Abbondanza di candidati per il centrosinistra, che però dovrà affrontare il nodo delle primarie. Ancora pochi nomi invece nel centrodestra.
Ancora tutto da decifrare il rebus delle candidature a sindaco per il Comune di Bari. In riferimento alle prossime elezioni amministrative, che si terranno a giugno insieme a quelle per il rinnovo del Parlamento europeo, ci sono già quattro candidati ma mancano quelli degli schieramenti principali. Sono già in campo Manila Gorio con la lista Bari Città Libera, Sabino Mangano (ex consigliere comunale M5S) con “Oltre – Movimenti civici uniti”, Ninni Cea (ex consigliere comunale FI) e Tommy Attanasio, ex consigliere regionale di An poi avvicinatosi a Emiliano.
Nel centro sinistra non c’è intesa nemmeno sulla modalità per individuare il nome da proporre alla città per raccogliere la non semplice eredità di Antonio Decaro.
Lo strumento delle primarie, infatti, sembra una soluzione auspicata dal Partito Democratico, che però ha ben tre nomi sul tavolo: il deputato Marco Lacarra; l’assessora comunale alle Politiche giovanili, Paola Romano: l’assessore allo Sport, Pietro Petruzzelli. Il regolamento stabilisce un massimo di due nomi da proporre in caso di primarie, il conto è presto fatto perché per essere candidabili bisogna raccogliere almeno il 35% delle firme degli iscritti. Tuttavia, al momento non si prevedono passi indietro da parte di qualcuno dei tre.
Come si diceva, il tema è già il metodo di individuazione del nome. Azione, con il consigliere regionale Fabiano Amati, ha già fatto sapere che si riterrà fuori dal centro sinistra se il candidato sindaco non verrà scelto tramite consultazione popolare. Al contrario, il Movimento 5 Stelle ha palesato la contrarietà alle primarie e l’obiettivo di scegliere il candidato a primo cittadino attraverso accordi politici. A margine dell’incontro tra i rappresentanti del movimento e Decaro, il senatore Gianmauro Dell’Olio ha chiarito: “L’accettazione del documento in cinque punti che abbiamo presentato al primo cittadino non significa che stiamo scrivendo un patto di sangue. A noi interessano i cittadini e la città di Bari, non accordi che esulino dal programma”.
Alla finestra altri nomi papabili per provare a chiudere il cerchio della candidatura a sindaco di Bari per il 2024. Innanzitutto, l’avvocato Michele Laforgia, presidente dell’associazione “La Giusta Causa”, molto attiva politicamente ormai da qualche anno e protagonista lo scorso luglio di un incontro molto partecipato alla zona Marisabella del porto di Bari. Una serata con tanti protagonisti del centrosinistra degli ultimi vent’anni e nel corso della quale lo stesso penalista barese strigliò i massimi rappresentanti politici: “La coalizione che ha governato per 20 anni non esiste più. Non è più tempo di tavolini, caminetti, decisioni dall’alto e neppure di primarie. Continuare a evocare le primarie senza aver definito chi siamo e cosa vogliamo fare è semplicemente insensato”.
Infine, il mondo dei civici di centro sinistra. Luci puntate su Con e il suo coordinatore regionale, l’ex senatore di Forza Italia Michele Boccardi, che fa sapere: “Abbiamo tre nomi da proporre alla coalizione, due uomini e una donna. Se una delle proposte non dovesse essere condivisa dagli alleati siamo pronti ad affrontare le primarie”. Senso Civico, guidata dall’ex assessore Alfonso Pisicchio, in una nota esprime contrarietà allo strumento delle primarie ma chiarisce: “La nostra presenza afferma la nostra volontà di dare un contributo qualora ci fossero le condizioni di mettere realmente a disposizione le nostre idee e competenze per la città di Bari. Siamo dunque pronti al confronto su contenuti condivisi, sui temi fondamentali e siamo pronti a metterci a disposizione per il bene della comunità barese”.
E il centro destra?
Il vento sembra favorevole e dopo vent’anni di sconfitte potrebbe essere il momento della ripartenza. Al momento non si intravede una candidatura unitaria, in grado di compattare a livello locale la coalizione che guida il Paese. In campo ci sono due vecchie glorie degli anni d’oro del centro destra, a guida Pinuccio Tatarella, ma oggi sono espressione di due sole liste civiche e non raccolgono il favore dei partiti tradizionali. Tuttavia, qualche ragionamento politico si può fare su come andranno a riempirsi le caselle. Con la candidatura a sindaco di Foggia di Raffaele Di Mauro, esponente di Forza Italia, e con la probabile investitura di un leghista per le consultazioni di Lecce, il capoluogo pugliese spetterebbe a Fratelli d’Italia. In quest’ottica ha perso subito quota la candidatura del viceministro alla Giustizia, il forzista Francesco Paolo Sisto, in favore del senatore Filippo Melchiorre. Esperienza pluridecennale come consigliere comunale, il politico ha vinto il collegio senatoriale di Bari e, almeno inizialmente, sembrava voler rifiutare la candidatura a primo cittadino proprio per non rendere di nuovo contendibile lo scranno a Palazzo Madama. Del resto, anche il coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, ha aperto a diverse opzioni: “A Giorgia Meloni e ai partiti di centrodestra piace l’idea di una donna ai vertici delle istituzioni. Detto questo, nel caso in cui Melchiorre non dovesse accettare, abbiamo una lunga serie di potenziali candidati, tutti credibili e competitivi”.
Per concludere, la scelta dei candidati per le elezioni comunali di Bari, che dopo quattro tornate sembrano tornate contendibili per il centro destra, è ancora lontana da venire e probabilmente avverrà entro la fine del 2023. Riuscirà il centro destra a individuare un candidato in grado di raccogliere la fiducia (e il voto) dei baresi o ancora una volta fallirà?
Il risultato di Bari, come è noto, normalmente anticipa quello delle elezioni regionali dell’anno seguente e, di conseguenza, riveste un’importanza strategica, anche per il centro sinistra atteso al primo vero banco di prova dopo l’elezione a segretaria nazionale di Elly Schlein.
di Gennaro Del Core
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