Parla Luciana Di Bisceglie, la nuova presidente dell’Ente, che ha preso il posto del compianto Alessandro Ambrosi. «Lavoriamo tutti per due obiettivi principali: far nascere nuove aziende e migliorare le performance di quelle già esistenti»
Con che spirito presiederà l’ente?
«Con spirito di servizio, come ho sempre affrontato compiti e ruoli che mi sono stati affidati o che ho conquistato da me, ovvero come ogni normale cittadino/cittadina che vuole realizzarsi nel lavoro, che ha a buon cuore il suo operato nella comunità e che dunque non perde mai di vista il senso collettivo del suo operato. Mi impegnerò a migliorare contesti operativi e attività che sono nelle competenze della Camera di Commercio di Bari. Trovo che sia importantissimo il rapporto con il pubblico, la dimensione di front office del nostro ente nella creazione di nuove imprese e tutto questo passa inevitabilmente dal potenziamento dei Suap e quindi da una loro più capillare diffusione nelle nostre due province. Armonizzare e semplificare quanto più possibile le procedure è nell’interesse di tutti. Penso poi che sia altrettanto importante accompagnare le imprese all’utilizzo dei fondi a loro disposizione, intendo tutte le misure di sostegno in un momento storico in cui ottenere credito e finanziamenti dalle banche non è facile. Le imprese hanno bisogno, altresì, di essere indirizzate, accompagnate nei processi innovativi. Penso ad esempio alle Comunità energetiche. Ora, con le modifiche alla legge regionale, le procedure saranno più semplici e gli aiuti della Regione più consistenti. È stato eliminato ogni elemento di contrasto tra le disposizioni regionali e quelle nazionali. Oltre all’erogazione di contributi destinati a sostenere la realizzazione delle comunità, sono previste iniziative per la formazione e il rafforzamento delle competenze degli enti locali e delle professionalità coinvolte nelle procedure di avvio, costituzione, gestione e animazione delle comunità energetiche. È un ambito questo in cui la nostra Camera può certamente fare qualcosa per accompagnare le imprese verso scelte di comunità con riguardo alle energie rinnovabili. Ultimo ma non meno importante: mi piacerebbe che la Camera di Commercio di Bari attuasse
il suo obiettivo statutario di “promozione generale degli interessi delle imprese” nella massima cooperazione e collaborazione fra tutte le associazioni di categoria che siedono in Consiglio. Lavoriamo tutti per due obiettivi principali: far nascere nuove imprese e migliorare le performance di quelle già esistenti, in ogni ambito e nel rispetto delle scelte dimensionali di ciascuna. C’è tanta competitività lì fuori, il mercato è vasto, abbiamo bisogno di tutte le nostre forze d’insieme per fronteggiare gli ostacoli, i “cigni neri” sono sempre dietro l’angolo e noi dobbiamo sentirci sempre più parte di una comunità di interessi, altamente inclusiva e non divisiva. E questo può essere possibile solo se lavoriamo tutti insieme, come se fossimo tutti parte di un’unica associazione di rappresentanza».
Quali opportunità vede per l’economia barese?
«Ne vedo molte di più se cominciamo a parlare di economia del territorio, e
cioè delle due province Bari e Bat, parte integrante del sistema Puglia. Il Turismo sta andando molto bene, la Puglia resta naturalmente una delle mete più ambite, specialmente per chi arriva dall’estero, non abbiamo ancora i dati del 2023 ma alla scorsa Bit le previsioni parlavano di 2,8 milioni di visite (+3,4%) per un totale di 12,5 milioni di presenze (+2%), nonché un aumento della spesa turistica del 2,8%, una cifra pari a 1,7 miliardi, rispetto al 2022. Come sarebbe andata quest’estate lo si era capito anticipatamente dalla massiccia presenza turistica registrata negli aeroporti di Bari e Brindisi già a partire da febbraio, con un aumento complessivo del 20,8% di passeggeri tra arrivi e partenze rispetto allo stesso periodo del 2022. Il successo turistico fa il paio con quello delle vendite all’estero dei prodotti agricoli “made in Puglia”, con un aumento del 41%, una cifra da record. Turismo e agroalimentare sono due facce della stessa medaglia, perché connessi alla nostra storia, alle nostre architetture e contesti naturalistici. Per numero di imprese e addetti l’agricoltura delle terre di Bari e Bat resta un settore importantissimo, il primario si dice, e non a caso. Vantiamo produzioni di eccellenza, con primati di export di prodotti che sono anche simboli della nostra terra. Dobbiamo proteggerla questa terra, dobbiamo proteggerci, dobbiamo pensare a chi verrà dopo di noi».
