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Gianna Elisa Berlingerio: la Puglia che funziona

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gianna elisa berlingerio

La Regione ha distribuito alle aziende 7 miliardi e 200 milioni per nuovi investimenti ed è prima in Italia e Europa per quantità di spesa. Ma in corso Sonnino si è lavorato tanto anche sulla qualità, e ci sono idee chiare su come migliorare ancora il servizio offerto alle imprese.

A soli 47 anni, e già dal maggio 2021, Gianna Elisa Berlingerio è a capo del dipartimento più importante della Regione Puglia, quello dello Sviluppo economico, che sovrintende agli aiuti alle imprese e detta la linea in tema di prospettive di sviluppo del territorio. È il fiore all’occhiello del governo regionale. Lo attesta l’Agenzia della Coesione, che ha messo al primo posto in Italia e in Europa la Puglia per quantità di spesa dei fondi europei, con un incredibile 94,87%. Al secondo posto c’è il Friuli con il 92,47%, al terzo la Provincia autonoma di Bolzano (84,31%). La Lombardia si ferma al 66,87%, l’Emilia Romagna al 66,97%, la Toscana al 77,66%.

«Ma in questi anni abbiamo lavorato anche sulla qualità di spesa, facendo un uso intelligente dei fondi. C’è stata una programmazione oculata, che è partita dagli obiettivi e dalla politica industriale-sociale-ambientale che si intendeva mettere in atto, piuttosto che dalla mera disponibilità delle fonti finanziarie del momento».

Così, facendo leva su Fesr, Pnrr, Fondo di sviluppo e coesione, Just Transition Fund (riservato in Italia solo al Sulcis e a Taranto), oggi la Regione Puglia può dire di aver distribuito circa 7 miliardi e 200 milioni alle aziende per investimenti privati attivati sul territorio nel corso della programmazione 2014-2020 (che si è appena conclusa ma i bandi restano aperti fin quando non partiranno quelli della programmazione 2021-2027).

«Sette milioni sono tantissimi, soprattutto se si pensa che da quella somma sono esclusi i fondi Covid, elargiti alle imprese nel periodo della massima emergenza dovuta alla pandemia. Sono soldi che hanno permesso di sbloccare investimenti per nuovi capannoni, ricerca, consulenze, brevettazione, internazionalizzazione, digitalizzazione delle imprese».

È il risultato di una politica lungimirante, di un lavoro che ha visto remare nella stessa direzione più attori, e della collaborazione con il mondo imprenditoriale. Grazie a tutto questo, lo Sviluppo economico è arrivato ad essere quello che si può tranquillamente definire una case-history di successo. Che nasce con il governo Vendola e prosegue senza strappi, anzi si sviluppa con ancora maggior vigore, con il governo Emiliano.

gianna elisa berlingerio

«In effetti c’è stata una continuità nonostante il cambio degli assessori. È stata importate sia la continuità delle politiche che la presenza di attori regionali come Puglia Sviluppo e Arti, che hanno accompagnato la nostra attività. E poi abbiamo sempre continuato a puntare sugli stessi driver di sviluppo: ricerca e innovazione, digitale, transizione energetica. Oggi raccogliamo i frutti di investimenti fatti nel corso degli anni, anche di decisioni che erano state criticate, come per esempio l’istituzione del data-center regionale».

Sul fatto che il lavoro di squadra sia un fattore nevralgico, Gianna Elisa Berlingerio non nutre alcun dubbio: «Gli incentivi alle aziende li dà anche la Romania, così come altre regioni europee. E in molti luoghi il costo del lavoro è più basso e ci sono Università d’eccellenza dal punto di vista digitale. Ma trovare in un unico territorio tante competenze, infrastrutture, un basso costo della vita e del lavoro, e la presenza di tanti incentivi è difficile. Il successo della Puglia non è casuale ma frutto di una programmazione che viene da lontano e che non è solo della Regione ma anche delle Università pugliesi».

Negli uffici di corso Sonnino a Bari si sta per fare un altro passo avanti: la
creazione di una sorta di super sportello unico per le imprese, che riceverà tutte le richieste di partecipazioni ai bandi. Una novità anticipata dall’assessore Alessandro Delli Noci in occasione dell’ultima assemblea di Confindustria Bari-Bat.

«L’idea è quella di avere una sola interfaccia che poi instrada le imprese verso il cammino più efficiente. A questo obiettivo arriveremo in maniera graduale. Anche se i bandi già oggi danno questa possibilità di costruire l’aiuto più congeniale». Nel senso che se un imprenditore è interessato ad un Pia o ad un contratto di programma, magari gli verranno proposti anche altri strumenti come il minibond, o il venture capital, o i finanziamenti. Insomma, una sorta di super-consulente. Ma guai a chiamarlo così: «Noi non ci sostituiremo mai ai consulenti, che svolgono un ruolo molto importante per il territorio. Ma c’è un tema di attrazione degli investimenti che si è appoggiato sul brand Puglia, che è cresciuto molto e può ancora crescere. Il modello di business nel mondo è cambiato e noi dobbiamo adeguarci. Faremo attività proattiva di scouting, attraverso “Invest in Puglia”. Che non sarà un’altra struttura, ma un nuovo servizio che farà capo allo Sviluppo economico».

L’obiettivo è di migliorare il servizio offerto, continuare a stare accanto alle aziende e puntare al godimento diffuso dei vantaggi derivanti dallo sviluppo economico, «perché in questi anni il divario tra abbienti e meno abbienti si è allargato. I temi della transizione sociale e della ricerca della felicità ci stanno molto a cuore», aggiunge Berlingerio, che ha un sogno nel cassetto: «Riuscire a lasciare sul territorio i benefici della produzione di energia da fonti rinnovabili. Perché siamo i più grandi esportatori di energia da fonte solare ed eolica ma le nostre bollette non sono diverse da quelle delle altre regioni. Vorremmo più posti di lavoro locali nel fotovoltaico, maggiori benefici per le comunità energetiche, proveremo a dare alle aziende la possibilità di autoprodurre energia e abbattere i costi, e ai cittadini dei piccoli comuni battuti dal vento la possibilità di partecipare alla proprietà in cooperativa delle pale eoliche. E vado oltre: saremo costretti a vedere impianti eolici offshore dalle nostre coste? E allora che vadano ad alimentare almeno in parte l’Ilva con energia elettrica e idrogeno».

Sembrano utopie. Ma sono sogni realizzabili, certo non nel giro di pochi mesi: «Per alcune cose abbiamo potestà legislativa, per altre bisognerà discutere col governo e ci sarà bisogno di una politica energetica nazionale ed europea». Del resto la Puglia su certe tematiche ha dimostrato di saper guardare avanti: «Abbiamo approvato la legge sul reddito energetico, quella sull’idrogeno, quella sulle comunità energetiche. La Regione ha precorso i tempi su questi temi, affrontandoli quando non c’erano né la sensibilità a livello Paese e nemmeno gli strumenti. Avevamo puntato sui cavalli giusti ma i cavalli erano ancora puledri e dovevano crescere».

Oggi però tutti parlano di idrogeno. Si sperimentano treni sulla Lecce-
Gallipoli, la Iveco a Foggia produrrà autobus elettrici e motori a idrogeno, a
Brindisi la General Electric si è aggiudicata una commessa sul motore ibrido
a idrogeno aeronautico, a Bari la Isotta Fraschini sperimenta l’idrogeno sui
motori navali. Insomma, il futuro a volte è molto più vicino di quanto si pensi.

 

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