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Tuorlo biancofiore, un uovo da bere

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Alessandra e Antonio sono tornati a San Giovanni Rotondo per dar vita alla loro azienda. Quella raccontata da Toni Augello è una storia di galline. E d’amore

Tutti possono aprirlo, ma nessuno al mondo può riuscire più a chiuderlo. È l’uovo. E come per l’apertura dell’uovo esistono tanti altri processi irreversibili. Una volta che vengono attivati non si può tornare indietro. Almeno non alle stesse condizioni di partenza.
Lo sanno bene Alessandra Germano e Antonio Biancofiore che, a un certo punto del loro percorso, lontani da casa, decidono di abbandonare lui la sicurezza di un posto fisso, lei la certezza che si possa trovare lavoro dappertutto, tranne che “giù”, e lanciano il cuore oltre la paura di fare una frittata.
La voglia di tornare non è mai mancata. Sono le occasioni, quelle che scarseggiano. Quindi si può rientrare solo a patto di crearla con le proprie mani, l’occasione buona. È proprio quando maturano questa consapevolezza che inaugurano un nuovo inizio, dando vita al loro processo irreversibile. E, anche se in quel momento ancora non lo sanno, di lì a poco invertiranno anche una tendenza: piuttosto che ereditare
un lavoro dai propri genitori, saranno loro stessi a coinvolgerli in una nuova attività.

È la primavera del 2013. Sono entrambi di San Giovanni Rotondo, under 30 e vivono fuori regione. Antonio è operatore socio sanitario in Abruzzo. Alessandra si è laureata in una branca della veterinaria e specializzata in marketing agroalimentare in Emilia Romagna. Hanno la Puglia tatuata sul cuore. E la
loro regione si sta affermando proprio in quegli anni come un vero e proprio brand internazionale, destinazione turistica incantevole e scrigno pieno zeppo di tesori enogastronomici.

Unire la passione per la natura e per il buon cibo al rispetto per l’ambiente e all’amore per gli animali accende un’idea che può concretizzarsi in un vero e proprio stile di vita: creare un’azienda avicola con uova prodotte da galline allevate all’aperto, nel rispetto dei loro ritmi biologici.
I genitori di lei hanno un piccolo appezzamento di terreno nel cuore del Parco Nazionale del Gargano. I due giovani si fanno coraggio e propongono di avviare un piccolo allevamento all’aperto di galline. Asso- luta libertà per le “ovaiole”, massimi benefici per tutti. I genitori non si oppongono e tengono d’occhio i due, che si recano tutti i giorni di buonora in fattoria per avviare la giornata con le proprie livornesi e padovane, a cui danno libertà fino alle ultime luci del giorno, per poi raccogliere il giorno successivo il prezioso prodotto della deposizione. Nasce così Tuorlo Biancofiore.
Partono con meno di 50 galline. Il lavoro che in teoria dovrebbe essere facilmente gestibile, si rivela duro. Passare dai libri dell’Università alla vita di campagna non è una passeggiata. Ma sanno bene che devono impegnarsi almeno il doppio rispetto a quanto preventivato, se non vogliono deludere se stessi e i propri genitori.
Il primo giorno di raccolta resta un’immagine indelebile nei loro ricordi. Sul tavolo della fattoria ci sono 40 uova fresche, che in quel momento paiono una enormità. Alessandra prova un attimo di panico. “Come riusciremo a vendere tutte queste uova prima di raccoglierne altrettante domani e nei giorni a seguire?”, si domanda perplessa con gli occhi che si gonfiano di lacrime.
I principali social network viaggiano già a pieno regime, ma il primo e più importante supporto, in quel frangente, arriva proprio dai loro genitori, che si affidano al buon vecchio passaparola. Le uova si vendono tutte in meno di 24 ore.
Da quel giorno, Antonio e Alessandra se li ritrovano spesso a fianco in campagna. C’è chi da un consiglio, chi aiuta a foraggiare le galline, chi passa al momento opportuno per aiutarli nella raccolta. E le uova Tuorlo Biancofiore, per le caratteristiche dell’allevamento e per le qualità organolettiche, sono deliziose e vanno via come il pane. Presto ne servono altre. E poi ancora. I cesti nei vari punti vendita si svuotano sempre più in fretta e l’allevamento inizia a crescere progressivamente.
La storia dei due giovani inizia a fare il giro del web. Finiscono più di una volta sulle tv nazionali e appaiono su giornali e quotidiani. I genitori, che nel frattempo si sono pensionati, sono ormai parte integrante del team, e sono sempre lì, accanto a figli e galline per garantire tutto il supporto necessario. Il loro aiuto è prezioso. Sono lavoratori dipendenti che non hanno mai conosciuto dinamiche imprenditoriali, ma ora hanno una una missione, anzi due: impedire con tutte le loro forze che il progetto fallisca e che, di conseguenza, i figli vadano via di nuovo. Insomma non è solo una questione di orgoglio, è in gioco il futuro dei propri figli, della famiglia.

A sette anni da quei giorni, oggi Alessandra e Antonio allevano oltre duemila galline in tre allevamenti diversi, in modalità rigorosamente estensiva, per dedicare tutto lo spazio possibile agli animali. Ben oltre le stesse normative. Le uova non si contano più. Antonio e Alessandra difendono il proprio sorriso da produttori allevando galline felici. Bontà del prodotto e attenzione alla salute della persona spingono le vendite. Si perfezionano i processi e la comunicazione, migliora il packaging. La rete di vendita si estende prima a tutto il territorio regionale, poi a quello nazionale. Le uova vengono spedite in tutta Italia tramite corriere. L’inedito pack è stato pensato anche per consentire alle uova di fare molta strada in sicurezza ed arrivare integre sugli scaffali dei negozi e sulle tavole dei consumatori.
Il “prodotto” di una gallina allevata in libertà fornisce circa 7 grammi di proteine nobili con tutti gli amminoacidi essenziali, vitamina A ed E, sali minerali, in particolare fosforo, e grassi nobili Omega 3, perché grazie alla libertà le galline sono libere di beccare erba medica, germogli e insetti. In questo modo le uova ottenute sono ricche di valori nutrizionali
e presentano un gusto più delicato rispetto a quelle provenienti dagli allevamenti intensivi. Non è più un semplice prodotto da magiare, ma un uovo da bere, come una volta. Un vero e proprio “nobiluovo di natura” come dice il loro arguto pay off.

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