L’Arcivescovo della diocesi di Bari-Bitonto Francesco Cacucci parla dell’imminente ritorno di Papa Francesco a Bari, dello straordinario cambiamento della sua città, di geopolitica e dell’incredibile seguito del Santo Patrono del capoluogo in Russia
Perché il Papa verrà a Bari?
Per incontrare i capi religiosi ortodossi, cattolici ed evangelici e parlare della pace in Medio Oriente. Questa volta sarà unincontro tra i vescovi cattolici delle nazioni che si affacciano sul Mediterraneo. Si tratterà di una sessantina di vescovi che si riuniranno nel Castello Svevo per riflettere sui problemi della pace nei Paesi del Mediterraneo. Solo ascoltando questi pastori ci si può rendere conto che la narrazione della pace in certi Paesi non è quella che conosciamo.
Non ci facciamo caso, ma dietro l’angolo tira una brutta aria…
C’è quella che il Papa definisce la Terza guerra mondiale a pezzetti. Io sono stato quest’anno in Libano, dove c’è una convivenza tra cristiani, sunniti e sciiti. Un paese che non arriva a quattro milioni di abitanti ed ha due milioni di profughi, una presenza che ovviamente altera gli equilibri. Oppure penso a quello che accade nel Maghreb, e dunque sarà importante ascoltare il vescovo di Tripoli. L’ascolto reciproco servirà a capire meglio questi problemi. Il 22 ci sarà l’incontro tra tutti i vescovi italiani e nel pomeriggio del 23 un evento pubblico al Petruzzelli. Nello stesso giorno Papa Francesco celebrerà la messa del mattino a San Nicola.
È preoccupato come cattolico?
Sono preoccupato perché l’anello debole in tutti questi focolai di guerra sono i cristiani, che per esempio fuggono dalla Siria.
Perché il Papa ha scelto di tornare a Bari dopo così poco tempo?
Non è una cossa che accade spesso. Credo che la motivazione di fondo sia legata alla figura di San Nicola e al ruolo che il Santo e Bari hanno come ponte verso il Medio Oriente. Non dimentichiamo che la traslazione temporanea di una reliquia di San Nicola da Bari a Mosca e San Pietroburgo ha determinato un fenomeno che nessuno si aspettava. Qualcuno ha parlato di due milioni e mezzo di persone che hanno fatto file interminabili di ore per passare per qualche secondo davanti alla reliquia. Una cosa che è andata anche ben oltre le prospettive del Patriarca Kirill. Non c’è casa di russo in cui non ci sia una icona di San Nicola. Nemmeno cento anni di regime sono riusciti a raffreddare questo amore per il nostro Santo. Credo che il Pontefice abbia scelto Bari per questo motivo, e anche per noi è stata una sorpresa, perché si parlava di Assisi, Napoli, Palermo…
Il miracolo di San Nicola!
Certo.
“Bari è molto cambiata. Quando ci tornavo negli anni ‘90 mi intristivo. Dal ‘99 si è iniziata a vedere una città luminosa. E il rinascimento è nato dalla città vecchia. Anche Taranto rinascerà quando rinascerà la sua città vecchia”
Com’è questo territorio? Che problematiche vede?
Guardi, sono stato sei anni ad Otranto negli anni ‘90 e quando tornavo a Bari mi intristivo. Sono tornato nel ‘99 e lentamente ho iniziato a vedere una città più luminosa, ho assistito ad un Rinascimento che è partito proprio dalla città vecchia. Devo dare atto che al di là dei colori politici, che sono stati diversi, bisogna riconoscere alle amministrazioni comunali di aver ben lavorato.
Ed ora siete invasi dai turisti…
È incredibile! Pensavo fosse per le crociere. Ma non sono solo quelle. Qui vengono turisti da tutto il mondo e tutti fanno elogi senza precedenti, inconcepibili
fino a qualche anno fa. Qualcuno mi ha detto: «Ma questa sembra una città mitteleuroea!».
Un cambiamento che induce a cambiare anche la nostra mentalità.
Certo, un cambiamento anche culturale. Noi siamo soliti lamentarci. I baresi sono a volte anche autolesionisti…
Si piangono addosso?
È un vezzo.
Non solo dei baresi.
Per fortuna però ora si è molto attenuato. Mi sono interessato di questo aspetto fin da quando ero un giovane prete, quando ai nostri eventi non partecipava nessuno. Ora per fortuna non è più così.
Abbiamo riscoperto l’orgoglio di dirci pugliesi, così come baresi o salentini.
Anche a livello ecclesiale la Puglia è riconosciuta per il suo livello. C’è partecipazione, vivacità. Abbiamo un buon clero. Nelle nostri “notti sacre” non sappiamo più dove mettere la gente. Anche nelle chiese più piccole! E pure agli incontri sulla Bibbia facciamo il tutto esaurito. Questo è dovuto ad una serie di elementi, ma continuo a pensare che tutto sia partito da qui, dalla città vecchia. E anche Taranto rinascerà quando rinascerà la sua città vecchia. Sono elementi simbolici importanti. Questo però non vuol dire che tutto vada bene…
Cosa non va?
Vedo ancora uno spiccato individualismo. E questa è una idelogia del momento nel mondo Occidentale. Un individualismo che diventa sempre più esasperante e si riflette sul piano dei valori.
Però migliaia di persone ora rispondono e scendono in piazza per dire no all’odio…
Ed io vedo con grande positività la presenza dei giovani. Perché nei loro confronti abbiamo avuto una miopia incredibile.
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