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L’Arancia: vitamine per le aziende

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L’Arancia, l’agenzia nata nel 2010, ha oggi due sedi (Bari e Milano) e circa 20 collaboratori. Fondamentali per la crescita sono stati l’alchimia tra i due founder e una nuova idea di consulenza marketing

È una crescita formidabile quella fin qui registrata dall’agenzia L’Arancia, fondata il 29 luglio 2010, in piena crisi del mercato, da Nicola Carella e Giuseppe Laricchia. Una agenzia originale già nel nome e nel payoff: vitamine per l’impresa.

Cosa significano?

«Nel 2010 le aziende tagliavano i budget per la pubblicità. Lanciare un nuovo progetto in quel periodo era da pazzi, ma credevamo molto nella capacità di essere più flessibili e dinamici. Volevamo trasferire subito, anche attraverso il nome, valori e posizionamento. Tirammo giù una lista di nomi infinita, poi un pomeriggio d’inverno, a causa di un raffreddore, ci venne in mente la frase che ripeteva sempre la nonna: ma avete mangiato le arance? Da lì partì l’idea: l’arancia come rimedio al raffreddore, per stare meglio e superare le difficoltà. Il nostro lavoro era un concentrato di vitamine per le imprese. Oggi L’Arancia è fatta di tante persone che vengono non solo dalla Puglia ma da tutta l’Italia. Hanno creduto nel nostro progetto e nel nostro modo di lavorare. Molti di loro sono con noi dall’inizio, o quasi. Siamo cresciuti insieme, giorno dopo giorno».

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In cosa pensate di distinguervi?

«Ci piace definirci con una frase: “nati(vi) creativi e cresciuti digitali”. Al primo posto mettiamo sempre la creatività. Oggi si parla tanto di agenzie native digitali, ma se alla base del progetto non c’è la creatività si fa ben poco».

Che rapporto instaurate con il cliente?

«Tendiamo a gestire il cliente in toto: riusciamo a instaurare quel rapporto empatico e di fiducia che aiuta molto. Con alcuni di loro, lavoriamo da oltre 10 anni e questo è un nostro punto di forza. Non ci definiamo fornitori ma partner, come se fossimo interni all’azienda».

Su cosa siete specializzati?

Lavoriamo su tre macro- pilastri essenziali per ogni azienda: la marca, le performance e l’experience. La marca è tutto ciò che riguarda l’identità dell’azienda e dei suoi prodotti. Le performance riguardano l’uso di tutti quegli strumenti e canali che ci consentono di raggiungere il nostro cliente tipo e la migliore audience possibile, soprattutto attraverso il digital advertising. Con la parte di experience, progettiamo e produciamo eventi unici e memorabili, che accendono la curiosità, coinvolgono e trasmettono valori. Negli ultimi anni, è cresciuta molto la parte di eventi. Forse perché, dopo la pandemia, c’è voglia di tornare a stare insieme. Tra gli eventi realizzati, ad esempio, i 50 anni del gruppo Cannillo, i 25 anni del Conai, i 100 anni della Viberti, l’inaugurazione dell’impianto di biometano di Tersan Puglia, assemblee e convegni per Confindustria.

Più eventi e meno social?

«Il mondo della comunicazione è sempre più orientato al digitale. In questo
scenario, la creatività ha bisogno di un approccio più strategico. Una recente
indagine ha rilevato che tra i servizi richiesti dalle imprese la creatività è al sesto posto, mentre l’analisi dei dati e la strategia sono al primo posto. Questo ha comportato una ridefinizione dei pesi. La creatività resta nel nostro Dna ma la nostra visione è sempre più ampia e le nostre idee sono pensate per vivere su tutti i canali. Un esempio? Per noi, una fiera non è solo il momento per presentare dei prodotti ma un’opportunità per raccontare il brand e vivere un’esperienza».

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Un mondo in perenne cambiamento impone continue trasformazioni…

«È un momento di grande evoluzione. Dopo la pandemia, le persone vogliono sentirsi coinvolte. “Il cliente al centro” oggi significa costruire una relazione con i brand più autentica, più vera. Anche la vita dell’agenzia è cambiata. L’idea di aprire a Milano, e forse in futuro anche in altre città, nasce dalla consapevolezza che la distanza non è più un limite. Anche se la “base creativa” resta in Puglia, proviamo a portare la nostra esperienza altrove. In luoghi che ci stanno insegnando tanto altro. Ognuno del team potrà svolgere periodi di lavoro a Milano o nelle altre città. Questo sarà uno stimolo in più. Del resto Milano è capitale dell’economia, della moda, del design e della creatività. Quindi è una opportunità di crescita».

Quanto è stato importante il rapporto tra voi due, per la crescita dell’agenzia?

«È stato fondamentale. Nasce tutto da un’amicizia storica, da una collaborazione già esistente. Abbiamo iniziato a collaborare su qualche cliente e da lì abbiamo capito che tra noi c’era una buona intesa, anche professionale. La società è stata una cosa quasi naturale. Col senno di poi, possiamo dire di essere riusciti a realizzare il progetto che avevamo in mente, anche se abbiamo tantissima strada da fare e tante cose da realizzare. Siamo ancora all’inizio».

Qual è il vostro sogno?

«Continuare a essere come una startup: avere una proiezione alla crescita, non sentirsi mai arrivati e reinventarsi sempre».

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