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La mia Amsterdam

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Dal 2014 la tarantina Valentina Vinci mostra ai turisti i lati più belli e nascosti della città attraverso tour in lingua italiana che vanno al di là dei cliché di cannabis e luci rosse.
Grazie alla sua verve imprenditoriale ha fondato un tour-operator e dà lavoro ad altre 4 connazionali. Un’impresa tutta al femminile.

Affacciandosi dalla finestra del suo ufficio su Keizersgracht, nella parte più prestigiosa della cerchia dei canali, è possibile vedere gli ippocastani tanto cari ad Anna Frank, la cui casa è uno dei luoghi più visitati in città e dista solo una manciata di passi fra ponticelli romantici, negozi d’antiquariato e l’incedere costante delle biciclette. Siamo duemila chilometri più a Nord rispetto alla Puglia e Valentina ha gli occhi illuminati dalla timida luce di queste latitudini e parla del suo lavoro con l’orgoglio di chi pur essendosi lasciato alle spalle un panorama profondamente diverso è già riuscito a illuminare la nuova realtà dipingendola coi propri colori.

Cosa ti ha portato ad Amsterdam?

Sono arrivata nel 2012 e quest’anno compio il mio ottavo anno di residenza ad Amsterdam, ho anche superato la famigerata crisi del terzo/quarto anno, quando inizi a chiederti se devi tornare o è il caso di rimanere. Ci sono arrivata dopo aver vagato per il Nord Italia: ho lasciato la Puglia al termine della scuola superiore per frequentare l’università a Parma, poi Firenze per un master durante il quale mi sono guadagnata con gran fatica un contatto diretto con una fondazione d’arte olandese. Questo ha agevolato il mio arrivo ad Amsterdam dove il mio compagno di allora e attuale marito viveva già.

Il tuo primo lavoro olandese?

Ho avuto la fortuna di trovare lavoro in una galleria d’arte grazie al contatto fiorentino: questo mi ha consentito di non partire allo sbaraglio e di lavorare subito nel settore che più mi interessava. Ho trascorso due anni e mezzo lavorando per la galleria e nel frattempo creato il blog Insolita Amsterdam dove parlavo di turismo in città vissuto in maniera insolita. Cercavo di dare le informazioni necessarie a chi non conosceva Amsterdam e voleva approfondire l’argomento al di là del quartiere a luci rosse e della cannabis.

L’idea del tour operator è nata quindi attraverso il blog?

Si, l’idea è nata cosí. Il blog ha fatto da cassa di risonanza per un modo di fare turismo in Olanda al di fuori dei consueti schemi del turismo di massa. Ho iniziato a raccontare Amsterdam sul blog per poi diventare una guida turistica abilitata. Quindi dalla parola scritta sul blog sono passata a quella orale, raccontando Amsterdam ai turisti. L’ultimo passo è stato invece la trasformazione da guida turistica a imprenditrice. Insolita Amsterdam è diventata la mia azienda mentre invece il blog l’ho rinominato In Olanda con Valentina.

Che realtà è Insolita Amsterdam?

Il tour operator attuale è il frutto di sbagli, sforzi, sacrifici e tante lezioni imparate nel corso degli anni. L’azienda è nata nel 2015 e quando ho deciso di iniziare non avevo chiari in mente i modi e i tempi di cui avrei avuto bisogno. L’imprenditorialità è una cosa con cui ti confronti ogni giorno fra la soddisfazione di vedere la tua idea prendere forma e la necessità di imparare a gestirla, sia dal punto di vista del business che emotivo, perché ha un fortissimo impatto sulla tua vita e le tue relazioni. I primi due anni sono stati di assestamento, poi come in un viaggio ho iniziato a godermi la strada, sia quella che mi aspettava che quella già percorsa. Al momento Insolita Amsterdam ha 4 dipendenti oltre a me, tutte donne e italiane. Persone che hanno studiato in Italia e che in seguito per vari motivi si sono trasferite in Olanda.

Cosa cercano gli italiani in vacanza ad Amsterdam?

Bisogna fare una distinzione, soprattutto anagrafica, fra chi viene ad Amsterdam per lo sballo, tendenzialmente giovani fino a 27/28 anni che non fanno parte della nostra fascia di utenti, e coppie più o meno giovani o famiglie che cercano uno sguardo dall’interno sulla società olandese. Gli italiani non vogliono tanto il dettaglio dell’anno di costruzione di un monumento quanto il punto di vista di una persona con la loro stessa cultura, trapiantata in una società cosí diversa. I nostri tour infatti partono dal racconto fedele della città, un centro giovane che a livello storico potrebbe non reggere il confronto con l’Italia, unito però alle esperienze della quotidianità olandese, alle particolarità che noi Amsterdammer d’importazione viviamo ogni giorno. Cosí facendo la guida diventa un ponte di collegamento fra le due culture, aggiungendo dettagli local, autentici, fra i più ricercati dal turista contemporaneo. Sempre più spesso accompagniamo scuole in gita alla scoperta della città e uno dei luoghi più apprezzati è il parcheggio di bici davanti alla stazione centrale, dove sostano 2500 biciclette disposte su 3 piani, perché spiega immediatamente ai ragazzi in che luogo si trovano. Una tappa non storica ma culturale che permette di mostrare come questo posto abbia dei paradigmi invertiti rispetto alla realtà da cui provengono.

Hai messo l’accento sull’autenticità dei tuoi tour, la stessa caratteristica è una dei riscontri più positivi di chi viene in vacanza in Puglia. Da pugliese in Olanda, come si è evoluto il tuo rapporto con la Puglia?

In Puglia torno almeno due volte l’anvno e vi trascorro le vacanze standard: quelle di Natale le ho sempre trascorse in Puglia e continuerò a farlo, il Natale a casa ha il sapore dell’infanzia, delle tradizioni. Da expat facciamo tante rinunce, dall’Italia sembra che la nostra vita sia rose e fiori: realizzazione professionale e personale, soddisfazioni, ecc. ma le privazioni sono continue e tornare a Taranto a Natale è una cosa a cui non posso rinunciare, neanche per il lavoro. In Puglia ci sono i miei odori, i miei gusti, i miei ricordi. In estate poi amo tornare perché la Puglia è colore, quello del sole e quello del mare e onestamente, da tarantina cresciuta col Mar Grande in faccia, penso sia una cosa che mi abbia danneggiato a vita (ride, ndr).

Stando fuori come hai visto evolvere la Puglia in questi anni di boom turistico?

Se parliamo di Taranto devo dire tristemente che ogni anno ho visto un cambiamento in negativo: l’insoddisfazione sociale che ho trovato accresciuta di anno in anno si è inevitabilmente convertita in una città svuotata delle sue menti migliori che non potendo esprimere il loro potenziale sono dovute andare via. Una città che fatica enormemente a rinnovare la sua identità culturale schiacciata dal siderurgico. Se parliamo invece di Puglia in generale l’ho vista piano piano migliorare: amo portare i miei genitori a Marina di Ugento, uno dei miei posti preferiti da amante dello Ionio e lì ad esempio ho trovato accresciuta la consapevolezza degli abitanti nei confronti sia della bellezza dei luoghi ma anche del potenziale degli stessi, cosa che prima non c’era. Secondo me certi luoghi stanno ancora scoprendo sé stessi e riescono a mantenere l’autenticità non facendosi fagocitare dall’idea del business a tutti i costi, almeno per ora.

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