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Il segreto di Ciccio Riccio? La forza della community

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Come cambia la radio. «La radio è stata data per spacciata diverse volte, ma resta sempre lì. E ci sarà sempre», dice il fondatore di Ciccio Riccio Mino Molfetta, che si accinge a festeggiare i 40 anni dell’emittente nata a Brindisi e seguita in tutta la Puglia

Come vi state adeguando ai nuovi tempi e allo strapotere del web?

La radio, nonostante le ripetute sentenze che ne decretavano la fine, ha superato brillantemente diverse ere e diverse generazioni. Data per spacciata con la diffusione della Tv è invece sempre stata un punto di riferimento indispensabile per moltissimi. Per esempio, durante la pandemia, quando tutti i mezzi di informazione diffondevano la conta dei morti, noi eravamo lì in prima linea a sostenere il buon umore e la speranza.

La radio non smetterà di esser considerata parte della famiglia. Non è invasiva, sai che è lì e ci sarà sempre.

Il mercato pubblicitario si è ristretto: ci sarà ancora spazio per tutti o andiamo incontro ad una nuova “selezione naturale”?

Siamo ancora una volta, in un mercato che privilegia grandi concentrazioni editoriali e network nazionali, una delle poche voci libere rimaste ad offrire alle aziende locali la possibilità di promuovere le proprie attività. E loro si fidano del nostro parere e della nostra esperienza. I nostri inserzionisti si affidano completamente a noi perché la pensano come noi, apprezzando la qualità e la possibilità di promuovere i propri marchi sul territorio di appartenenza a costi tutto sommato abbordabili. Non abbiamo mai creato pubblicità fine a se stessa. Ci abbiamo messo la nostra credibilità, il nostro essere consumatori. Realizziamo con le nostre voci la maggior parte degli spot. Siamo noi stessi testimonial e noi siamo i primi consumatori dei nostri clienti, creando un’economia circolare e virtuale. Noi e i nostri ascoltatori. Chi lo ha compreso, apprezza questa modalità e non rinuncia a noi. È una questione di fiducia.

Riuscireste a vivere senza gli aiuti statali?

Io penso di sì. Lo abbiamo fatto per tantissimo tempo, anche se con gli aumenti dei costi dell’energia è diventata un’impresa quasi impossibile. Certo in tanti ne hanno fatto il loro core business, noi invece viviamo principalmente delle entrate di sponsor privati e solo in minima parte di quelli pubblici, siamo abituati a massimizzare entrate ed energie. Chiederemo ai privati e noi sosterremo loro come possiamo.

ciccio riccio mino molfetta

I giovani guardano poca tv, ascoltano meno la radio, seguono solo Tik Tok e Instagram: provate a coinvolgerli o avete rinunciato a loro?

I giovani sono la risorsa principale. Scelgono loro gli artisti e scelgono le canzoni: hanno modificato le regole del mercato. La discografia, nel passato, puntava sul cosiddetto “singolo”, la canzone di punta di un album, e lo si suonava per almeno tre mesi. I ragazzi consumano musica in maniera continua, dettano loro le regole del mercato. E noi abbiamo avviato piani di comunicazione diretta: entriamo nelle scuole non per educare, ovviamente, ma per indirizzare le nuove generazioni verso qualcosa che non sia “usa e getta”, condividiamo musica che equivale a dire cultura. Crescono con noi e noi ringiovaniamo con loro.

Qualcuno ritiene che l’epoca d’oro della tv e della radio sia finita: lei cosa ne pensa?

L’epoca d’oro è finita in ogni settore. Bisogna ripartire da capo. Chi sarà in grado di andare avanti, si riprodurrà e produrrà nuove idee e progetti. La crisi serve a mettersi in discussione e cercare nuovi strumenti per rigenerarsi.

Come sta cambiando la radio locale?

Il locale è stato fagocitato dai grandi gruppi editoriali. Non esiste più. Le tv locali sono sparite. La crisi economica ha distrutto tutto perché i grandi capitali hanno acquistato quelle energie. E quelle poche rimaste hanno combattuto con la ridistrubuzione statale delle frequenze, che gli ha dato il colpo di grazia. L’artigianalità delle radio, per esempio, non esiste più. Per fortuna Ciccio Riccio da 40 anni esiste e resiste. Indipendente, autonoma, è lì: sempre con grandi sforzi, ma sempre in prima linea.

A quante persone dà lavoro il suo gruppo?

Il gruppo Ciccio Riccio si vanta di essere vasto ed eterogeneo. Se pensiamo
ai dipendenti, tutti contrattualizzati con rapporto di lavoro indeterminato, diciamo che il numero è pari ad una quindicina. Ma il gruppo non è solo quello che apre i cancelli degli studi radiofonici, io considero parte del gruppo anche gli inserzionisti, i clienti pubblicitari. Se consideriamo anche questi ultimi, siamo in tantissimi, per fortuna.

Come usate i social e il web?

I social e il web li usiamo come li usano i nostri ascoltatori. Niente di più. Certo, ci mettiamo la nostra esperienza e la professionalità, ma cerchiamo di usare i mezzi per comunicare, per continuare quel rapporto con l’ascoltatore avviato da quarant’anni. Usiamo il web cercando di non farci usare. E direi che ci riusciamo perché ci ascolti ovunque grazie al web. E questo ci dà tante energie per continuare.

Che obiettivi vi siete posti per il 2023?

Gli obiettivi del 2023 coincidono con i festeggiamenti del nostro quarantennale. Vivere con gli ascoltatori ogni momento: rendere ognuno di essi festeggiato e festeggiante.

Qual è il vostro futuro?

Il futuro è come il nostro presente e il glorioso passato, dovremo solo usare nuovi strumenti per diffonderci. Per esempio, da qualche giorno ci puoi ascoltare a Roma. Finché ci sarà la volontà di accendere la radio, noi ci saremo: lunga vita a Ciccio Riccio e un grazie a tutti coloro che hanno creduto e continuano a credere in noi.

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