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Carlo Scavone, un pugliese a Dubai: Per la Puglia un mercato tutto da scoprire

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carlo scavone

Carlo Scavone lavora nel settore dell’Hospitality e punta a rinforzare i rapporti tra la nostra regione e l’Emirato

Carlo Scavone è un manager pugliese che ha “trovato l’America” negli Emirati Arabi. La sua agenda è fitta di appuntamenti importanti con vip del calibro di Cristiano Ronaldo ad Alberto di Monaco ma la sua gentilezza ed affabilità, tipica pugliese, affascina chiunque abbia a che fare con lui e il suo lavoro. Da sempre ammaliato dai paesi arabi, Scavone è stato un precursore dei tempi, intuendo fin da subito le potenzialità di Dubai.

Manager cosmopolita, poliglotta, cicerone pugliese in Oriente. Chi è Carlo Scavone?

Sono prima di tutto un barese orgoglioso delle sue origini e nonostante da quasi due decadi viva all’estero mi considero ancora un figlio del Sud, ben saldo alle sue origini. Mi sono laureato a Bari in Giurisprudenza ma ho sempre saputo, in cuor mio, che la mia curiosità e voglia di riscatto
mi avrebbe portato altrove, investendo tutto me stesso, la mia formazione (parlo sei lingue: inglese, arabo, russo, spagnolo, portoghese, francese) e le mie risorse personali e famigliari nel desiderio di conoscere un paese in via di sviluppo che secondo me sarebbe diventato il centro nevralgico del futuro nel business mondiale. Quando sono arrivato a Dubai nel 2008, non era la meta turistica che conosciamo adesso, anzi, era considerata una meta oscura. Dopo venti anni posso ammettere con orgoglio che il mio rischio ed i miei sforzi sono stati ampiamente ripagati. Mentre molto spesso i paesi occidentali continuano a riferirsi a Dubai solo come un paradiso fiscale, vi posso garantire che è molto di più di questa descrizione superficiale. È una società sana che ospita tutti i paesi del mondo, incluso Israele, cosa fino a pochi anni fa impensabile, con una burocrazia snella e lavori ben retribuiti, super sicura per abitarci.

Ci racconta come tutto è iniziato? Perché ha scelto di trasferirsi in Medio Oriente, negli Emirati Arabi?

Ho una formazione accademica giuridica italiana ma da sempre sono stato interessato agli sviluppi giuridici che gli emirati potevano darmi, con focus sulla fiscalità. Avevo un lavoro da dipendente in Italia che non mi rendeva felice, così mi sono messo in aspettativa e grazie al mio percorso accademico ho avuto la possibilità di accedere ad un internship non retribuito in materia fiscale, occupandomi di “tax & legal” per le imprese estere che volevano investire negli Emirati. Ho iniziato da subito con lavori manageriali, conquistandomi il rispetto e la stima dei professionisti locali inizialmente come project manager e successivamente general manager, partner di una società, direttore nel settore alberghiero e ad oggi managing director di una compagnia di Hospitality.

Nel frattempo, ho sempre svolto consulenze per privati e aziende. Lavorando in loco, ho capito di volermi dedicare all’Hospitality, in quanto è un perno centrale dell’economia su cui ruotano come satelliti altri settori importanti quali ad esempio l’automotive o le energie rinnovabili.

carlo scavone

Quali sono gli ingredienti essenziali per il successo nel suo lavoro?

La preparazione sia di studi che culturale a 360 gradi, l’abnegazione verso il proprio lavoro, operando duramente e con spirito di sacrificio per il raggiungimento dei propri obiettivi e per ultimo la curiosità, la voglia di innovare.

In cosa si differenzia il settore lusso estero da quello italiano?

Il settore del lusso a Dubai, ad esempio, è più professionalizzato e ad ampio spettro, la comunicazione tra i vari settori del lusso è più capillare, la burocrazia locale meno farraginosa rispetto a quella italiana.

Il “Made in Puglia” è riconoscibile?

Il “Made in Puglia” è assolutamente riconoscibile e apprezzato all’estero, soprattutto nelle sue eccellenze, quali il settore agroalimentare e l’artigianato ma la classe dirigente politica dovrebbe investire di più in incentivi e nel B2b organizzando eventi ad hoc tutto l’anno ed affidandosi a professionisti seri residenti a Dubai che facciano da ponte tra le due realtà.

Punti in comune tra gli Emirati Arabi e la Puglia?

Abbiamo tante assonanze e valori in comune, come l’ospitalità e il senso della famiglia. Sia il barese che l’arabo sono entrambi ottimi commercianti perché conoscono “la vita in strada” e sono diffidenti su chi vuole prenderli in giro.

Da esperto del settore, in cosa dovrebbe migliorare il settore lusso in Puglia?

Sicuramente deve migliorare e cambiare tutto il funzionamento dell’iter lavorativo: tassazione, assunzione e formazione: ridurre il gap linguistico è fondamentale. Bisogna fare attenzione a tutte le esigenze di un pubblico estero per il suo soggiorno, ad iniziare dalle rotte aeree, un volo diretto Bari-Dubai tutto l’anno sarebbe l’ideale. E poi concluderei con il rispetto delle differenze culturali, alimentari e religiose.

Vede la Puglia cambiata negli ultimi anni?

Sì, molto, grazie soprattutto ad una rivalutazione del territorio effettuata dall’amministrazione regionale nell’ultimo decennio. Da pugliese, sono orgoglioso che i più importanti marchi di lusso quali Dior, Gucci e Dolce & Gabbana abbiano scelto la Puglia per le loro sfilate, un’impronta da destagionalizzare con politiche mirate e non far rimanere un trend stagionale.

Ha dei consigli per chi vuole seguire il tuo esempio?

Professionalizzarsi e studiare. Guardare a Dubai con curiosità e apertura mentale, uscendo dalla propria comfort zone.

Progetti per il futuro?

Il mio desiderio ed obiettivo è migliorare sempre di più il dialogo tra Dubai e la nostra Puglia, sia nella formazione, tramite internship di alto livello ai nostri giovani laureati nel settore dell’Hospitality sia nel lavoro, migliorando la comunicazione e l’attuazione di investimenti tra l’estero e la Puglia e viceversa.

 

Testo di Alessandra Quaranta

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