{"id":8374,"date":"2023-10-17T15:17:34","date_gmt":"2023-10-17T13:17:34","guid":{"rendered":"https:\/\/www.amazingpuglia.com\/?p=8374"},"modified":"2023-10-17T15:23:02","modified_gmt":"2023-10-17T13:23:02","slug":"guardiano-faro-borbonico","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.amazingpuglia.com\/guardiano-faro-borbonico\/","title":{"rendered":"Gaetano Serafino: il guardiano del faro Borbonico"},"content":{"rendered":"

Figlio d\u2019arte, \u201cNinni il piccolo\u201d \u00e8 il guardiano del faro Borbonico del Porto di Bari<\/h2>\n

La citt\u00e0 di Bari come la conosciamo adesso, con una forte vocazione commerciale e turistica, deve molto al mare. Ed \u00e8 proprio per il suo essere una citt\u00e0 marinara che non pu\u00f2 prescindere dall\u2019avere un luogo protetto dove attraccare le navi, quel \u00abporto sicuro\u00bb che \u00e8 diventato anche luogo metaforico prezioso per il nostro muoverci dentro la vita. Uscendo dalla metafora e tornando alla concretezza della forma urbanistica della citt\u00e0, molto si deve ai Borboni, che hanno fortemente voluto e promosso la realizzazione del Porto Commerciale. E altrettanto, se non di pi\u00f9, bisogna ringraziare tutti i guardiani dei fari, che hanno prestato e prestano tuttora servizio nel porto e che hanno permesso alle imbarcazioni, nel corso delle varie epoche, di attraccare in acque calme anche con il mare in tempesta. Il faro che segnala l\u2019ingresso di un porto rappresenta un riferimento sicuro anche per le navi dotate di sistemi Gps modernissimi, che permettono la navigazione nelle ore notturne in totale tranquillit\u00e0: la vista del faro muove nei capitani di queste imbarcazioni un vero e proprio sospiro di sollievo. La sicurezza che il faro rappresenta per chi va per mare \u00e8 legata a quelle luci costantemente accese. E quelle luci sono il cuore della responsabilit\u00e0 del guardiano del faro, il cui lavoro non conosce tregua, n\u00e9 riposo notturno o festivit\u00e0: il suo lavoro consiste nell\u2019avere estrema cura che quelle luci non si spengano mai.<\/p>\n

In questo articolo vi racconteremo la storia di uno di questi eroi quotidiani, Gaetano Serafino, guardiano di fari e del Faro Borbonico del Porto di Bari tanto caro alla citt\u00e0 vecchia.<\/h3>\n

Si potrebbe dire che Gaetano sia figlio d\u2019arte, in quanto il padre Michele prest\u00f2 anch\u2019egli servizio come guardiano del faro. Vi racconteremo della preziosit\u00e0 del Faro Borbonico e di due generazioni che hanno vissuto con il mare e per il mare.<\/p>\n

\"faro<\/p>\n

La vita di Gaetano, soprannominato Ninni piccolo, inizia proprio nel Faro Borbonico del Porto di Bari quando la famiglia vi si trasfer\u00ec nel 1955. Quando si parla dei fari, siamo soliti immaginarne di alti e maestosi, collocati al centro di isole che si trovano in mezzo al mare. In questo caso, si tratta di un faro dalla forma bassa e tozza, tondeggiante e svasata per contrastare il mare. La luce, rossa e fissa, segnala il lato sinistro dell\u2019ingresso del porto. Una delle prime cose che la storia di Ninni piccolo ci ha insegnato \u00e8 che non esistono soltanto quei fari che con la loro luce intermittente indicano i vari porti o punti pericolosi in mezzo a mare: ogni porto, infatti, \u00e8 dotato di altri due fari, pi\u00f9 piccoli, o luci di segnalazione, che segnano l\u2019ingresso del porto stesso, una soglia composta da una luce di colore rosso e una di colore verde, in modo da indicare e favorire sia l\u2019ingresso che l\u2019uscita. Oggi al loro posto spesso troviamo semplici luci montate su alti pali.<\/p>\n