Nel suo discorso di insediamento ha parlato di un patto fra città e campagna.
«Sì, è importante accorciare le distanza fra campagna e città, attraverso un patto che crei occasioni di valorizzazione turistica dei contesti agricoli e che dunque dia altre possibilità all’agricoltura, magari connesse con l’artigianato e con il commercio, oltre lo sfruttamento intensivo. Bisogna avere sempre presente la salvaguardia e non lo snaturamento. Ritengo che per far ancora meglio nell’accoglienza turistica occorra puntare sulla destagionalizzazione, il clima ce lo consente e sulla delocalizzazione. La Puglia non è solo Salento e Valle d’Itria, la Puglia ha un’offerta vastissima anche più a nord e penso al Parco dell’Ofanto, a Castel Del Monte, alle cattedrali romaniche di Trani e Ruvo, alle gravine, all’uomo di Altamura e a tanti altri luoghi che meritano di essere conosciuti e promossi attraverso mirate azioni promozionali e progetti dedicati per realizzare anche lì servizi di accoglienza turistica».
Ci lasciamo alle spalle l’estate degli scontrini.
«Ci stiamo facendo male da soli, con una campagna social e stampa autolesionistica. La Puglia può e deve autorizzarsi anche un turismo d’elite, questo rientra nelle scelte di chi fa impresa e non vuol dire che da noi si debbano prendere solo stangate. Vedo anzi il turismo d’elite come un’ulteriore fetta d’offerta che può contribuire a innalzare il Pil della regione. Poniamoci dunque il problema di offrire servizi adeguati a chi è disposto a pagare di più. Ho girato molto nella breve pausa agostana e ho constatato che l’offerta è davvero varia. Dire che in Puglia ce n’è per tutte le tasche non è un’ovvietà. Siamo una regione con una costa molto vasta e con una zona interna altrettanto interessante e con un’ospitalità accessibile ai più. Vanno promosse mete poco conosciute che già esistono e che sono adombrate da quelle più note».
In quali settori a suo avviso si dovrebbe fare di più e come?
«Ci sono settori più in sofferenza di altri, penso al commercio, che nel rinnovato patto città-campagna può trovare nuova linfa, attraverso il potenziamento dei Duc. Tutto può andar meglio superando le divisioni fra comparti, nella programmazione politica prima e nei progetti poi, affinché nessuno resti indietro e tutti possano cogliere le tante opportunità, come ho già detto, accompagnati nell’utilizzo delle risorse. Con l’azienda speciale Bari Sviluppo stiamo realizzando la seconda edizione del progetto Futurae, che mira a favorire la nascita di nuove imprese di migranti e la conoscenza dei servizi camerali offerti agli aspiranti imprenditori/imprenditrici migranti o alle imprese già costituite da migranti. L’iniziativa è gratuita e si concretizza nell’erogazione di informazioni, formazione, accompagnamento al business plan, assistenza alla costituzione di impresa, accesso al credito e mentoring».
Ritiene che ci sia la giusta collaborazione tra amministrazioni pubbliche ed enti-associazioni delle imprese?
