Personaggi

Livia Spolverini: Calvin Klein, Balenciaga, Lecce

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Livia Spolverini

Dopo undici anni trascorsi nelle due grandi aziende della moda, ha deciso di tornare in Puglia: «Una scelta voluta, di vita famigliare».

Ho sempre avuto un debole per le persone che, a prescindere dalla vita di tutti i giorni, dal lavoro che svolgono, dall’ambiente in cui si trovano, riescono a restare fedeli a se stesse, semplici, genuine, persone che sono così come si mostrano, senza cassetti nascosti e passaggi segreti. Livia è una di quelle persone. L’ho incontrata per riascoltare nel dettaglio la sua storia un pomeriggio di ottobre in un caffè di Lecce. Ci conoscevamo già. In realtà è una storia curiosa, ulteriore prova per me di qualcosa in cui ho sempre creduto, che il caso non esiste.

Un anno fa mi arriva tra le mani un curriculum (pazzesco) di una ragazza, Livia Spolverini. Scorro le esperienze lavorative e leggo “Calvin Klein”. La chiamo e scopro che Livia lavorava su, al piano di sopra, nell’Ufficio Prodotto, quando io invece lavoravo giù, correndo da una parte all’altra con la disperazione dell’ultima arrivata.

In quella telefonata Livia mi dice che di acqua sotto i ponti ne è passata e che ora si è trasferita a Lecce con la famiglia, sulla stessa strada dell’Accademia che dirigo e dove insegno. Quante probabilità ci fossero che tutti questi pezzetti si incastrassero così bene io non lo so, ce lo siamo chieste più volte, perché poi Livia è entrata a far parte della famiglia, insegnando Storia del Costume e Merceologia ai nostri ragazzi.

Livia ha il viso di una ragazzina e gli occhi seri di chi sa il fatto suo, di chi ha
imparato come destreggiarsi nei labirinti del problem solving, mantenendo
il controllo, la calma, la concentrazione e il sorriso. Ha i capelli biondi, lisci, le
arrivano sulle spalle e le incorniciano un viso pulito, due occhi chiari dietro
dei grandi occhiali dalla montatura sottile e rosea, un sorriso onesto e gentile.

Nonostante la giovane età, Livia é una neomamma con un curriculum invidiabile, tanto studio e lavoro alle spalle. Figlia di un ingegnere aerospaziale e di una psicologa, Livia nasce a Roma ma si sposta presto per inseguire il lavoro di papà insieme a mamma e al fratello minore. Al suo secondo anno di liceo si stabiliscono in un piccolo paese della Brianza, vicino Milano, dove Livia fatica un po’ ad integrarsi ma sorride mentre mi dice che anche quella è stata un’esperienza che le ha insegnato tanto, che le ha formato il carattere. Trova pochi amici ma buoni, finisce il Liceo Scientifico e sceglie liberamente come proseguire i suoi studi. Si forma alla Nuova Accademia di Belle Arti (Naba) a Milano, optando per la triennale di Fashion Textile Design, laureandosi nel 2010 e passando poi all’Istituto Secoli dove frequenta un anno di Modellistica Sartoriale.

Come è iniziato il tuo percorso lavorativo una volta terminati gli studi?

Ho iniziato a mandare curriculum come tutti. Sono stata molto fortunata
perché la mia prima esperienza è stata per una grande realtà internazionale, la VF International a Lugano, in Svizzera. Ho avuto da subito modo di confrontarmi con persone che arrivavano da ogni parte del mondo. Lavoravo nell’Ufficio Prodotto di un brand che ai tempi faceva parte dell’azienda, 7 For All Mankind, e ci ho trascorso otto mesi di stage.

Poi cos’è successo?

