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PROGEVA & C. – La filiera fa la forza

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Partiti dal settore di rifiuti, Lella Miccolis e Marino Mongelli hanno allargato il raggio d’azione a fertilizzanti, piantine microgreen, legumi e cereali. Non sapevano nulla di imprenditoria. Oggi fatturano 15 milioni e hanno dipendenti

LELLA MICCOLIS E MARINO MONGELLI SONO I titolari di Progeva, uno dei gruppi imprenditoriali più interessanti di Puglia, che dal settore dei rifiuti ha esteso le sue attività ai fertilizzanti (Fertileva), a piantine microgreen, fiori e foglie eduli (Orto del gourmet) e alla commercializzazione di legumi e cereali (Terre di Altamura). La loro è una straordinaria storia di imprenditoria e tenacia, oltre che d’amore. Ed è ancora più straordinaria se si pensa che il punto di partenza, nei primi anni del 2000, fu questo: «Non eravamo imprenditori. Ci siamo buttati».
Lella è di Noci, laureata in scienze biologiche, ha alle spalle un tirocinio all’ospedale di Putignano, poi una esperienza lavorativa nel mondo della formazione, quindi in un laboratorio di analisi agroalimentare privato. Qui conosce Marino Mongelli, chimico, di Alberobello. Partecipa ad un corso di formazione dove insegnavano come redigere un business plan, le chiedono di tirar fuori una idea imprenditoriale e lei pensa ad un impianto di compostaggio di rifiuti or- ganici. «Dissi ad un amico di corso: “Io questa cosa la faccio veramente”. Andai a visitare qualche realtà in Lombardia e in una settimana ho visto tutta la filiera, conosciuto la normativa, visitato vari tipi di impianto».

Un viaggio che infonde fiducia e grandi stimoli. Ma in Puglia la realtà è diversa: «Tornata qui ho capito che il vero problema era ottenere le autorizzazioni e i finanziamenti. Per un fatto di orgoglio personale non volevo chiedere soldi ai genitori. Il relatore del corso di formazione, che faceva parte di un importante studio di commercialisti di Napoli, ci disse che credevano nel progetto e ci incoragiò ad andare avanti».
Mongelli, da parte sua, sul suo computer aggiornava un file in cui annotava idee imprenditoriali. Un giorno i due vanno alla fiera del Levante come visitatori. Lellla aggirandosi nei padiglioni vede una locandina che parla di finanziamenti. Era la stanza di IG, “Imprenditoria giovanile”. Fissarono un appuntamento. Ottennero fiducia e l’accompagnamento alle realizzazione del business plan vero.
«Fu la prima grande lezione di come si fa impresa: perché l’idea iniziale la devi sviscerare e non te ne devi innamorare troppo, altrimenti non riesci a comprenderne i difetti». Tale consapevolezza è maturata anche grazie al supporto di due storici imprenditori pugliesi del settore.
IG finanziò con il massimo importo ammissibile: 5 miliardi di lire, che poi arrivarono in euro perché si era a cavallo del passaggio epocale tra le due valute.

