Se dici Mino Minafra le prime parole che ti vengono in mente sono eleganza, moda, raffinatezza e sì, abiti da sposa.
L’imprenditore barese è protagonista di questo mondo, il suo mondo, da ben 45 anni. «Quando aprii il mio atelier in via Dante – in cui ci accoglie – questo palazzo era un’abitazione, c’erano intorno tante piccole attività oggi scomparse. Ho dovuto lavorare sodo per rimanere un “piccolo grande” e combattere l’avvento delle multinazionali e di tutto ciò che era più grande di me». Sforzi che sono stati ampiamente ripagati, visto che Minafra ha clienti da tutta la Puglia, molti dal Salento, dalla Basilicata, ma anche dalla Calabria, dal Nord Italia e dall’estero.
In cosa pensa di essere stato bravo?
Forse la cosa in cui sono stato più bravo è stata proprio quella di diventare grande nel mio piccolo.
Come ci è riuscito?
Camminando con il tempo, prestando grande attenzione all’evoluzione del mercato, seguendo i cambiamenti. La paura di rimanere indietro mi ha sempre portato a correre nel futuro.
Un’altra sua dote è quella di saper scovare nuovi brand…
È vero. Al momento, per esempio, quello più in voga è Andrea Sedici, molto fresco, giovane, innovativo. Nei miei viaggi la ricerca è sempre mirata a scovare brand giovani e innovativi. È ciò che richiede la clientela finale. Anche per via dei cambiamenti che ci sono stati in tutti questi anni. Anche quello del matrimonio è un settore che è cambiato tantissimo. Oggi il matrimonio è leggero, classico ma informale, mediterraneo: ci si sposa in spiaggia, nelle masserie, nei giardini… e dunque l’abito si è evoluto, non è più molto strutturato ma leggero, etereo, si è adattato alle nuove location.
Come è nata la sua passione per questo settore?
Da giovanissimo ho conosciuto alcuni designer dell’epoca che mi hanno spinto ad aprire il mio atelier. Avevano saputo leggere le mie capacità nel settore.
La sua soddisfazione più grande?
Essere qui oggi dopo 45 anni, continuare a lavorare, essere ancora tra i primi nel mondo del wedding-dress. E poi, perché no, l’aver vinto anche l’Italian Wedding Award a Venezia, ed essere stato riconosciuto come miglior rivenditore multibrand in Puglia.
A cosa è dovuto il suo successo?
Sicuramente alla scelta di avere sempre più brand italiani, perché ritengo che bisogna sostenere la nostra nazione e che siamo ottimi produttori di gusto e di
qualità. E poi aggiungerei anche il mio buongusto, che è un fattore essenziale in tutti i settori economici e nel mio in particolare.
Si è mai stancato?
Non ancora, e non accadrà fino a quando i clienti mi seguiranno. Sono loro che mi sostengono e mi danno la voglia di continuare.
Dunque la pensione è lontana?
Non è che è lontana, non la penso proprio! È un termine che non appartiene alla mia vita, ritengo che la pensione sia la fine di un essere umano. Ed io non voglio finire.
Se potesse tornare indietro, farebbe qualcosa in maniera diversa?
No, sono felice così. Della mia vita non cambierei nulla.
Il suo sogno?
Non invecchiare mai, sia sul lavoro che nella persona che sono. Corro per non invecchiare. Viaggio molto, cerco di imparare sempre e tanto, di attingere qualcosa di buono e di positivo da tutto ciò che vedo. Ancora oggi non mi perdo le fiere internazionali principali: New York, Parigi, Milano, Barcellona. Il viaggiare è sempre stata per me una fonte di ispirazione e di confronto.
Come giudica il grande cambiamento di questi anni di Bari e della Puglia?
Siamo cresciuti tanto, ora ci conoscono tutti, ma stiamo cavalcando bene l’onda? Siamo all’altezza di questa crescita? A mio avviso possiamo ancora migliorare tanto, puntare ad un cambiamento meno casereccio e più internazionale. In alcuni casi manca ancora la cultura imprenditoriale
dell’ospitalità perché ci siamo improvvisati imprenditori turistici. Possiamo ancora migliorare tanto.
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