per noi export manager, un’ottima palestra, per la tanto desiderata, futura stabilità. Data l’esperienza degli anni precedenti, direi che il 2023 è un anno pieno di incognite per i motivi che tutti sappiamo, in primis il conflitto in Ucraina. Lo senario è particolarmente complesso, mutevole e in continua evoluzione. In Cantine Due Palme, forti dei risultati positivi avuti nel corso del 2022, dedicheremo particolare attenzione alla diversificazione dei mercati e ai paesi emergenti. Sono anche convinto però che, parallelamente, andrebbero prese iniziative a livello comunitario. Iniziative mirate al raggiungimento di accordi di libero scambio con Paesi Extra Ue».

giovanni dimitri

Quali sono i mercati più interessanti?

GD: «Dal punto di vista strategico, quello degli Stati Uniti rappresenta sicuramente il mercato più importante al mondo. Non solo per dimensione e potenziale, bensì per prestigio e brand awareness internazionale. Al contempo tuttavia parliamo di uno dei mercati più saturi e competitivi che esistano. Conquistare un rigo su una carta vini di un ristorante a Manhattan o una nicchia sullo scaffale di un wineshop a Chicago significa dover scalzare un più o meno diretto competitor, magari già presente da anni sul mercato. Oltretutto i vini pugliesi, Primitivo in testa, pagano ancora oggi, seppur in misura molto minore rispetto ad un decennio fa, l’immagine di prodotti esclusivamente banali e a buon mercato. Investimenti costanti sul mercato, singoli successi di tenaci pionieri, endorsement pubblici da parte dei principali opinion leader di settore, ci stanno aiutando ormai ad uscire da quell’immagine negativa e riduttiva, permettendoci finalmente di accedere a quella partita che Toscana, Piemonte e Veneto giocano da decenni».

AS: «Credo che i mercati di riferimento per il nostro vino continuino ad essere soprattutto Germania, Regno Unito e Stati Uniti».

E quelli che hanno maggiori potenzialità di sviluppo?

GD: «Per quanto il mondo sia vasto e le possibilità di business pressoché infinite, specialmente in un settore come il nostro che offre beni voluttuari a nicchie di mercato medio-alto spendenti, il blocco asiatico offre indubbiamente una vasta area di mercati ad alto potenziale di sviluppo, soprattutto nel breve-medio termine. Barriere linguistico/culturali; dazi spesso esagerati; lacci e laccioli doganali; climi a volte estremi e proibitivi; cucine particolarmente speziate e piccanti ai limiti dell’illegalità, non impediscono ai nostri vini di accedere ed essere sempre più conosciuti e particolarmente prezzati, specialmente grazie ai profili gusto-olfattivi
tipicamente fruttati ed ai tannini generalmente morbidi, soprattutto se confrontati ai classici vini del nord Italia o della Francia. Solo per citare i più interessanti: Vietnam, Cambogia, Corea del Sud, Tailandia, Indonesia, per non parlare di Cina e del più maturo Giappone, rappresentano indubbiamente una grande occasione di business per le cantine pugliesi, sempreché ci si muova con le idee chiare, boni partner locali ed adeguati programmi di investimento a supporto degli obbiettivi».

AS: «Ritengo che il mercato Asiatico abbia un potenziale di crescita tra i più alti del mondo e rappresenti una valida valvola di sfogo a un mercato occidentale, per alcuni tratti, inflazionato e stanco. Quello cinese in particolare, è un mercato emergente, importante per il potenziale della  nostra azienda sia dal punto di vista numerico che della marginalità. Sono altresì convinto che la Cina e l’Asia in generale, nel loro complesso, necessitino ancora di tempo prima di sviluppare seriamente la loro potenzialità. Un punto di forza di questi mercati è che tra le giovani generazioni è sempre più forte l’interesse per la cultura occidentale e a ciò da cui essa è rappresentata. Il
vino, nella fattispecie, rappresenta uno status simbol. Un punto di debolezza invece è che in Cina, in particolare, andrebbero realizzate azioni di sistema poiché è carente (a differenza del Giappone) la ristorazione italiana, mancando così i punti calamitanti del vino italiano».

Adriano Sicuro

Adriano Sicuro

Quali sono i trend di mercato? Che prodotti vengono richiesti?

GD: «Sono svariati i fattori che influenzano le dinamiche di mercato, tanto dal lato dell’offerta quanto della domanda. Fra i tanti, uno che personalmente ritengo particolarmente “potente”, nella sua capacità di interazione ed orientamento dei trend attuali, è rappresentato dall’età dei fruitori del nettare di bacco. Oggi a strisciare la carta dopo l’acquisto di una bottiglia di vino sono sempre più i famigerati “millenials”, studiati, analizzati, vivisezionati dalle società di marketing di tutto il mondo per anni. L’approccio ai brand da parte dei consumatori più giovani è profondamente differente da quello dei più agée “X generation” o, peggio ancora, “Boomers”: minori sovrastrutture, scarso attaccamento ai brand (tanto privati quanto territoriali), apertura positiva a esperienze sempre nuove e stimolanti. In estrema sintesi, una grande occasione per i vini pugliesi, in passato troppo spesso confinati in recinti dai quali era molto difficile uscire. Anche in questo caso però attenzione, giovani si, ma non stupidi: una buona comunicazione deve essere supportata da una necessaria e adeguata qualità dei prodotti, per un’offerta complessiva interessante, accattivante, appagante. In una parola: sexy! Come riuscirci? Ancora una volta idee chiare, professionalità e budget adeguati».

AS: «Cantine Due Palme, con le sue acquisizioni, è parte di un mosaico di cinque altre Cantine sul territorio pugliese, perché l’obiettivo del fondatore Angelo Maci è sempre stato quello di far crescere la Puglia enologica. Crescita che va di pari passo con la crescita turistica tramite l’acquisizione di Villa Neviera. Con le ulteriori cinque cantine abbiamo un’offerta e una presenza tale, sui mercati internazionali, da essere non solo competitivi ma anche di individuare e interpretare i trend globali, grazie anche ai frequenti trasferimenti nei mercati in questione. Abbiamo potuto constatare che attualmente esiste un ventaglio di richieste abbastanza ampio: da una parte vini fruttati, di pronta beva e basso tenore alcolico, dall’altra, grazie agli acquisti on line imposti dal “periodo pandemia” c’è stata una sorta di premiumizzazione del vino; il consumatore si è diretto verso etichette sempre più importanti con il duplice vantaggio, sia per il consumatore che si evolve e migliora, sia per le imprese a tutela della sacrosanta marginalità».

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