Editoriali

Il diritto alla bellezza e il sogno Olivetti

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Sono passati 60 anni dalla morte dello storico imprenditore, ma la sua figura e i suoi insegnamenti restano indelebili. La visione olivettiana è presente anche in Macnil. E nel progetto “Star Talks”

Mariarita Costanza

Sono passati 60 anni dalla sua morte, ma la figura mitica di Adriano Olivetti, imprenditore illuminato con il sentimento vivo della fabbrica e il suo approccio rigorosamente positivista, disegna un mondo alternativo, quasi fantastico, indicando l’utopia chiara e sfuggente di una delle maggiori anomalie del capitalismo italiano e europeo.
Un’utopia concreta che non è, come vuole una banale definizione, quell’orizzonte irraggiungibile che ci spinge a fare passi in avanti, a camminare bendati attratti da un miraggio. Ma un faro costruito
su solidi mattoni: la leadership sull’impresa e l’innovazione.
La prima, deriva la sua autorevolezza morale dall’impatto della semplicità del linguaggio, dalla visione di una “fabbrica a misura d’uomo” che, come ha osservato lo scrittore e saggista Giuseppe Lupo sulla Domenica del Sole24Ore, <>.
All’ingegner Olivetti va il merito di aver saputo interpretare l’industria come progetto morale e non soltanto come luogo di produzione e profitto. E di conseguenza come uno degli esperimenti più interessanti di welfare mai visti in Italia. La fabbrica di Ivrea – citando Furio Colombo nel suo libro L’Italia di Adriano Olivetti – <>.
In questo disegno del grande imprenditore-innovatore di Ivrea, c’è un’idea di bellezza, anzi di “diritto alla bellezza” che mi piace sottolineare perchè è precursore dei nostri giorni, dei tanti autentici (o meno) mecenati, e sbarra le porte alle ideologie, aprendo i portoni delle industrie al dialogo e al solidarismo tra operai, e tra lavoratori e società.
Ispirandomi a questa visione olivettiana, anch’io nel mio piccolo e insieme ai colleghi e colleghe della Macnil, abbiamo pernsato di aprire sinceramente le porte agli intellettuali e portare in azienda servizi culturali e sociali. Perché sono convinta che il peso del capitale umano è centrale nel nostro progetto di sviluppo.
Abbiamo voluto così trasformare un luogo di lavoro in un grande teatro moderno aperto all’esterno e invitare alcuni dei più importanti esponenti del mondo delle arti e della cultura, dei media, dell’impresa, del design e della fotografia, per interrogarli e ispirarsi alla loro esperienza e visione di futuro. Così è nato il programma “Star Talks”, il nuovo progetto culturale e multidisciplinare
ideato dal Vivaio Digitale, scuola d’impresa e polo attrattivo sulle tematiche dell’innovazine digitale fondato da Macnil a Gravina in Puglia. Nei prossimi mesi personaggi come Sergio Rubini, Valentina Lo Surdo, Umberto Galimberti, Sandro Veronesi, Flavio Manzoni e Oliviero Toscani, entreranno in azienda per raccontare la loro visione di futuro. Un progetto che si ispira alla visione di azienda del grande Olivetti e che è nato con la consapevolezza che per cambiare le nostre abitudini, coltivare una visione e contribuire alla crescita di un territorio non basta pensare al futuro, ma bisogna agire nel presente.

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