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La terra promessa: riscrivere il Made in Italy partendo dal Made in Puglia

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moda made in puglia

Nel settore della moda la nostra regione ha tante potenzialità e attori. Ora occorre creare un sistema.

Riscrivere il concetto di Made in Italy partendo proprio dal Made in Puglia. Pragmatizzare la creatività, puntare e sostenere la manodopera d’eccellenza e accendere i riflettori sul savoir-faire pugliese. Modernizzare la narrazione fiabesca della piccola impresa a conduzione familiare per sistematizzarla e renderla più competitiva. Sono queste le nuove sfide che la Puglia deve fissare, industrialmente e creativamente, per diventare l’esempio della terra promessa della moda italiana.

«Ha potenziale, ma si applica poco», direbbe una saccente professoressa al riguardo. Perché la Puglia, con tutti i suoi sforzi, rimane l’estrema appendice, di un paese, l’Italia; pieno di contraddizioni e riguardo la moda, la situazione non differisce. È infatti diffusissima nel Belpaese, in aperto contrasto con la Francia sua rivale, la concezione che la moda sia qualcosa di superficiale ed infruttuoso trascurando il fatto che sia la seconda industria del paese. Perché il sistema moda, quasi inesistente, non valorizzato dalla politica, lo è prima ancora dalla società: se un adolescente dice ai genitori di voler realizzarsi nella moda viene bollato come nullafacente. Certo le eccezioni ci sono. In Puglia, splendide scuole e accademie di moda che costellano il territorio, sfornano professionisti rinomati. Ma le barriere da abbattere sono tante: dal culturale all’economico. La prima parte della frase «la moda non è un’arte ma per fare vestiti bisogna essere artisti», che ripeteva Yves Saint Laurent, bisognerebbe ricordarla ai giovani creativi pugliesi, spesso intrappolati in divagazioni artistiche fine a se stesse.

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Fattore di forza poco riconosciuto e sfruttato, paradossalmente da noi stessi, è l’appeal unico dello stile pugliese/mediterraneo che ha incantato maison come Dior. Ma il viaggio è appena iniziato. Dai dolci e tondeggianti rilievi della Daunia all’esclusivissima selezione di Nugnes 1920, storico luxury fashion retail sul corso di Trani; ospitato nell’ottocentesco Palazzo Pugliese, concept-store di nicchia che alle creazioni degli stilisti più famosi aggiunge il fascino d’antan di una residenza d’epoca. Regalando, tra strucchi e affreschi, un’ atmosfera così unica da far invidia alle varie Rinascenti nazionali. Qui si stanno segnando le nuove frontiere del lusso. E poi ancora scendendo verso il mare, fino a Bari, dove tra lo stile liberty e il cosmopolitismo portuale; è nato Bayria, brand di eyewear di lusso che si sta affermando nelle avanguardie del settore. E se si va un po’ nell’entroterra chi si aspetterebbe di trovare a Ginosa, nientemeno che Angelo Inglese, sarto tra i preferiti del Presidente Trump oltre che di svariati primi ministri. Così celebre che lo stesso William, Principe di Galles ha tradito la sua storica sartoria di Savile Row, per divenirne cliente. Il made in Puglia dà filo da torcere persino alla sartoria maschile britannica. E poi Cisternino e Fasano, dai bianchi vicoli, regno di due icone del fashion system: Anna Dello Russo, giornalista e indiscussa icona di stile e Giampaolo Sgura tra i più talentuosi e celebrati fotografi di moda del mondo.

La Puglia da sempre come fucina di talenti.

Fino al Salento, dove tra Castro e il capo di Leuca, si respira una magia capace di attirare star hollywoodiane. Interprete di moda della zona è Deborah titolare di Tulsi Shop a Marittima con le sue accese creazioni da tocchi esotici. Passando per Lecce e il suo circolo su cui spicca Gianni De Benedittis di FuturoRemoto; frequentato da Serra Yilmaz, Stefania Rocca e Ferzan Özpetek; fino a Maglie e Gallipoli dove rispettivamente i concept-stores Candido 1859 e Gemmazzurra sono divenuti parte integrante del Dna cittadino. Per non parlare dei poli industriali d’eccellenza come Casarano nel settore calzaturiero capitanato dalla Leo Shoes e del fiorente mercanto della tradizione nuziale degli abiti da sposa in tutta la regione.

La Puglia può e deve essere il nuovo punto di riferimento del Made in Italy, che altro non si fonda che sulle piccole/medie imprese di cui la regione è ricca, ragionando, non solo nella moda, con il vincente approccio detto glocale ovvero valorizzando il territorio con respiro internazionale. Solo insieme e sistematizzando si diventa competitivi e si può dare un’alternativa di maggior lusso ed esclusività rispetto ai colossi del lusso francese: LVMH e Kering. Un’occasione questa, che la Puglia, dato il suo potenziale, non deve lasciarsi sfuggire.

Articolo di Luca Caputo

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