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Thomas Marulli – Ritorno al futuro

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Thomas Marulli

Dopo 10 anni trascorsi a Milano, il designer freelance brindisino Thomas Marulli è tornato in Puglia e ora lavora per Fay: «Il cambiamento è linfa»

È un sottinteso fil rouge, quello che emerge da linee anche diverse fra loro: dalla predilezione per i tessuti spessi come le lane cardate, alla costruzione dei capi spalla, al disturbante sottile stampo militaristico, quasi da uniforme, che pervade ogni creazione.

Thomas Marulli, @thomaspace, brindisino, classe 92’ è un designer freelance. Lui riesce a innestare il suo mondo, il suo gusto, che scorre mediaticamente sul suo feed Instagram che funge anche da portfolio, e la sua visione di mascolinità, in altri brand e a far convivere le due anime. Un lavoro difficile e complesso che porta avanti solo in compagnia della sua partita Iva e che ha deciso di intraprendere nel periodo di pandemia, ispirato, dopo dieci lunghi anni trascorsi a Milano dove ha compiuto gli studi e mosso i primi passi da Tod’s con Andrea Incontri, proprio dalla sua Puglia. Sottolinea che bisogna sempre perdere per ritrovarsi, Lui ha lasciato Milano e si è perso nelle campagne e sulle spiagge pugliesi al tramonto, alla ricerca di se stesso. Si è ritrovato ricordando di quando osservava, rapito dai suoi vestiti, la madre che si specchiava. Si è ritrovato, ricordando l’aria respirata alle superiori al Tecnico Aereonautico, che ha poi influenzato la sua cifra stilistica. Ha ricominciato da Hevo a Martina Franca dove ha raccontato la Puglia a modo suo. Ora è da Fay. Domani chissà. La libertà è cara ma per lui è essenziale. Su queste pagine appartiene a lui stesso il ruolo di primo narratore: dalle sue creazioni, al suo lavoro fino a, forse, un po’ di se stesso.

Thomas Marulli

La Puglia ha ispirato Thomas Marulli. La Puglia gli appartiene. Ma com’è il vostro rapporto? A bruciapelo dei pregi e difetti.

Quello che mi rende ancora affascinato di questa terra è il fatto di poter scorgere bellezza dappertutto ed è un aspetto salvifico. Sappiamo bene, nonostante le flotte di turisti, quanto sia ancora indietro e radicata alle tradizioni ma è li la sua parte interessante. Non ci si deve mai dimenticare da dove si proviene anche se ci si rende conto, un giorno, di non appartenergli del tutto. Lo stato fisico di un individuo non è fondamentale quando puoi sognare, immaginare e viaggiare con la mente. bisogna trovare il giusto balance, creare la propria realtà o interpretarla. Inizio la giornata davanti allo specchio chiedendomi: “E oggi chi sono?” Scelgo di interpretare ogni giorno una parte della mia personalità attraverso “la vestizione” come se fosse un rito. Così riesco a star bene ovunque.

Thomas Marulli

Stilisti, designer, direttori creativi. Quant’è cambiata la professione nel corso del tempo e com’è essere un designer freelance pugliese a partita Iva nel 2023, creativamente e finanziariamente?

Collaborare con aziende italiane come designer freelance non è semplice come farlo all’estero. I soldi sono molto importanti e, per come la vedo io, sono, oggi, l’unico vero mezzo per raggiungere la libertà. Sono freelance in Italia ma anche all’estero, specialmente nei paesi del nord est europeo. Trovo che li abbiano un approccio al lavoro meraviglioso e tanta voglia di ricominciare e di andare oltre. Nell’ambito creativo ho imparato ad accendere e spegnere l’interruttore “creatività” perché ci sono consegne e tempistiche da rispettare e spesso i budget sono ristretti. L’ispirazione viene quando preferisce, non va a comando. Porto sempre con me un “notebook” o anche digitale, dove cerco di coglierla e appuntarla.

Thomas Marulli

Come fa a far dialogare l’anima del brand per cui lavora con la sua ben definita cifra stilistica personale?

Più che un dialogo instauro un nuovo punto di vista. Mi viene richiesta una nuova visione rispetto al brand: da come si potrebbe migliorarlo a come renderlo più vendibile. Da come trasformarlo per canalizzarlo verso un target diverso ad avvalorarlo rimarcando l’heritage. Ovviamente ho i miei modi per lasciare la mia firma sui lavori. Veri e propri segni distintivi di cui non svelerò la modalità di applicazione.

Thomas Marulli

“La cosa che più aborro è la responsabilità’’, diceva il Kaiser della moda, Karl Lagerfeld, ironizzando sul perché non avesse mai voluto possedere un brand: “Già ho problemi a prendermi cura di me stesso”. Lei ha gli stessi problemi oppure valuta la possibilità?

La bravura di un designer freelance sta nell’indossare la maschera dai mille volti e scegliere quella giusta per il brand con cui si lavora. Rendere felice il cliente e far crescere l’asticella delle vendite. Ascoltare le esigenze del marchio, non snaturarlo facendo si che l’idea dei bilanci prenda il sopravvento sul racconto e sull’estetica. Per essere libero di creare quello che vuoi ovviamente devi avere un tuo brand anche se comporta un dispendio enorme di fondi soprattutto se non si è studiato inizialmente il target o la nicchia di riferimento.

Thomas Marulli

L’Italia è il paese delle giovani promesse che hanno quarant’anni. Cosa pensa a riguardo delle nuove generazione della moda e cosa direbbe ai suoi colleghi nell’ombra degli uffici creativi?

Un po’ li invidio. Non si devono preoccupare di attuare strategie comunicative
e di pierraggio massicce per cercare nuovi clienti o creare fidelizzazione. È una questione di scelte. Ci sono storie d’amore con il giovane designer che decide di abbracciare le policy di un ufficio stile e restarci per anni. La mia è quella di entrare in diverse realtà e lo sarà ancora per qualche anno, perché per me il cambiamento è linfa. Non voglio reprimere la mia creatività e diventare un “funzionario’’ per un solo brand.

Thomas Marulli

Testo di Luca Caputo

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