Non amava la campagna, ma oggi la danese Pernille Lembcke vive in Puglia, cura il suo orto biologico e ama la natura. È la proprietaria di Masseria Schiuma (Monopoli) e Palazzo Penelope (Polignano). E ha cose molto interessanti da dire sul turismo e sui pugliesi…
Pernille Lembcke, viaggiatrice di passione e danese di origine, è sempre stata affascinata dalla Puglia. Fermarsi nella campagna fasanese però, non rientrava nel suo sogno. La “Fomo” (fear of missing out, paura di perdersi qualcosa) fu la sua preoccupazione principale. Dopo il Covid e con i 4 figli oramai fuori casa, apprezza molto quello che le regala la vita nella natura. E i clienti della sua Masseria Schiuma (vicino Monopoli) e Palazzo Penelope (a Polignano), gente che arriva dall’estero tra cui tanti danesi, impazziscono per il suo giardino biologico, il cibo fatto rigorosamente in casa, le tradizioni pugliesi realizzate e vissute. Insieme al marito Lars ha cominciato a fare consulenze per amici e clienti stranieri che vogliono comprare e restaurare casa in Puglia e realizzare il loro sogno di felicità.
Da quanto tempo vivi qui?
È una vita che veniamo in Puglia. Negli anni 80 siamo venuti per il lavoro di mio marito. La sua famiglia faceva import di frutta e verdure da tutto il mondo per la Scandinavia e lui fu mandato in Puglia per trovare bravi produttori. Dopo un corso d’italiano a Pisa siamo venuti giù. Abbiamo girato molto tutta l’Italia ma la Puglia è dove ci sentiamo a casa.
Cosa ti ha affascinato?
In Puglia trovi una qualità di vita straordinaria. Non si tratta solamente del cibo buono e fresco, il clima piacevole o il fatto che è abbastanza tranquilla e ci si sente sicuri. La cultura pugliese mi ha ispirato tantissimo! Quando siamo partiti da Copenaghen stavo studiando Etnologia, forse per quello mi sono interessata un po’ di più e ho trovato tanti stimoli. Ho percepito sin dall’inizio che le persone (specialmente quelle in campagna) sono molto umili e nella loro semplicità molto orgogliose. Quando uno è profondamente orgoglioso significa che ha una autostima senza filtro, quindi fa vedere solo quello che veramente ha valore per lui. Il cibo buono, le stagioni, la nonna, l’ospitalità, la curiosità per altre culture, per quelli che arrivano da fuori. La Puglia mi ha insegnato a diventare una persona ancora più autentica di una volta.
Questa terra ha mantenuto ciò che aveva promesso?
Non so se mi ha promesso altro rispetto a quello che è. Sapevo benissimo che la Puglia è fatta di brutto e bello, di cattivo e di buono. Può essere uno scoglio con una sedia di plastica sopra. Un palazzo d’epoca bellissimo, con accanto una casa degli anni 70, rovinata e brutta. Ci siamo trasferiti qui con la consapevolezza di tutto questo.
Hai degli amici, una famiglia qui?
Abbiamo 3 figli maschi ormai adulti che sono già autonomi. Anche per loro
la Puglia è importante, ci hanno passato anni della loro vita ma fino ad ora hanno preferito vivere a Copenaghen. Il nostro figlio più giovane, Hannibal, ha fatto un anno di scuola a Polignano a Mare nel 2011. Era il primo tentativo di trasferirci per sempre. Avevamo detto che lui doveva seguirci anche se non ne aveva voglia. Dopo un anno aveva imparato la lingua e aveva un paio di amici stretti, ma ha preferito tornare in Danimarca. Io sarei rimasta, mio marito pure. Quindi tre anni fa è partito per Londra per studiare, ma noi abbiamo deciso di trasferirci qui almeno per una gran parte dell’anno. Abbiamo tanti conoscenti, persone di fiducia con cui collaboriamo e anche amici più stretti con cui passiamo la domenica. Certo che i nostri nipotini ci mancano da morire a volte. Meno male che in masseria abbiamo posto per tutti, quindi vengono a trovarci almeno un paio di volte all’anno e rimangono anche più tempo. Hannibal ha iniziato a lavorare vendendo olio di oliva e altri prodotti pugliesi ai ristoranti di Copenaghen. Ed è bello, perché così ci vediamo più spesso.