Quando arrivò il primo milione di euro sembrò una cosa gigantesca, «facevo fatica pure a scrivere la cifra». I soldi nemmeno li videro, perché furono spesi subito per realizzare l’impianto, «ma fu una fase davvero romantica del fare impresa. E ancora oggi vivo l’aspetto finanziario con distacco, e credo che sia una cosa che aiuta molto. Se avessimo pensato troppo al peso dell’operazione, forse ci avremmo rinunciato subito. E invece pensavamo che il territorio avesse bisogno di questo impianto e che l’idea imprenditoriale fosse giusta. Così anziché demoralizzarci ci incoraggiavamo». L’impianto di Progeva nasce nelle campagne di Laterza: lontano dal centro abitato, lo noti da un chilometro di distanza. È immenso ma non disturba l’ambiente.
«Nel settembre 2006 abbiamo iniziato con fanghi di depurazione civili e rifiuti solidi urbani, ma dopo due anni abbiamo deciso di eliminare i fanghi civili e agroalimentari perché su quel rifiuto c’è molto allarmismo ed anche perché desideravamo produrre un compost consentito in agricoltura biologica. Nel frattempo prendeva piede la raccolta differenziata. Per noi fu una manna dal cielo. I rifiuti conferiti inizialmente erano campani, perché in quella regione non c’erano siti».
Il successo di Progeva è stato pressocché immediato, ma le difficoltà non sono mancate.
«È molto facile demoralizzarsi e abbattersi, ma dobbiamo giocare la patita in maniera diversa. Non che tutto sia possibile, ma di certo si può fare, si può provare a realizzare i propri sogni».
L’altro nostro limite è che la gente vuole i risultati subito, ma il percorso è lungo e la battaglia contro il tempo spesso la perdi: «I risultati invece arrivano col tempo. Quindi dobbiamo darci il giusto tempo. C’è il tempo d investire e quello di godere. Anche se pure mentre godi non devi smettere di investire».
Progeva va immediatamente a regime con la raccolta dei rifiuti: «Il segreto del nostro successo? Rispettare le normative, gestire bene gli impianti, non cedere alle tentazioni di affari “sporchi” o pericolosi. Non abbiamo mai ricevuto una diffida, mai una ordinanza di chiusura. E poi siamo stati bravi a vendere il compost, cosa che non tutti riuscivano a fare. Abbiamo iniziato a venderlo alle aziende agricole locali, poi siamo andati oltre, e oggi abbiamo il problema di non riuscire a soddisfare tutta la domanda».

Negli anni Lella e Marino si sono costruiti una grossa credibilità, hanno fatto un importante ampliamento nel 2018 e ora stanno pensando di produrre energia dai rifiuti. Stanno assumendo personale.
Le aziende sono diventate quattro e danno lavoro ad una cinquantina di persone, cosa sorprendente se si pensa che tutte e quattro le imprese hanno alti livelli di automazione: «Io sono stata dall’altra parte e mi sono ripromessa di non creare occupazione precaria. All’inizio facciamo tirocini e contratti a termine, ma dopo che abbiamo conosciuto il lavoratore, se merita, lo stabilizziamo, perché solo un dipendente stabilizzato può costruirsi un progetto di vita».

La Progeva riceve i rifiuti, li tratta e produce compost. Fertileva produce fertilizzanti organici (terricci per giardinaggio, substrati di coltivazione per ortoflorovivaismo, concimi organici per agricoltura convenzionale sostenibile e biologica). Orto Gourmet (aperta con l’agronomo Carlo Mininni) produce piante microgreen, fiori e foglie eduli, inoltre lavora e commercializza tartufi e funghi. Piantine che ovviamente crescono su substrati prodotti da Fertileva. Terre di Altamura infine, rilevata un paio di anni dopo l’apertura, commercializza legumi e cereali da filiera corta. Anche qui si usano i concimi Fertileva.
Il fatturato totale ha rafgiunto i 15 milioni di euro, ma i due imprenditori non si fermano un attimo e pensano già a nuovi progetti. Nel settore dei rifiuti è previsto l’ampliamento della capacità di trattamento, poi la produzione di biometano ed energie rinnovabili. In quello dei fertilizzanti, invece, ad aprile parte un investimento per aumentare la capacità di produzione, «perché le richieste sono aumentate e si è ampliato il territorio di vendita: ora copriamo il Centro-Sud Italia e qualche paese estero». Nel comparto agricolo arriverà una nuova serra ad impatto zero sull’ambiente. E i funghi saranno coltivati indoor. «Per Terre di Altamura, infine, acquisiremo un altro capannone perché siamo in crescita e servono nuovi spazi per i magazzini».
Quella di Lella e Marino è una bella storia. Destinata a diventare ancora più bella.

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