Nel mondo di Tonga con Valentina Potere

Tonga: Valentina Potere ha aperto il suo show room in viale Papa Giovanni XXIII. Uno spazio piccolo, ma pienissimo di belle cose: abiti, scarpe, accessori…

I sogni si realizzano, piccoli o grandi che siano. Basta crederci. E lavorare affinché accada. Valentina Potere, 35 anni, lo ha fatto. Dopo aver trascorso 12 anni alle dipendenze di un noto brand del settore dell’ottica, ha deciso di seguire la sua vera passione, la moda. E il 30 settembre, con tanta paura ma anche grandi speranze, ha aperto il suo primo negozio, in una delle zone più commerciali di Bari, in via Papa Giovanni XXIII.

«È una bella zona, frequentata da una buona clientela, e quando ho trovato questo locale ho capito che era giunta l’ora di buttarmi». Il suo coraggio è stato premiato: Tonga è partito a bomba, attirando donne baresi esigenti e alla ricerca di qualcosa di unico da indossare. Non solo abiti, però, perché Valentina ha deciso di puntare sul total loook: «Una volta che la cliente ha scelto cosa indossare, le propongo la scarpa giusta, una borsa, un gioiello. Voglio che la persona esca da qui completamente soddisfatta».

Ad apprezzare questa sua linea c’è anche molta clientela giovane. «Ho selezionato i brand seguendo i miei gusti. Circus Hotel, Je suis vintage (jeans Levi’s rivisitati), Urink, Lagoa ed altri per l’abbigliamento, PD Paola per i gioielli, La Carrie per le borse. L’unico problema è che il negozio è piccolo e non ho posto per tutto quello che vorrei proporre, ma la speranza è quella di ampliare gli spazi».

Il nome Tonga deriva dal Regno di Tonga, arcipelago composto da 169 isole polinesiane, soltanto 37 delle quali sono abitate: «Sono chiamate “le isole degli amici”, perché gli abitanti sono molto gentili, cordiali, sempre sorridenti. Non ci sono stata ma ci vorrei andare. Mi hanno colpito il nome e la storia di questo luogo, e allora ho pensato che facessero al caso mio, che era proprio ciò che il mio negozio diventasse, un luogo per stare insieme. E poi mio figlio si chiama Tommaso, quindi le prime due lettere mi sono suonate
famigliari».