Che pensi della mentalità pugliese?
Le persone con cui lavoriamo per l’ospitalità delle nostre strutture sono fantastiche. Specialmente Enza che è il capo dell’accoglienza. Senza di lei non potremmo fare quello che facciamo! La amo veramente per la sua passione. È una pugliese Doc e insieme ad Anna costituisce un team fortissimo. Quanto ai pugliesi, a volte li trovo un po’ infantili. Da un lato è bello che siano un po’ come bambini, perché sono allegri e giocosi. Ma quando si emozionano troppo per una cavolata oppure si mettono sulla difensiva mi fanno impazzire!
C’è qualcosa nella mentalità pugliese che non corrisponde alla tua?
Io sono molto diretta. Dico le cose come le penso e qualche volta questo atteggiamento mi mette in difficoltà. C’è una gerarchia molto rigida sui cantieri ad esempio. Io mi metto a discutere con l’architetto o gli artigiani senza problemi, anche se non sono un tecnico e sono una donna, sono cresciuta così! Ma percepisco che la prendono un po’ male, specialmente quando ho ragione.
Quali sono le carte vincenti della Puglia per te?
Sono un po’ preoccupata per il turismo monoculturale. Si vedono sempre le stesse cartoline, niente di nuovo, niente di curioso. Secondo me la Puglia ha una faccia ancora abbastanza autentica, i pugliesi hanno un sano rapporto con la terra per esempio. Dare troppo valore a quello che vogliono i turisti è pericoloso, perché è come un senso unico. A me interessano i turisti che arrivano e visitano con un vero e autentico interesse per la cultura e la complessità della Puglia. Meno quelli che cercano solamente un souvenir e un esperienza finta. Comunque sono molto contenta di conoscere e poter seguire i giovani che creano immagini più complesse della Puglia come @the rainbow_is_underestimated o @studiocromie, che hanno creato un centro per l’arte a Grottaglie, sono indipendenti da tutto e tutti e inspirano artisti da tutto il mondo. Oppure @lamiasantolina, che crea progetti di giardini naturali di biodiversità. Oppure i ragazzi che fanno vini naturalio il ristorante Mezzapagnotta che usa soltanto prodotti locali in stagione o selvaggi. Penso anche alle masserie che fanno agriturismo didattico (come Masseria Monte) o alle masserie trasformate in alberghi ma con molta sensibilità per la storia delle strutture. Tutti questi progetti li scopri soltanto se vivi qui. Magari in Puglia resisteremo al pericolo di sviluppare un turismo finto e fatto soltanto per i consumatori di passaggio veloce.
La Puglia ti ha ispirato a iniziare una nuova vita?
Si certamente. Poter vivere per le cose che ti interessano, che danno qualità e
significato alla tua vita non ha prezzo. Il rapporto con la natura, il rapporto con i vicini e con quelli che passano per godersi la vita sono i momenti per me più importanti. Rendono la mia vita gioiosa ogni giorno. Eppure una volta ero un preoccupata di vivere in campagna, di sentirmi isolata. Soffrivo della “fear of missing out”. Non so se è per la mia età o perché abbiamo vissuto il Covid, ma le cose sono cambiate. Adesso ho l’impressione che la città viene in Puglia per dimenticare lo stress. E che siamo noi “contadini” a portare avanti la cultura.
Pensi mai alla possibilità di rientrare nel tuo paese?
Sono una persona aperta. Non si sa mai cosa può succedere nella vita. Ma in questo momento sono felice qui.
Testo e foto di Katja Brinkman
Comments