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Francesco Biga e BariMultiservizi: si può fare

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Francesco Biga: dal 2016 l’avvocato presiede la BariMultiservizi divenuta un raro esempio di buona amministrazione delle società partecipate. Dipendenti raddoppiati e bilancio in utile. Ma quando si insediò non c’erano soldi per pagare gli stipendi. Come è avvenuto il miracolo? Iniziando a tenere lontana la politica.

Si può descrivere Francesco Biga con una sua frase: «Quello che abbiamo fatto è il risultato di un lavoro di squadra. E se proprio deve pubblicare una foto, la prego di scegliere quella con i collaboratori».

Dal febbraio 2016 l’avvocato Biga amministra la BariMultiservizi, società partecipata al 100 per cento dal Comune. Arrivò che non c’erano nemmeno i soldi per pagare gli stipendi ai 60 dipendenti che un giorno si e l’altro pure andavano a protestare a Palazzo di Città. Il 2015 si era chiuso con una perdita di 200mila euro. Oggi presiede una società sana e i dipendenti sono diventati 134: «I nuovi assunti sono entrati con bandi che prevedevano criteri selettivi e oggettivi che non potessero essere soggetti a raccomandazioni». Giusto per mettere le cose in chiaro. Quanto al bilancio: «Il Comune ci dà sempre gli stessi soldi ma chiudiamo con un utile di 700mila euro dopo le imposte, con un fatturato di 7,2 milioni e un Margine operativo lordo del 19,50%».

E dire che questo avvocato divenuto manager ed il sindaco Antonio Decaro nemmeno si conoscevano.

Quando nel febbraio 2015 il primo cittadino lanciò una chiamata alle armi ai cosiddetti “tecnici” per salvare le municipalizzate baresi che erano in mano alla politica, e poi si lamentò per la mancata risposta di “illustri personalità”, Biga gli inviò una lettera contestando le sue dichiarazioni. «Scrissi che ero avvocato da 20 anni e presidente di banca da 6, che avevo ristrutturato una azienda pubblica di un comune della provincia nel 2006. Aggiunsi che ritiravo la mia disponibilità ad occuparmi della municipalizzata barese. A dicembre 2015 mi mandò a chiamare da due suoi collaboratori per chiedere lumi e gli spiegai le motivazioni di quella lettera. Nel febbraio 2016 mi arrivò una mail che diceva che il sindaco mi voleva parlare. Ci andai nel pomeriggio e mi dissero che dal giorno dopo sarei diventato uomo pubblico».

Il sindaco Decaro non mi ha mai chiesto nulla, nè personalmente
nè per interposta persona, e di questo lo ringrazio

Alla Multiservizi trovò una situazione che è normalità in quasi tutte le aziende
municipalizzate: «C’erano interinali che non erano stati assunti attraverso procedure concorsuali pubbliche, e che io non rinnovai. Non c’erano attrezzature o erano obsolete, ricordo un trattore di 32 anni che passava più giorni nell’officina di manutenzione esterna che nei campi. Gli operai erano sfiduciati e litigiosi, i politici sempre pronti a metterci le mani dentro e i dipendenti sempre pronti a contattare il politico di riferimento che poi avrebbe contattato me per perorare la causa».

Bisognava azzerare tutto e imporre una svolta drastica.

E Biga lo fece: «Proposi di smantellare l’azienda e ricostruirla, ma dissi che per farlo dovevamo avere la collaborazione dei dipendenti, che dunque andavano motivati adeguatamente, soprattutto quelli di bassa fascia. Facemmo capire che promozioni e premi di produttività andavano meritati. Abbiamo iniziato a mettere mano alla produttività mensile: ancora oggi, ogni mese seguo la produttività e ragioniamo su cosa migliorare. Nel 2016 la produttività del verde era del 60% rispetto a quanto richiedeva il Comune, che ci toglieva i soldi per la mancata produttività, oggi invece siamo al 104%, facciamo attività in più per circa 300mila metri quadri l’anno: invece di passare nei giardini due volte ci passiamo 2, 5 o 3 volte, senza ulteriori costi per il Comune».

Non tutto è filato liscio, ovviamente.

Biga ha ricevuto 14 lettere anonime, in cui era accusato di una sfilza di reati: «Essendo un avvocato, mi ritengo un pubblico ufficiale. Se mi si accusa di qualcosa sono portato a denunciare alla magistratura affinché verifichi. E così non ho mai risposto agli attacchi, ma ho sempre denunciato alla procura».

Ed ha avuto al suo fianco dei validi collaboratori che condividevano la sua visione: «Ho avuto due consiglieri estremamente disponibili e scevri dal mondo politico. Uno dei due ha accettato di fare gratuitamente il responsabile della sicurezza. Sono stati l’architetto Sonia Seratì e l’ingegnere Giuseppe Lorusso fino a giugno 2022, poi sostituiti da Massimo Maiorano e Maria Santoro». Con loro ha cercato di premiare i dipendenti più in gamba ed ha licenziato quelli che non meritavano il posto di lavoro: «Ho licenziato tanto, e ogni licenziamento è stato accompagnato da denunce penali o alla Corte dei Conti.

Nessuno mi ha mai dato torto.

C’era un uso eccessivo della legge 104, come accade in tutte le aziende pubbliche. Ricordo che un dipendente usufruiva della 104 e andava a fare attività di pitturazione presso ditte private, e aveva in magazzino materiali rubati a noi. Mentre invece quello che ritengo il miglior dipendente, che porterei sempre con me in qualsiasi altra azienda, all’epoca responsabile della contabilità, fu licenziato dal vecchio presidente, perché era in corso una battaglia interna e c’erano dissapori su alcuni pagamenti».

francesco biga

Ha persino voluto in azienda uno psicologo a disposizione dei dipendenti: «Quando all’inizio dicevo di inserire il servizio di psicologia aziendale tutti mi ridevano in faccia, ma da due anni hanno capito che andare dallo psicologo è utile a tutti per evitare di portare all’interno dell’azienda i problemi personali esterni».

La Multiservizi è stata premiata da Industria Felix e Cerved per i buoni risultati di bilancio. Un premio che ovviamente è stato condiviso con tutti, perché «è stato  l’effetto di un grande lavoro dei miei dipendenti che mi hanno seguito».

Francesco Biga concluderà il suo terzo mandato consecutivo con il bilancio del 31 dicembre 2024. Il suo futuro è tutto da scrivere, anche se è presidente della “Bcc degli Ulivi Terra di Bari” e non sembra interessato agli incarichi politici: «Io non ho mai capito nulla di politica e in tutto questo periodo non ho voluto averci a che fare. Perché penso che il problema principale dei manager di aziende pubbliche non sia tanto la mancanza di competenze e di capacità, ma proprio il legame con la politica. Io non risolvo i problemi dell’azienda seguendo le linee di decisione della politica, ma quelle economiche».

Quanto al rapporto con Decaro

«Per i primi 3-4 anni ci siamo sempre dati del lei. Non mi ha mai chiesto nulla, nè personalmente nè attraverso interposte persone. E per questo lo ringrazio. Negli ultimi due anni lo incontro di più, perché l’azienda va bene e possiamo restituire utili alla comunità, gli chiediamo di essere presente alle inaugurazioni di nuovi giardini. Oggi ci diamo del tu. Ma più di questo non accade. Nemmeno con i consiglieri comunali». Ognuno al proprio posto. È meglio così.

Fabio Mollica

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