Pasquale de Marco, amministratore e socio unico della De Marco Srl e vicepresidente di Ance Bari e Bat ama dire che costruisce case per vivere ma la sua passione resta il restauro. La sua azienda nasce a Trani nel 1991, in un primo momento in forma individuale, dal 2012, mediante conferimento, diviene società di capitali e trasferisce la propria sede a Bari. «Il core business è quello dei lavori pubblici, dove possiamo contare su una consolidata esperienza nell’ambito del restauro monumentale e dell’archeologia, ma negli ultimi anni stiamo investendo sempre di più anche nell’ambito dell’edilizia privata e del real estate».
Come nasce la passione per il restauro?
Da molto lontano, essendo figlio d’arte. Infatti fu mio padre Ignazio, imprenditore edile artigiano, ad iniziare questo mestiere, come caposquadra per i lavori di decostruzione e ricostruzione per anastilosi del campanile della Cattedrale di Trani. Cattedrale situata a 200 metri da dove sono nato e luogo dove ho passato la mia infanzia, fino alla maturità. Credo sia stato questo contesto ambientale, ricco d’arte e monumenti (Cattedrale, Castello Svevo, Giudecca, ecc..), ad influenzarmi e a suscitare in me una passione per l’arte e per il bello, per la loro conoscenza, tutela e conservazione. Ritengo, infatti, che il restauro conservativo sia l’unico strumento che abbiamo per la tutela del nostro patrimonio culturale, per tramandarlo alle generazioni future, in modo che possa continuare a raccontare storie e a trasmetterci sensazioni ed emozioni.
Pur operando in un settore da sempre a predominanza “maschile”, avete adottato una politica di parità di genere in azienda. Per quale motivo?
Tale scelta riflette il nostro costante impegno verso la promozione di un ambiente di lavoro inclusivo, equo e rispettoso. Il desiderio è che ognuno possa esprimere il proprio potenziale e le proprie risorse senza subire discriminazioni o riscontrare barriere di alcun tipo. La nostra politica per la parità di genere, sostenuta da azioni concrete, è orientata, infatti, allo sviluppo dell’empowerment femminile in tutti i ruoli chiave della nostra organizzazione, ma anche alla tutela e alla valorizzazione della diversità.
Qual è stato l’intervento più complicato che avete eseguito finora?
Ogni opera è unica ed ha la propria quota di complessità, ma l’intervento eseguito per il restauro e la valorizzazione del Santuario Micaelico nella grotta in cima ad una montagna a Olevano sul Tusciano si è rivelato particolarmente arduo. A causa delle caratteristiche geomorfologiche del territorio, abbiamo dovuto trasportare il materiale utilizzando gli elicotteri, mentre gli operai, dopo aver percorso 3 km di strada sterrata in salita con i fuoristrada, dovevano percorrere gli ultimi 500 metri di salita a piedi, non essendovi diverso accesso al cantiere. E questo ogni giorno per 7 mesi. È stata un’esperienza difficile e faticosa, ma che ci ha uniti e temprati e che oggi ricordiamo piacevolmente.
E quello che l’ha reso più orgoglioso?
Ogni consegna di restauro ultimato ci rende orgogliosi, perché attraverso di essi riusciamo a far rivivere la storia e a restituire un pezzo di essa alle persone, ma il cantiere di Villa di Diomede a Pompei e il Memoriale della Shoa al binario 21 della stazione centrale di Milano, occupano un posto particolare nel mio cuore.
A Villa di Diomede (primo di una serie di restauri importanti nel Parco Archeologico di Pompei), attraverso un intervento “gentile” e rispettoso, siamo riusciti a rendere completamente accessibile da tutti i tipi di utenza l’intero monumento, proponendo, attraverso una nostra progettazione migliorativa, un nuovo tracciato di percorsi che mettesse in collegamento i vari livelli che compongono il monumento, dal livello giardino, al quadriportico, all’area servile del livello ammezzato fino al peristilio con tutto il piano nobile. Percorsi realizzati tutti in maniera assolutamente reversibile, con materiali di colore neutro e con strutture mai poggiate direttamente al suolo, in modo da sembrare quasi flottanti, al fine di avere una soluzione di continuità tra il bene archeologico e le nuove strutture nel pieno rispetto del bene stesso. Il Memoriale della Shoah di Milano, monumento contemporaneo, rammenda alle persone l’abominio di cui è capace l’uomo (ed in questo periodo dal medio oriente ne stiamo avendo conferma). È un monumento silenzioso, che però, allo stesso tempo, grida dolore e porta il visitatore ad avere rispetto di quel luogo che ha visto la trasformazione di uno scalo merci postali, che era fino a prima della seconda guerra mondiale, in uno scalo merci umane!
Come se la passa il settore dopo l’abbuffata del superbonus?
Il superbonus ha letteralmente “drogato” il settore. Sono nate dal nulla tante imprese improvvisate e che, dopo l’abbuffata, si stanno naturalmente estinguendo. Di contro, le imprese strutturate e con una storia alle spalle sono rimaste in piedi ed hanno sfruttato l’occasione per crescere in maniera efficiente e funzionale, con un esponenziale incremento dei posti di lavoro.
Secondo lei era una misura giusta o un eccesso? Si poteva fare di meglio?
È stata una misura giusta per il rilancio del mercato e per il nobile fine dell’efficientamento energetico ed ambientale, ma andava normata così come sono normati i lavori pubblici. Le risorse finanziarie provenivano da fondi pubblici, quindi dovevano avervi accesso solo le imprese qualificate.
Qual è la parte più difficile del suo lavoro?
Doversi interfacciare con molteplici problematiche, quasi mai prevedibili, mantenendo al contempo calma e lucidità ed avere le mani ben salde sul timone. In breve, avere molta pazienza!
Trova facilmente le figure professionali di cui avete bisogno?
Nulla è facile. Nel nostro settore è difficile trovare qualsiasi tipo di figura, dalla più qualificata a quella meno formata, da quella operativa a quella tecnica, per questo motivo puntiamo sui giovani, mettendoli a fianco un tutor anziano che possa travasarli la sua esperienza.
Che progetti ha per i prossimi mesi?
Continueremo nel settore dei lavori pubblici, con gli interventi di restauro ed archeologia, che ci vedono impegnati su siti prestigiosi come Pompei, con il restauro dell’Insula Meridionalis, Roma, con il restauro di Crypta Balbi, Villa dei Quintili, Santa Maria Nova sull’Appia Antica e Santa Francesca Romana nel parco del Colosseo, e con i progetti del PNRR da ultimare (alcuni addirittura da iniziare, nonostante le scadenze siano nel 2026); poi nel real estate, dove stiamo ottenendo ottimi riscontri.
Foto copertina: Nicola Cipriani
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