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Pantaleo Corvino: storia di un amore che non può finire mai

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pantaleo corvino

Vernole, 20 settembre, 1987. La carriera del cacciatore di talenti dai piedi buoni Pantaleo Corvino parte proprio da qui. Da una domenica come altre…

Vernole, 20 settembre 1987 ore 12.30. Piazza Vittorio è sempre la stessa, calda il giusto nonostante sia arrivato da poco l’autunno, sole che si riflette sui palazzi antichi e per questo si fatica a non avere la mano davanti agli occhi per
ripararsi dalla luce. Eppure, i signori del paese sono sempre li, con l’immancabile giacca e cravatta ma soprattutto con l’immancabile vassoio dei dolci domenicali. Seduti al bar del paese davanti ad un bicchiere di Biancosarti e un rustico caldo diviso a metà. Tutto ciò che oggi viene considerato l’oro del Salento un tempo era la normalità. Dal cibo alla vita lenta. Da quello che si riusciva a mettere in tavola sino ai vicoli bianchi in pietra leccese. Dalle “sagnencannulate” al Barocco. Dalla pizzica al mare cristallino. All’epoca nessuno sapeva di avere l’oro nelle mani e mai nessuno
poteva immaginare che quasi trent’anni dopo quella quotidianità e quelle “sagne” sarebbero diventate una delle mete più ambite al mondo.

All’epoca si parlava solo di come coltivare la terra, di calcio e di politica. E proprio quella domenica si respirava un’aria particolare a Piazza Vittorio, Vernole, ore 12.30. L’ex direttore sportivo della squadra locale, “lu Corvino” figlio di questo paesino a due passi dall’incantevole Grotta della Poesia, era pronto a fare il suo debutto come nuovo dirigente del Casarano del Cavalier Filograna, magnate nel settore calzature del basso Salento: Casarano-Ternana, prima giornata, campionato nazionale di serie C1. Ovviamente tutti erano attenti a seguire anche un altro campo situato un po’ più a nord, Sambenedetto del Tronto, perché il nuovo Lecce targato Carletto Mazzone affrontava la Sambenedettese per la seconda giornata del Campionato di Serie B. Poche ore dopo, il gol di Nicola Corrente regalò la vittoria all’esordio in C1 a Pantaleo Corvino mentre “er sor Carletto” non andò oltre lo zero a zero in terra marchigiana. La fotografia di quella domenica nel 1987 è proprio questa qui. La storia di Pantaleo Corvino nel calcio che conta parte proprio da questa domenica e da questa fotografia. A distanza di quasi quarant’anni da quella domenica il viaggio del Salento e quello di Corvino sono andati di pari passo. Ed è difficile capire chi ha avuto un futuro migliore dell’altro. L’ex maresciallo dell’aereonautica ha portato il Casarano al livello più alto della sua storia, sfiorando la promozione in serie B e vincendo un titolo Berretti giovanile (vera passione di Corvino). L’approdo al Lecce nell’era Semeraro avviene nel 1998 dove in un mondo diverso da quello di oggi, senza YouTube e algoritmi, riesce scoprire talenti del calibro di Vucinic, Ledesma e Konan.

Andando a vederli dal vivo per toccare con mano. Come si faceva una volta. Il risultato è uno scudetto primavera conquistato nel 2002-2003.

pantaleo corvino

Parallelamente, se da un lato Semeraro e Corvino iniziavano a cambiare l’U.S
Lecce, dall’altro la “sindaca” Adriana Poli Bortone provava a cambiare le vesti della città barocca con scelte difficili ma coraggiose ed il Salento inizia piano piano a farsi strada tra le mete turistiche italiane dell’epoca. Oltre a Chevanton, l’Italia iniziava a scoprire anche il Pasticciotto e il caffè in ghiaccio con latte di Mandorla. Corvino intanto, tra plusvalenze e colpi di mercato, attira l’attenzione della Fiorentina. La società viola , presa dai Della Valle tra le ceneri del fallimento, decide di affidare a lui l’area tecnica per provare a tornare grande. Ed è qui che l’uomo di Vernole compie un autentico capolavoro.

Si ricorda di quel Mister Cesare Prandelli conosciuto al Lecce anni prima, lo mette in panchina. Con Prandelli e Corvino, il ciclo più felice della gestione dei proprietari di Tod’s, ha giocato due volte la Champions League, vincendo
ad Anfield in casa degli attuali campioni d’Europa e volando fuori negli ottavi
contro il Bayern Monaco per un macroscopico errore di Ovrebo. Il tutto condito dai tanti milioni piovuti nelle casse viole grazie alle cessioni di campioni scoperti da Corvino, gente del calibro di Jovetic, Mutu, Gilardino, Osvaldo e Ljajic. Il rapporto Firenze è forte quasi quanto quello con la Firenze del sud, Lecce. Infatti dopo una parentesi al Bologna, torna nella città dei Medici per traghettare la Fiorentina sino all’era del nuovo patron Rocco Commisso.

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Il Salento nel frattempo ha preso volo, non solo grazie “allu sule lu mare e lujentu” ma grazie anche al vino Negramaro e alla Band dei Negramaro, con la paradisiaca voce di Sangiorgi a fare da colonna sonora ai milioni di turisti che invadevano le strade del sud più a sud ella Puglia. Nella terra tra Ionio e Adriatico, calcisticamente parlando è successo di tutto in casa giallorossa. Poi, l’era del presidente Sticchi Damiani ha messo le cose apposto. In pochi anni la scalata verso la A ed un idea di calcio auto sostenibile. Nel 2020 “Lu Corvino” viene richiamato a casa sua. In due anni riporta il Lecce in Serie A, continua a scoprire talenti e fare plusvalenze. Morten Hjulmand, scoperto anni prima nei campi della serie B norvegese, viene venduto per venti milioni allo Sporting Lisbona in Portogallo. Nel Lecce in zona “Champions” in rampa di lancio oggi ci sono Krstovic, Almqvist e Baschirotto. Oltre a Banda e Ramadani. “Li convinco a venire da noi facendoli vedere il mare del Salento” ha dichiarato ultimamente.

Lo scorso anno, con le sue idee ha formato una squadra primavere con molti stranieri, arrivati da ogni parte del globo. Ed ha rivinto lo scudetto. Come nel 2003. “Il calcio di oggi è multiculturale” ha affermato Corvino. Già, multiculturale e multicolore come il Salento di oggi. Quel Salento da cui vengono da tutte le parti del mondo per poter assaggiare “la Ciceri e tria” e bere un calice di Primitivo. Fare una foto alla Basilica di Santa Croce o sul Santuario di Leuca davanti ai due mari. La storia parallela del Salento e di Corvino è sostanzialmente la stessa. Si è partiti da quella domenica di settembre tra l’umiltà e le piccole cose. Per tutti e due è cambiato tutto e non è cambiato niente. Corvino ha vinto e scoperto giovani. Sempre con il suo dialetto e le sue frasi prese dal popolo. Il Salento si è fatto scoprire dal Mondo e ha mantenuto le sue radici, la sua pietra leccese continua ad accecare. Oggi insieme sono diventati un punto di riferimento per tutti.

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Testo di Fabrizio Campagnalo e Dario Recchia – Foto di Vito Massagli

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