Nel mentre il mio Cv su Linkedin pare funzionasse perché mi contattarono da Calvin Klein, Milano. Per lavorare a Lugano prendevo il treno ogni giorno, era bellissimo ma abbastanza impegnativo e sicuramente lavorare nella stessa città in cui vivevo sarebbe stato comodo. A questo si aggiungeva ovviamente il fatto che Calvin Klein era un grande nome, un brand importante. Per essere precisi, ero stata contattata per lavorare nell’Ufficio Prodotto per CK Collection, la prima linea. Dapprima mi fu offerto un contratto di sei mesi. Alla fine ci sono rimasta sei anni, dal 2011 al 2017. Dicevo sempre di voler cambiare, di voler fare esperienza, provare anche l’Ufficio Stile, magari
spostarmi all’estero ma ormai ero perdutamente innamorata del mio lavoro
nell’Ufficio Prodotto, una sezione del settore moda assurdamente poco conosciuta ma fondamentale.

Vogliamo spiegare in cosa consiste l’Ufficio Prodotto in un’azienda di moda e di quali competenze si ha bisogno per lavorarci?

L’Ufficio Prodotto è essenzialmente il link tra l’Ufficio Stile e la modellistica,
diciamo che è lì che il disegno dello stilista prende vita. Tutto quello che riguarda la messa in pratica, il prototipo, la realizzazione dei capi, il campionario, tutto questo e tanto altro riguarda l’Ufficio Prodotto. Nei casi di piccole aziende e piccoli brand questa sezione è più limitata, si parla di pochi capi, poche schede tecniche e così via. Nelle grandi aziende è un altro discorso, un mondo complicato. Bisogna sapersi relazionare con l’Ufficio Stile, con la modellistica, con i fornitori. Parliamo di persone pratiche, tecniche, molto competenti, che si occupano della parte reale che segue quella più astratta dell’ideazione. Se lavori nell’Ufficio Prodotto ti senti ripetere spesso “non si può fare” e allora tu devi girare i tacchi, prendere coraggio e andare a riportarlo allo stilista.

È importante conoscere almeno una seconda lingua, magari anche una terza dal momento che l’Ufficio Stile è quasi sempre internazionale, idem i fornitori. Il Made in Italy 100% è quasi una leggenda ad oggi.

Livia Spolverini

Che competenze sono richieste?

Ci vogliono competenze tecniche in primis ma è altrettanto importante avere delle buone skills comunicative, sapersi destreggiare tra i vari reparti. Magari capita che la modellista di turno dia un’occhiata all’idea e ti dica che non è fattibile, perché é troppo complicata, perché non ha mai fatto quella determinata cosa prima, perché ha paura di non saperla fare. Tu devi sapere come prendere in mano la situazione e portarla a trovare il modo migliore di realizzare quello che le viene richiesto. L’Ufficio Prodotto ha degli obiettivi da
raggiungere e vanno raggiunti. That’s it.

Immagino ti sia capitato spesso di dover gestire situazioni complicate. Ne ricordi qualcuna in particolare?

Una? Una marea! Uno degli ultimi anni da Calvin Klein mi ritrovo alla prima
sfilata col nuovo direttore creativo, Raf Simons in persona. Ci presenta
questa idea: delle gonne a ruota enormi, in pelle. E le voleva schizzate di
vernice. A mano! Ci fu il panico. Ricordo ancora le discussioni con i fornitori
di pelle che non volevano farlo. Fare prove di pittura sulla pelle è a dir poco
complicato, se ne spreca tantissima e, nonostante tutti i tentativi, non è detto
che il risultato sia di qualità sul lungo termine. Può darsi che il prodotto parta
da Milano in perfette condizioni e arrivi a New York in pessimo stato. Io e il
resto del team siamo andati di persona a Firenze, per fare le prove insieme ai
fornitori. Alla fine, quella gonna a ruota in pelle bianca schizzata di vernice
rossa si è rivelata uno dei pezzi più belli della collezione.

Non deve essere stato facile essere catapultata nel mondo frenetico del settore moda già dalle prime esperienze lavorative.

