SPECIALE TARANTO

SPECIALE TARANTO – La grande delusione

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Mentre il trasformismo diventa l’unico protagonista della vita politica cittadina, Taranto scivola nelle graduatorie sulla qualità della vita e non decollano le alternative economiche alla grande industria. La crisi irrisolta dell’ex Ilva non può più essere un alibi.

TESTO DI GIANLUCA COVIELLO 

Nella classifica sulla qualità della vita nei comuni realizzata da Italia Oggi Taranto si colloca al 99esimo posto su 107, con la magra consolazione di aver scalato” due gradini rispetto al 2023. Nella sottocategoria sicurezza sociale”, invece, non fa peggio nessunaltra città italiana. Lultima posizione è occupata dalla città dei due mari anche in unaltra indagine, condotta questa volta dalla Commissione europea con il contributo dellIstat, dal titolo Quality of life in European cities”. Inoltre registra, stando ai dati della Uil, il maggior numero di crisi industriali in Puglia: ben nove, tra le cinquantadue incardinate sul tavolo della task force regionale per loccupazione (sono esclusi il siderurgico e il porto, le cui crisi sono gestite in sede ministeriale). Più di diecimila i lavoratori coinvolti. Lo scorso anno oltre la metà delle ore di cassa integrazione in Puglia, esattamente il 58,6 per cento, è stata registrata nella provincia ionica. Una fotografia che lascia poche parole e molti dubbi su quanto si stia realmente facendo per risollevare le sorti di una terra che, tra grande industria e forze armate, per anni ha dato tantissimo al Paese. 

Il sogno del turismo e il triste risveglio

La politica nellultimo decennio è stata incapace di affrontare con maturità il problema industriale legato alla crisi dellex Ilva così come le altre vertenze del territorio. Non ha trovato di meglio da fare che riempire i programmi elettorali con quello che di colpo sembrava diventata la panacea di tutti i mali: il turismo. I risultati non sono migliori di quelli registrati in altri settori: nei primi otto mesi del 2024, secondo i dati di Pugliapromozione, solo la Bat su base regionale ha registrato un numero inferiore di presenze turistiche rispetto a Taranto. La metà di Brindisi, un terzo di Bari e un quinto di Lecce. La città ionica è ventesima tra i comuni pugliesi, sempre per numero di presenze. Un terzo meno di Nardò. 

Il porto: un gigantesco buco nero

Se il turismo non bastava a convincere gli elettori dellaffare che avrebbero fatto votando per loro cera un altro cavallo di battaglia che i partiti, da destra a sinistra, hanno provato a cavalcare: il porto commerciale. La sua posizione strategica e le ampie aree retroportuali, tra le più vaste dEuropa e quindi con infinite potenzialità di sviluppo, rappresentano da decenni gli ingredienti di un dolce perfetto che nessuno, però, riesce a cucinare. Nel 2023 le merci movimentate sono scese sotto le sei milioni di tonnellate, cosa mai successa da quando i traffici vengono registrati dalle Autorità di sistema portuale (2003). Numeri condizionati dalla scarsa produttività del siderurgico e proprio questo dimostra il fallimento delle politiche di diversificazione: il mancato superamento della monocoltura industriale che da oltre sessantanni caratterizza leconomia del territorio. I dragaggi, che permetterebbero lattracco di navi più grandi, continuano ad essere un miraggio, nonostante il primo protocollo dintesa per la loro realizzazione risalga al 2009. Ad Agosto era stato ultimato il primo lotto della cassa di colmata, destinazione finale per i 2,3 milioni di metri cubi di sedimenti da prelevare dai fondali. Peccato, però, che dai controlli sia emerso che lopera non ha tenuta idraulica né statica, in difformità rispetto al progetto. Un problema che va ad aggiungersi a quelli di impermeabilizzazione già verificati nel 2021. Risultato: servono almeno altri 220 milioni e chissà quanto tempo. Intanto per 330 lavoratori ex Tct-Evergreen, attualmente in carico all’Agenzia del Lavoro, l’unica prospettiva da anni è la cassa integrazione.

ex sindaco taranto

Ex sindaco Rinaldo Melucci

Arriva Ferretti. Anzi, no 

Tra i progetti presentati come centrali nella politica di reindustrializzazione dell’area ionica cera anche il nuovo stabilimento Ferretti che doveva sorgere dove una volta c’era la Belleli. Allinterno del contratto istituzionale di sviluppo che ha il compito proprio di realizzare la tanto agognata riconversione industriale del territorio, lallora governo Draghi arrivò a definanziare il progetto dellacquario digitale, ancora tutto o quasi da scrivere, per destinare oltre 14 milioni per la buona riuscita dellaccordo con il gruppo leader nella costruzione di yacht di lusso. In gioco cera lassunzione di duecento persone, altrettanti milioni in investimenti ma anche la bonifica dellarea, ricadente nel Sin (Siti di Interesse Nazionale) ionico.  Ad aprile di questanno, però, il gruppo Ferretti decide di colpo di rinunciare a Taranto. In quella occasione il sindaco Rinaldo Melucci ipotizzò il possibile intervento di un altro investitore privato. La città sta ancora aspettando. 

I soldi (veri) dellEuropa e i Giochi del Mediterraneo

Se è vero che a Taranto non è arrivata la svolta tanto in chiave industriale che sociale, è altrettanto vero che ci sono ancora delle opportunità alle quali guardare con speranza. A cominciare dagli 800 milioni di euro destinati dal Just Transition Fund Italia 2021-2027” della Commissione Europea, dedicato alla trasformazione dei territori in transizione. Una occasione imperdibile in cui sarà importante non ripetere gli errori del passato, a cominciare da quelli commessi nella pianificazione dei lavori per i Giochi del Mediterraneo che si terranno a Taranto nel 2026. Lentezza nella realizzazione delle opere prima e scontri istituzionali poi, hanno rischiato di dissolvere anche questa opportunità. Oggi, sotto la guida del commissario governativo Massimo Ferrarese, è corsa contro il tempo per preparare gli impianti sportivi per il grande evento.

Una città che guarda

Numeri e classifiche non sembrano allarmare particolarmente chi vive a Taranto. Nonostante torni a crescere la disoccupazione, al 13,3 per cento contro il 12,2 regionale e 8,1 quella nazionale, non  c’è un vero dibattito sul futuro economico della città. Non lo si avverte tra gli imprenditori ma neanche nelle istituzioni. Lamministrazione comunale è sostenuta da una maggioranza diversa da quella uscita dalle urne due anni e mezzo fa, consegnando a Rinaldo Melucci il secondo mandato da sindaco. A sostenerlo non ci sono più il Pd, il M5s e i Verdi. Il passaggio in maggioranza di un consigliere dopposizione, Luigi Abbate, fino a quel momento tra i più acerrimi avversari politici del primo cittadino, ha scongiurato lo scioglimento del Consiglio lo scorso 19 febbraio, quando lopposizione si era data appuntamento dal notaio per registrare le dimissioni. Abbate è stato eletto presidente dellassise Comunale, in un risiko che vede prevalere lo spirito di sopravvivenza su quello eroico che richiederebbe una terra che scivola velocemente lungo un piano inclinato.

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