\"faro<\/p>\n

Il Faro Borbonico, di cui vi raccontiamo, \u00e8 classificato di V ordine e fu costruito nel 1887 dalla \u201cLepant e Fils\u201d di Parigi, che utilizz\u00f2 le maestranze locali dell\u2019impresa di Vincenzo Storelli. Il faro venne realizzato per sostituire il precedente faro galleggiante sistemato davanti al molo dalla fine del 1859, che fin da subito si rivel\u00f2 tanto inadeguato al compito per cui era stato fabbricato, che nel 1879 un mercantile a vela \u201cClotilde\u201d si schiant\u00f2, spinto da una tempesta, sugli scogli del molo.<\/p>\n

La struttura dell\u2019attuale faro \u00e8 fra le poche originali; ed ha resistito ai numerosi eventi tragici accaduti nel porto, fra tutti il bombardamento da parte dei Tedeschi del dicembre del 1943 e l\u2019esplosione del piroscafo battente bandiera americana Henderson nel 1945.<\/h4>\n

\"faro<\/p>\n

La base bassa e tondeggiante del faro \u00e8 composta da lastroni di pietra curvati ed \u00e8 solcata da finestroni ovali su tutto il perimetro. Al di sopra di essa \u00e8 posta una torre, alta una decina di metri, che inizialmente conteneva un fanale Bordier-Marcet. Anche quest\u2019ultimo fu sostituito con un fanale pi\u00f9 potente, lenticolare a sospensione, della ditta Sautlen & Lemonnier. I fanali erano istallati nel torrino superiore a forma di esagono regolare con ampie vetrate. Sempre nel torrino superiore, da un\u2019angusta porticina, non pi\u00f9 alta di 60 cm, si accede alla balconata circolare protetta da una ringhiera bianca. La vista dalla balconata spazia sull\u2019intero Porto e, nelle giornate pi\u00f9 limpide, volgendo lo sguardo verso l\u2019uscita delle navi, si pu\u00f2 intravedere il profilo delle montagne del Gargano. In cima al torrino \u00e8 collocata una copertura circolare, sormontata una banderuola segnavento.<\/p>\n

\"faro<\/p>\n

In questo faro, Ninni piccolo trascorse la sua prima infanzia. La famiglia Serafino, infatti, si era trasferita a Bari dalla Calabria, dove Michele, il padre, aveva prestato servizio presso il faro di Isola Capo Rizzuto (Kr). Qui Gaetano, appena nato, viveva con la sorella Domenica di 2 anni, il fratello Antonio di un anno e mamma Gaetana. La loro casa si trovava esattamente accanto al Faro Borbonico: era una costruzione di un piano, che seguiva la linea del molo, divisa da una piccola aia, dove mamma Gaetana si prendeva cura delle galline, e subito dopo i magazzini del porto. L\u2019infanzia di Ninni piccolo dei suoi fratelli e sorelle e degli altri bambini che frequentavano il porto fu un\u2019infanzia come molte altre, vita di famiglia, pranzi coi parenti e giochi per strada, in un tempo scandito dai ritmi del mare. Nel 1961, la famiglia, alla quale si era aggiunta l\u2019ultima nata, Caterina, si trasfer\u00ec sull\u2019isola di Sant\u2019Andrea a Gallipoli (Le).<\/p>\n

\"faro<\/p>\n

Nell\u2019immaginario comune, la vita del figlio di un guardiano del faro si porta dietro un\u2019aura di solitudine e sacrifici, ma nella realt\u00e0 di Ninni piccolo le cose andarono molto diversamente. Sull\u2019isola c\u2019erano sette bambini di et\u00e0 diverse, figli di Michele e del collega, che avevano trasformato l\u2019intera area in un vero e proprio parco giochi con tanto di spiaggia personale.<\/h4>\n

