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Politecnico più giovane, con nuovi corsi e idee

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Da ottobre Francesco Cupertino, 46 anni, è il magnifico rettore del PoliBa. «Bisogna continuare a far funzionare una macchina che già andava bene». Sul come ha idee chiare: nuovi corsi, una sede universitaria appetibile a Taranto, collaborazioni con le Pmi, dialogo con gli altri Politecnici. A cominciare da quello di Milano.

FRANCESCO CUPERTINO, 46 ANNI, FASANESE, è da ottobre il magnifico rettore del Politecnico di Bari. Docente di Convertitori, macchine e azionamenti elettrici e già direttore vicario del dipartimento di Ingegneria elettrica e dell’informazione, ha preso il posto di Eugenio Di Sciascio, ora vicesindaco nella giunta Decaro.

È diventato rettore giovanissimo. Preoccupato?

No. A Bologna il rettore del Politecnico lo è diventato a 44, quello del Politecnico di Milano a 46. Diciamo che ormai è diventata una normalità. E forse è giusto così.

Ha raccolto una eredità pesante, perché Di Sciascio ha ben operato e perché il PoliBa è riconosciuto tra i migliori Politecnici d’Italia.

Ho trovato una macchina che funziona e dobbiamo solo continuare a farla funzionare. Funziona perché fa didattica di buon livello, con docenti adeguatamente preparati e una offerta formativa rinnovata negli ultimi anni. Abbiamo un costate incremento delle immatricolazioni e sono stati fatti importanti accordi con le aziende che hanno bisogno di ingegneri.

Una strada che immagino continuerete a percorrere, vero?

Certamente, ma se finora si è guardato soprattutto alle grandi imprese e alle multinazionali, ora dobbiamo sforzarci di dialogare con le piccole e medie imprese, che poi costituiscono l’ossatura del nostro sistema produttivo. Dobbiamo trasferire tecnologia e innovazione verso i piccoli interlocutori. Perché l’azienda locale può dare maggiori prospettive di crescita ai nostri laureati. E perché spesso sento gli imprenditori lamentare il fatto di non riuscire a trovare le figure professionali specializzate che cercano.

Pensate anche a collaborazioni con altri Politecnici?

Sono sempre stato dell’idea che se uno prende spunti da chi è più bravo, fa bene. Guardo al Politecnico di Milano come esempio virtuoso ed il suo rettore, che ho già incontrato, si è dichiarato disponibile a condividere con noi le loro “best practice”. Questo è un rinnovato modo di vedere il sistema universitario, un sistema non fatto di monadi chiuse ma di collaborazioni.

Aveva garantito di continuare ad insegnare. Sarà arduo…

Lo è, ma lo avevo promesso ai ragazzi del mio corso. E continuerò a farlo, finché reggo. Continuerò a farlo soprattutto a Taranto, che finora è stata una sede decentrata di serie B: farò di tutto per farla diventare di serie A, spostando la sede dal Paolo VI alla città. Il Comune è disponibile ad individuare un immobile più adatto. E poi voglio ricostituire il Dipartimento, con docenti e dipendenti che abbiano Taranto come sede di lavoro e non Bari. E qui serve anche la disponibilità del ministero. Ovvamente non farò a Taranto un corso fotocopia di quelli esistenti a Bari, non avrebbe senso. Penso invece alla riqualificazione industriale, all’aerospaziale o alla nautica, ai temi legati all’ambiente e alla riqualificazione edilizia del centro storico della città. Insomma corsi che non abbiano una alternativa a 100 chilometri di distanza. Voglio una sede universitaria appetibile.

Sempre a Taranto avete avviato il programma P-Tech con Ibm…

Si, un progetto importante che offre formazione fin dal terzo anno delle scuole superiori sulle tematiche della digitalizzazione. Gli studenti diplomati arrivano all’università con dei crediti. È il primo esperimento in Italia e sono orgoglioso che sia ospitato dal Politecnico di Bari.

Foggia e Brindisi?

Il rettore di Foggia mi ha detto che c’è una forte richiesta di Ingegneria, ma torniamo al punto precedente: mi servono più professori per avviare un nuovo corso. A Brindisi infine abbiamo il corso di laurea magistrale in Ingegneria Aerospaziale, interateneo con l’Università del Salento, e rimarrà.

Novità su Bari, invece?

Vorremmo far partire l’anno prossimo una laurea magistrale di Meccanica in lingua inglese. Una idea che nasce dalle sollecitazioni degli studenti e dalle richieste delle aziende.

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