Ha lasciato il suo lavoro a Milano, è tornata in Puglia ed è diventata manager di REA Space, la startup che ha ideato una tuta spaziale che limita i problemi si salute legati alla microgravità.
«Non siamo una generazione fortunata, ma abbiamo tutte le capacità per essere d’impatto e non solo un pezzo dell’ingranaggio del sistema».
Giorgia Manca è originaria di Gioia del Colle e, per alcuni anni, ha lavorato come consulente in una delle Big Four a Milano. Stanca del lavoro e del bioritmo meneghino, è tornata temporaneamente in Puglia, dove ha conosciuto la realtà di REA Space, e ne è diventa Strategy & Growth manager.
Cos’è REA Space?
REA Space rappresenta sicuramente un’innovazione nel campo dello human space flight: ha lavorato e continua a lavorare ad una tuta intraveicolare, utilizzata all’interno delle navicelle spaziali, in grado di limitare e/o risolvere del tutto i problemi di salute legati alla microgravità, come il deperimento osseo, o quello muscolare e quello che tecnicamente chiamiamo cardiovascular system slow downs, ossia l’errata circolazione dei liquidi nel corpo di un astronauta.
La start up nasce in Puglia, i quattro founders vengono da Acquaviva, Bari e Fasano. Il progetto è stato sostenuto da incubazioni, accelerazioni economiche venute da Torino, da fondi della Regione Puglia e dal Politecnico di Bari, nostro grande sostenitore, ed è diventato la realtà importante che è oggi.
Cosa ha significato nel tuo percorso?
Per me REA Space è stato un incontro casuale e una fortuna: una settimana prima di conoscere uno dei founders avevo lasciato il mio lavoro di consulenza a Milano. Ero stanca di dare consigli e non vedere i risultati, desideravo fare qualcosa d’impatto diretto, pensavo a progetti d’imprenditoria. Sono tornata in Puglia per allentare la tensione dopo le dimissioni e un giorno mi trovavo per caso con un’amica ad Acquaviva, che doveva recarsi in un coworking: lì la mia attenzione è stata attirata dallo schermo di uno dei ragazzi intento a lavorare, sul suo monitor c’era una tuta spaziale. Ho chiesto di cosa si trattasse, abbiamo parlato e ravvisato interessi e intenti comuni; insomma, ho iniziato a lavorare per loro come advisor ed oggi sono Strategy and Growth manager.
La tuta di REA Space: puoi parlarcene?
Funziona con un sistema di sensori ed elettrostimolatori che riescono a leggere lo stato muscolare e il movimento dell’astronauta nello spazio; questi stimolano i muscoli nella stessa maniera in cui verrebbero stimolati dalla gravità terrestre. L’innovazione sta proprio nel focus sul benessere dell’astronauta. La tuta ha vinto peraltro il Compasso d’Oro 2024.
Fondare una start up in Puglia ha oggi più limiti o più possibilità?
Oggi la Puglia è un terreno fertile per le start up, proprio perché non ve ne sono molte, ma molti sono i fondi che arrivano a sostegno di questi progetti, tanto dalla regione quanto dal Pnrr.
Cosa diresti a chi ha paura di abbandonare un percorso lavorativo definito, eppure controproducente per il benessere psicofisico?
Non direi mai che è una scelta facile, ma è una presa di coraggio che ti rende più consapevole di te stessa, di te stesso. Cambiano le priorità, raddoppia la fatica nel raggiungimento dei risultati, ma mi sento di dire che vale la pena di assecondare questa fatica. Siamo una generazione di coraggiose e coraggiosi, non più quella del posto fisso, direi più la “generazione della felicità” e non tanto del senso del dovere inconsapevole. Non siamo magari una generazione fortunata, ma abbiamo tutte le capacità per essere d’impatto e non solo un pezzo dell’ingranaggio del sistema.
Progetti per il futuro?
Voglio continuare a lavorare nel mondo dell’innovazione, delle start up e dell’imprenditoria. E voglio continuare a farlo in Puglia. Ho preso parte a Vento, un progetto di venture building di portata internazionale ideato dalla holding finanziaria Exor. È un buon attraversamento lungo il percorso, ma non il punto d’arrivo. Continuerò a far sì che le idee imprenditoriali piene di buona energia trovino il loro spazio nel mondo.
TESTO DI CHIARA NISI
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