\"faro<\/p>\n

Oggi Gaetano ci racconta: \u00abLa prima volta che sono salito sulla lanterna di un faro avevo sei anni, con pap\u00e0 che mi faceva sedere sull\u2019ottica rotante come se fosse una giostra. Mi sentivo importante, guardando il mare infinito da un lato e il paese cos\u00ec lontano dall\u2019altro: non solo abitavo in un faro ma anche su un\u2019isola\u00bb. Gli occhi di Gaetano sono ritornati quelli di Ninni piccolo, con un bagliore languido in cui ancora oggi scintilla la vivacit\u00e0 della giovent\u00f9 trascorsa. Il suo racconto prosegue: \u00abIl primo anno di scuola avevamo una maestra fissa che viveva con noi sull\u2019isola per tutto il periodo scolastico, ma dal secondo anno ci fu assegnata una maestra pendolare, ed era proprio nei giorni di mare grosso che si gioiva per la lezione che saltava\u00bb. Al faro le responsabilit\u00e0 del padre di Ninni piccolo, Michele, erano molteplici.<\/p>\n

Bisognava salire pi\u00f9 volte durante il giorno fino alla lanterna per \u00abdare la carica\u00bb al meccanismo rotante, quasi fosse un orologio.<\/h4>\n

Nei giorni di freddo e mare grosso i giochi venivano spostati all\u2019interno dell\u2019edificio, con il panorama che cambiava radicalmente. \u00abIl grigio delle tempeste, per\u00f2, non mi ha mai spaventato, anzi ero attratto dal moto impetuoso delle onde e dalle nuvole che si spostavano nel cielo\u00bb, aggiunge Gaetano. Nel 1970 la famiglia ritorn\u00f2 a Bari e si trasfer\u00ec nuovamente e definitivamente al faro di Punta San Cataldo. A Bari Michele lavor\u00f2 fino al 1987, l\u2019anno del suo pensionamento. Gaetano, nel frattempo, intraprese gli studi tecnici e, nel 1978, partecip\u00f2, vincendolo, al concorso come assistente tecnico nautico. Lasci\u00f2 la casa del faro di San Cataldo per i sei mesi di addestramento, per diventare anche lui un guardiano dei fari. Gaetano ci racconta, ricordando il padre: \u00abdopo la pensione non \u00e8 mai andato via dal mare, ha comprato una casetta vicino al faro e gi\u00e0 dalle sei del mattino era l\u00ec a curare l\u2019orto, a dare una mano per qualche piccola faccenda o anche solo per una semplice passeggiata nel giardino della casa del faro. Non \u00e8 mai riuscito a staccarsi completamente dal suo vecchio lavoro, come non \u00e8 mai riuscito a separarsi dal mare, fino a quando una malattia lo ha costretto a letto\u00bb.<\/p>\n

\"faro<\/p>\n

Nel 2009 Michele mor\u00ec, senza riuscire a vedere quella che per lui era sempre stata la sua vera casa, il Faro Borbonico, ristrutturato e riportato al suo antico splendore. Nel 2019, infatti, il Comune ha ristrutturato l\u2019intero edificio e lo ha affidato all\u2019associazione culturale \u00abMar di Levante\u00bb, presieduta da Elisa Cataldi, che organizza mostre ed eventi culturali. Considerata la prossimit\u00e0 con il Terminal Crociere, il Faro Borbonico \u00e8 il primo monumento della Bari ottocentesca che il turista approdato in citt\u00e0 pu\u00f2 visitare. Con la sua luce rossa il Faro Borbonico continuer\u00e0 a segnalare l\u2019ingresso del Porto di Bari e, con i suoi 136 anni di storia, seguiter\u00e0 a raccontare di una citt\u00e0 in evoluzione.<\/p>\n

Testo e Foto di Valeria Genco e Mimmo De Leonibus<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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