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LUCIANA BURDI – l’incarnazione del sogno americano

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L’architetto barese è diventata la direttrice di Massport, l’Autorità che gestisce tre aeroporti ed il porto di Boston: «In Italia forse non avrei avuto questo successo»

Luciana Burdi, 49 anni, barese emigrata negli Stati Uniti, architetto e progettista, da questo mese è il nuovo Direttore dei programmi di investimento e degli affari ambientali (Director of Capital Programs & Environmental Affairs) della Massachusetts Port Authority (Massport). In pratica è la numero due dell’agenzia che controlla tre aeroporti, di cui uno internazionale (il Logan), ed il porto di Boston (diviso in tre aree: merci, crociere e waterfront, quest’ultimo inteso come sviluppo immobiliare). Per rendere meglio l’idea: 1330 dipendenti, 42 milioni di passeggeri nel 2019, un piano di investimenti di 3 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni (che il Covid ha ridotto a 1,5). La Burdi sovrintenderà alla gestione generale del programma di investimenti, del programma di sicurezza, della gestione dei servizi pubblici, della progettazione interna e delle autorizzazioni e della gestione ambientale, riferendo direttamente alla CEO di Massport, Lisa Wieland. Due donne al comando di un’agenzia così importante in Italia ce le scordiamo, ed è proprio da qui che partiamo.

È solo un caso oppure le donne negli Stati Uniti trovano spazi maggiori?

Negli ultimi 5-6 anni negli USA e a Massport c’è stata una forte spinta verso il cambiamento, anche verso la parità delle retribuzioni uomo-donna. Qui la comunità femminile è unita, io stessa faccio parte di molte associazioni di donne. Non amo definirmi femminista, anche se mio figlio mi dice che lo sono, ma ritengo che una donna debba avere le stesse possibilità di un uomo.

Massport funziona come le nostre Autorità portuali?

È un’autorità aeroportuale: il nostro board of directors è selezionato dal governatore del Massachusetts e siamo economicamente indipendenti. Ma ovviamente dobbiamo seguire le direttive statali e federali.

Come sta impattando il Covid sulla vostra strttura?

L’anno scorso abbiamo registrato 42 milioni di passeggeri. Per il 2020 ci aspettiamo meno della metà dei passeggeri. Tutte le Università dello Stato fanno lezioni online e quindi non ci sono più studenti che viaggiano. In aggiunta, il turismo che copriva il 60% dei nostri passeggeri si è molto ridotto; ed infine con l’incremento del lavoro da remoto, anche il business travel è diminuito. Purtroppo sono stata promossa nel periodo peggiore: la pandemia ci costringerà ad una forte riduzione della nostra forza lavoro. Dovrò fare delle scelte dure. E non sarà facile perché io mi affeziono ai dipendenti, per me diventano come una famiglia. La mentalità americana invece è diversa: è solo business. Per me invece sono persone che andranno a casa senza lo stipendio e senza l’assicurazione sanitaria.

Perché è andata via dall’Italia?

Sono andata via a 26 anni. Sono nata a Bari, ma volevo fare Architettura, che a Bari non c’era, così mi sono laureata a Venezia, dove ho lavorato per un paio di anni. Ero infatuata dell’America ma non conoscevo l’inglese, non mi piaceva proprio. Sono arrivata a Chicago, ci sono rimasta per un paio di anni. Ho imparato la lingua in uno studio di architetti. Poi un cugino mi ha invitato a spostarmi a Boston, un professore greco di Harvard mi ha cercato per partecipare ad un progetto sulla cupola di Brunelleschi (Santa Maria del Fiore), serviva qualcuno che parlasse italiano. Allo stesso tempo il MIT mi ha accettato per un programma di Urbanistica di un anno e infine Harvard mi ha dato la Full Scolarship. Lavorando al progetto della cupola ho conosciuto mio ma- rito Michael Schroeder.

Poi ha lavorato per lo Stato del Massachusetts, da nove anni, è in Massport con un ruolo di grande prestigio. Lei è la rappresentazione del sogno americano!

Purtroppo sì. Sono straniera in un paese di stranieri ed ho avuto successo. Lavorando duramente, sono riuscita ad entrare in un ambiente molto tecnico e difficile. Poi, conperseveranza, etica professionale e le mie spicifiche abilità nel campo della gestione dei programmi di investimento, sono risucita ad avanzare professionalmente.

Pensa che in Italia avrebbe avuto lo stesso successo?

Non credo, purtroppo. Magari sono io che sono un po’ negativa su questo argomento. La recommendation esiste anche qui, ma è intesa in maniera molto diversa. Anche se non perfetta, l’America resta sempre uno dei luoghi dove il valore viene riconosciuto e premiato.

Che legame ha conservato con la Puglia?

Mio papà Michelangelo e mio fratello Nicola sono ancora a Bari, ed io ci torno una volta l’anno. Mia sorella invece si è trasferita a Lecco. I mie tre figli amano l’Italia e la Puglia in particolare, tanto che vogliono venirci a vivere. Per me il fatto che parlino italiano e che amino la cultura italiana è una grande soddisfazione: l’italianità è importante. Dico sempre loro che sono più fortunati dei bambini americani, perché possono conosceree capire due culture diverse e prenderne il meglio, perché nessuna delle due culture è perfetta. Quello di vivere almeno un anno all’estero è un consiglio che do a tutti: solo capendo le altre culture, senza i filtri dei mass media, si conosce davvero il mondo.

Cosa pensi della Puglia di oggi?

La Puglia è migliorata e sta migliorando tantissimo. Qui ne parlo sempre benissimo e ci mando un sacco di americani in ferie. Dobbiamo restare gelosi della nostra Puglia. Abbiamo grandi potenzialità ma dobbiamo gestirle bene: non dobbiamo rimanere indietro ma neanche essere fagocitati dagli stranieri. Nelle ultime tre estati sono stata in vacanza in Salento: abbiamo grandi gioielli e dobbiamo preservarli, cosa che in America non riescono a fare. Anche se in America non hanno gioielli come il Salento.

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