I primi tempi sono difficili, non lo nego. Io avevo un carattere molto mite, ero timida e il primo periodo, te lo dico, è stato uno shock. I primi due anni tornavo a casa e piangevo, pensavo “Non lo voglio fare! Non voglio più vedere un vestito in vita mia, basta!”. Poi, semplicemente, cresci. L’Ufficio Prodotto è complicato, come tutto il resto del settore moda, devi imparare ad importi, ad avere carattere, a non farti mangiare dal fornitore che fa quel lavoro da cinquant’anni e non accetta in silenzio che tu gli dica che l’ordine di bottoni è arrivato sbagliato. Questo non te lo insegna nessuno.

Nelle accademie nessuno si preoccupa di insegnare ai ragazzi che è importante saper usare la propria voce, essere assertivi, sempre con educazione e rispetto ma con decisione. Dopo Calvin Klein sei stata contattata da un’altra grande azienda di moda, un altro grandissimo nome. Esatto. Dopo sei anni da Calvin Klein sono passata a Balenciaga, con Demna Gvasalia come direttore creativo. Era la fine del 2017 e fui contattata dalle risorse umane che avevano visto il mio profilo LinkedIn. Colloquio fatto a giugno, contratto firmato a novembre, ero dentro. Ho lasciato Calvin Klein con dispiacere, certo, ero affezionata all’azienda e alle persone con cui lavoravo ma il cambiamento è un passaggio necessario se si vuole crescere. Fa paura, è vero, abbandonare la propria comfort zone è sempre difficile, ma assolutamente necessario.

Ricordo bene il primo giorno di lavoro da Balenciaga, un misto di tristezza per quello che avevo lasciato ed emozione per quello che mi aspettava. Avevo 25 anni, ero giovane e, come è normale che sia, avevo sempre paura di aver fatto la mossa sbagliata. La notte prima di iniziare quasi non chiusi occhio. Alla fine, però, è andato tutto bene. Anche Balenciaga è diventata una seconda casa, l’ambiente lavorativo era stupendo e, in fondo, forse anche io ero cambiata dai primi anni da VC International e CK, ero più grande e più consapevole. L’ufficio era a Novara, quindi ricominciai a prendere il treno ogni mattina. Piano piano iniziai a fare avanti e indietro per confrontarmi con
l’Ufficio Stile di Parigi, a Novara c’ero praticamente solo io. A volte andavo e
tornavo in giornata, ritmi assurdi. Sveglia alle tre del mattino, volo di andata
alle sei e quello di ritorno alla sera tardi. E il giorno dopo si ricominciava, sveglia presto e treno per Novara.

Sei anni da Calvin Klein, cinque da Balenciaga. Come sei finita qui a
Lecce?

A marzo 2022, insieme a mio marito, originario di queste parti, abbiamo
deciso di stabilirci qui. È un ambiente diverso da quello di Milano e dintorni, certo, i ritmi sono tutta un’altra cosa ma è stata una scelta voluta, di vita familiare. Io continuo a lavorare come freelance per Balenciaga e collaboro con Ufficio Prodotto e Reparto Modellistica di diverse aziende sul territorio, oltre ad insegnare Merceologia e Storia del Costume per la sede di Lecce dell’Istituto di Moda Burgo.

Saluto Livia con un abbraccio, ci promettiamo di vederci presto, magari anche con altre ragazze del team di Calvin Klein dei nostri anni che ora sono tornate
a vivere in Puglia. La guardo allontanarsi e penso a quante delle persone
che ho conosciuto lavorando nel settore moda, oggi stanno tornando o sono tornate a vivere qui. Questo territorio oggi è colmo di risorse, di fi gure giovani, competenti, piene di entusiasmo e voglia di fare, capaci di apportare dei miglioramenti significativi e di fornire ai ragazzi che si avvicinano al settore dei punti di vista fondamentali. Basterebbe solo fare rete. Lasciare la comfort zone. Scegliere che strada prendere per spianarne delle nuove.

-Sara Sticchi

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