Quella di Elata è la sinfonia del trionfo dell’artigianalità, del savoir-fare simbolo del Made in Puglia che, nota dopo nota, si compone. Per chi vuole vivere il sublime e predilige l’esclusivo
Inizia tutto così, come un onirico preludio. Le luci si accendono, le pelli vengono stese sul piano. Si taglia, si da la forma, si crea. Toc, toc, si picchetta, si assembla. Passaggio per passaggio, punto per punto, dettaglio per dettaglio. Nulla viene lasciato al caso. È la sinfonia del trionfo dell’artigianalità, del savoir-faire simbolo del Made in Puglia, che, nota dopo nota, si compone.
Questa storia parte da un portone verde bottiglia di un palazzo affacciato su Via Matino a Casarano, che solo per quest’anno, per lo speciale anniversario dei 100 anni, si schiude. Si è invitati a dare uno sguardo all’appassionante storia custodita al suo interno. La targhetta in ottone all’esterno recita: Elata 1923.
“Alto, elevato’’ dall’aggettivo latino, utilizzato in botanica, “elatus’’. Già a partire dal nome, il brand di scarpe più antico del polo calzaturiero di Casarano esplica la sua filosofia: vivere il sublime, prediligere l’esclusivo. Promessa che ha mantenuto e che mantiene da ben 100 anni portati splendidamente. Dalla fondazione da parte di Salvatore Nicolazzo fino alla quarta generazione passando per la direzione dei figli dello stesso: Dina, Rina, Teresa e Tommasina, Ia, le invincibile cinque sorelle che da sole, sfidando i pregiudizi dell’epoca, guidarono l’azienda e i fratelli Ambleto e Antonio. Si è passati dal Palazzo in Via Matino, prima sede dell’azienda dove al pian terreno si produceva e sopra si abitava, al grande stabilimento nella zona industriale sulla strada intitolata proprio al fondatore. Ma a rimanere immutati nonostante gli anni passati e il cambio di guardia è l’alta qualità, la ricerca e il saper fare che hanno reso l’azienda ambasciatrice del Made in Puglia, prima e del Made in Italy, poi. Dalle star di Hollywood a quelle di Broadway, grazie a collaborazioni e produzioni speciali, il jet-set di tutto il mondo ha indossato scarpe prodotte da Elata: Nicole Kidman, Anne Hathaway, Meryl Streep, Uma Thurman, Selena Gomez, Katy Perry e Grace Jones.
Scarpe prodotte dal brand si trovano persino esposte in cima all’86esimo piano dell’Empire State Building a New York. Di fronte a tutto questo heritage non possono che ritornare in mente le parole del collega omonimo di Salvatore Nicolazzo (meglio noto come Salvatore Ferragamo): «In tutta la mia carriera ho constatato che non esistono piedi brutti. Esistono scarpe brutte».
Per questi 100 anni, che si colorano di Azalea, pantone 215, Elata, il cui logo ha una nuova veste grafica e un nuovo box curati da Annarita Schioppa e Maddalena Geli, presenta un programma di ben quattro appuntamenti, aperti al pubblico e privati, snodati nel corso del 2023. Il 20 e 21 maggio scorsi, in occasione della festa del Santo Patrono, nelle sale di Palazzo d’Elia a Casarano è andata in scena una retrospettiva, con allestimento curato da Donato Chiriatti, che presentava le creazioni dell’azienda dagli anni Trenta sino agli Ottanta. Protagonista una pregiata scarpa da bambino con scatola che ha incantato i visitatori sotto le teche.
Il 22 luglio invece ci sarà uno spettacolare evento per ospiti selezionati. Storici buyer, clienti internazionali, collaboratori e amici dell’azienda che alla Fondazione Filograna saranno allietati dal concerto eseguito da artisti di calibro internazionale come Beatrice Rana dal Festival Classiche Forme e Domenico Turi, musicista e compositore che eseguirà il brano per orchestra “Le Maschere”, appositamente creato e ispirato proprio dall’azienda e dalla “musica” del suo savoir-faire. Terzo appuntamento a settembre al Micam di Milano, luogo caro ad Elata in quanto espositore storico dal 1969, dove ad attendere i buyer si sarà un piccolo vernissage. Il gran finale di quest’anno magico avverrà a dicembre con una cena interna per tutto lo staff. Si ritorna sempre da cui tutto parte, da cui tutto prende vita.
Questi 100 anni sono vissuti da Elata come un modo per celebrare, soprattutto, un territorio da cui l’azienda tanto ha preso ma a cui tanto ha dato. Citando le parole di Salvatore Nicolazzo, nipote del fondatore e attualmente general manager di Elata: «Casarano è stata per noi luogo di nascita e di crescita: essere il primo calzaturificio ed aver dato il via a tutto il distretto calzaturiero del Salento è motivo di orgoglio ed emozione».
di Luca Caputo
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