«Sì, ma si può sempre far meglio. La Camera di Commercio e la Regione Puglia collaborano stabilmente per alcuni progetti comunitari, penso alla Fiera della Creatività Rurale, ulteriore step del progetto Creative Hubs, a valere sull’interegg Italia Grecia, che è stato ospitato alla Fiera del Levante. Le “Industrie creative (CI)” sono un settore molto dinamico e comprendono tutte le imprese che hanno come core business la capacità di creare. Creative@Hubs fa leva sul processo intellettuale e sociale di tale settore, per sviluppare nuove idee, processi e cluster valorizzando e connettendo il patrimonio culturale e naturale della Grecia occidentale e della Puglia, come un asset capace di stimolare la crescita economica e migliorare la qualità della vita. Teatri, cinema, arte, piante aromatiche, carnevale e tecnologie; turismo, cultura, ed economia creativa; produzioni agroalimentari per la valorizzazione e commercializzazione dei prodotti agricoli, ittici, tipici e tradizionali. Ho citato questo progetto perché rappresenta meglio l’idea di sviluppo a me più caro, cioè quello in cui abbiamo contaminazioni fra più settori, per una crescita di sistema. Inoltre attraverso Unioncamere Puglia collaboriamo stabilmente con la Regione e per varie iniziative che vanno dall’organizzazione delle più importanti fiere in Italia e all’estero alla formazione e alle attività di certificazione: ultimo è il bando “Un’impresa alla pari”, che finanzierà a sportello e con un meccanismo a rimborso le imprese pugliesi che otterranno la Certificazione di Parità (UNI/PdR 125:2022). Ci stiamo occupando anche di sostenibilità. “Il valore della sostenibilità” è un percorso formativo riservato a 25 aziende ed è stato organizzato da Unioncamere Puglia/EEN, in partenariato con l’assessorato all’Ambiente della Regione Puglia, la sede regionale dell’Albo Gestori Ambientali e in collaborazione con le Camere di Commercio pugliesi ed Ecocerved. Il percorso si sta sviluppando in momenti formativi e laboratoriali e consentirà alle aziende di elaborare in autonomia, ma in modo guidato e semplificato, il bilancio di sostenibilità, secondo i criteri ESG (Environmental, Social, Governance). In sintesi si tratta di un percorso gratuito di affiancamento per l’autovalutazione sulla sostenibilità aziendale, rivolto a tutte le aziende della regione.
È la prima donna presidente. Che vuol dire?
«Non posso non dare al risultato della mia elezione un significato di traguardo collettivo, nel lungo percorso dell’emancipazione femminile. Oggi rivesto quel ruolo in nome e per conto di tutte le donne impegnate da sempre nel mondo delle imprese e del lavoro in genere, fra mille difficoltà e pochi sostegni, e che ogni giorno devono armonizzare i diversi ruoli della loro vita. Molto s’è fatto ma altrettanto c’è da fare per il raggiungimento della parità di genere. Ci sono degli obiettivi di quote stabiliti da una direttiva comunitaria e che vanno raggiunti entro il 2026. Tutti dovrebbero interpretare le quote di genere al di là delle percentuali, riconoscendo in esse lo strumento per aumentare lo standard culturale nell’ambito del mondo imprenditoriale. Dobbiamo ancora raggiungere la parità salariale… Fin quando il lavoro continuerà a essere considerato solo in chiave di performance economica, la relazione fra lavoro e processo vitale non acquisirà un altro punto di vista, importantissimo per interrompere la crisi demografica che è anche un grande problema economico, una seria ipoteca sul nostro futuro».
Come giudica il cambiamento di Bari e della Puglia in questi anni?
«Sostanziale e sostanzioso, nonostante la crisi internazionale, l’instabilità dei mercati, i fronti di guerra e gli strascichi della pandemia. Abbiamo costruito molta ricchezza ma non abbiamo arrestato l’avanzata della povertà. Siamo una regione del Sud particolarmente effervescente nella creazione d’impresa, abbiamo poli innovativi eccellenti, ma non possiamo non pensare al fatto che in dieci anni la popolazione pugliese degli under 34 ha perduto 139.832 unità. Il fenomeno della disoccupazione all’inverso non si arresta, perché mancano figure specialistiche ma non solo quelle. È ora di occuparsi seriamente della formazione professionale, con azioni di orientamento nelle scuole prima e poi con corsi di studio universitario e tecnico professionale che rispondano alla domanda di una regione che deve ancora dare il meglio di sé».
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