Puglia Restaurants

Nomade con la voglia di tornare. Sempre

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Si occupava del marketing di un’azienda casearea salentina, poi ha deciso di seguire la sua passione. Così Alessandra Ferramosca è divenuta la “Cuoca itinerante salentina”

ESSERE ITINERANTE vuol dire avere ancora la possibilità di esplorare, osservare e comprendere altre culture gastronomiche per poi un giorno innamorarsi di un luogo e delle sue persone e decidere ( forse) di mettere radici ma pensando sempre alle parole di questa canzone dei Sud Sound System: “Se nu te scierri mai le radici ca tieni, rispetti puru quiddre delli paesi lontani e dai chiu valore alla cultura ca tieni”.

Alessandra Ferramosca, cuoca itinerante salentina, ha da sempre la consapevolezza del proprio territorio con tutti i suoi limiti ma anche con tutte le sue virtù, e ogni volta che porta in giro il Salento lo fa scavando nelle tradizioni gastronomiche, a mani nude, senza strumenti particolari o effetti speciali, tranne che per il suo inglese “gastronomico”, un mix tra dialetto e inglese scolastico che i turisti apprezzano e comprendono, perché efficace e genuino.
«La vita da nomade è decisamente impegnativa ma stimolante perché mi “costringe” a confrontarmi sempre in nuove location , cucine e attrezzature, ma sto arricchendo sempre di più la mia vita di persone e culture differenti».
Dopo un’esperienza come direttore marketing per un’azienda casearia e altri lavori utili a completare la sua giornata di mamma e moglie e un budget utile ad affrontare questa avventura, nel 2013 è approdata senza fissa dimora nel mondo della gastronomia puntando sul suo spirito nomade e sulle memorie gustative: il sugo della nonna, le melanzane bbuttunate, l’ospitalità, la capacità di comunicare attraverso il cibo.
«A dieci anni sedevo in cucina con taccuino e penna per prendere appunti guardando mia nonna girare il purè che “sbuffava”. Da adolescente impastavo dolci per la colazione della mia famiglia e polpette di pane per le mie amiche universitarie, immaginando me stessa come autonoma. A 40 anni ho riaperto tutti i cassetti con odori e sapori che stavo per dimenticare».
Tutto ciò lo trasferisce ai partecipanti delle sue cooking experience, laboratori gastronomici in cui gli ospiti si sentono a casa impastando, apparecchiando e conversando per scoprire termini dialettali o usanze popolari.

La sua divisa nera e rigorosa ricorda i vestiti delle donne salentine che lavoravano il tabacco, nei suoi racconti gastronomici (termine che preferisce a cooking show) narra di un Salento e di prodotti che hanno fatto la storia della gastronomia locale ma anche di quelli innovativi, perché il modo migliore per tramandare, a suo parere, è rendere versatile e attuale una pietanza. Nella sua zuppa estiva di legumi i cavatelli Senatore Cappelli di Aradeo si mescolano al pisello riccio di Sannicola, con arancia candita, i fagiolini di Tuglie, la scapece di Gallipoli e il friscous, ma ogni prodotto richiede una cottura a sé e per questo l’obiettivo è quello di far percepire ogni sapore e profumo.
«Credo che per comprendere un paese e le sue tradizioni bisogna far conoscere il mercato locale, per questo realizzo i food-tour ai mercati ortofrutticoli dove è custodito il nostro patrimonio gastronomico, e con l’associazione della quale faccio parte (l’Accademia dei Volenterosi) realizziamo educational tour con itinerari studiati ad hoc per promuovere il territorio».
E dal Salento, carica di prodotti e tanta determinazione, parte per altre regioni italiane o Paesi esteri per raccontare le tradizioni: a giugno è stata in Slovacchia, dove al festival della Cultura Italiana ha realizzato laboratori di orecchiette e maccheroncini. L’obiettivo ora è quello di ricreare lì un villaggio salentino con l’aiuto dell’ideatore del festival, Fabio Bortolini.
«L’importante, quando si viaggia per lavoro o per passione, è comprendere la cultura locale, ecco perché consiglio di assaggiare le pietanze del luogo, andare alla ricerca dei loro prodotti: questo scambio culturale ci può solo arricchire e aprire la mente a nuove idee e nuove “visioni”, e quando rientreremo avremo decisamente più consapevolezza del territorio e delle nostre potenzialità.
Durante il suo percorso Alessandra ha incontrato professionalmente Nunzio Pacella, giornalista foody e cultore della tradizione gastronomica pugliese, cono- sciuto e apprezzato da tutti: produttori, colleghi, organizzatori di eventi. Nunzio ha da sempre promosso e sostenuto sagre, eventi e produttori cogliendone sempre la semplicità e la ricerca del buono più che del bello, ma nonostante una lunga carriera ha sempre anteposto il racconto e la voglia di far emergere gli altri alla tentazione di essere protagonista.

«A dicembre 2018 chiamai la presidente dell’associazione Giusi Portaluri dicendole: dobbiamo dimostrare a Nunzio quanto il territorio gli è riconoscente e grato, senza perdere tempo perché le persone vanno premiate quando puoi guardarle negli occhi e ringraziarle. E così a maggio del 2019 Nunzio ha ricevuto dall’Accademia il premio alla carriera: un umbile realizzato in terracotta artigianale da Nuova Colì con la riproduzione dei graffiti della Grotta dei Cervi riportati alla luce da Nunzio e da un gruppo di speleologi negli anni Settanta».
Due mesi e mezzo dopo, ai primi di agosto, Nunzio Pacella ci ha lasciati. «Ancora oggi alzo il telefono nella speranza di potermi confrontare con lui sulle nostre tipicità alimentari, sui prossimi eventi. Nonostante sia consapevole di non poterlo più fare, il ricordo delle sue parole continua a fornirmi spunti importanti per tracciare un percorso che vede protagonista il Salento e le sue tipicità in pietanze semplici, che arrivano al cuore delle persone e che voglio far riemergere».
Profumi e sapori spesso richiusi in qualche tassello della nostra memoria.
«Non esagero quando affermo che spesso i partecipanti ai miei laboratori si commuovono nel ricordare improvvisamente e senza volerlo situazioni famigliari che la quotidianità aveva fagocitato, ed è assurdo se penso che molti di loro non sono neanche pugliesi o addirittura stranieri».
La cuoca itinerante orgogliosa di essere salentina continua a cucinare, impastare, raccontare le sue tradizioni nella speranza di poter tracciare anche lei, come Nunzio, un percorso di promozione cultural-gastronomica che nella sua semplicità possa essere un punto di riferimento per chi sceglie la nostra terra solare ospitale e gustosa.

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