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FEDERICA TORCHETTI “La mia Puglia una terra senza inizio e fine”

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federica torchetti cover

Intervista all’attrice biscegliese distintasi in “La scuola cattolica“ di Stefano Mordini.

Federica Torchetti è un’attrice pugliese originaria di Bisceglie, un piccolo astro nascente del cinema italiano, che già in precedenza ha avuto diversi ruoli in fiction e serie per la tv come Zero, trasmessa su Netflix o L’ultimo Paradiso (al cinema) in cui veste i panni di Maria, accanto a Valentina Cervi e Riccardo Scamarcio, oppure degne di menzione le sue affermazioni in Mondocane per il cinema e Storia di una famiglia per bene per la tv. Soprattutto il suo volto e il suo corpo hanno (s)vestito i tragici panni di Maria Rosaria Lopez, l’unica persona deceduta dopo la mattanza del Circeo a fine settembre del 1975 in La Scuola cattolica di Stefano Mordini.

Federica Torchetti

Cosa le dà la forza per andare avanti, forse l’educazione e la formazione che ha ricevute da ragazza del Meridione?

“In parte si, ma non del tutto. Ho ricevuto un’educazione piuttosto comune. La forza la si trova facendo, nel senso che sono le esperienze che ti portano ad acquisire maggiore consapevolezza e quindi forza, coraggio. In realtà è stato cruciale per me trasferirmi a diciannove anni a Roma completamente sola, in un’età in cui non si è ancora troppo adulti per poter decidere cosa fare del proprio futuro e soprattutto come comportarsi in una metropoli che non ha nulla a che vedere con la mia città di nascita. A questo aggiungo la difficile passione che ho deciso di seguire ma che, per fortuna, è diventato il mio lavoro. Mi ha sicuramente aiutata il mio essere molto determinata e per nulla procrastinatrice. La mia interpretazione di Rosaria Lopez ne “La Scuola Cattolica” è stata una grande esperienza professionale: si ha una grande responsabilità nel momento in cui non si interpreta un personaggio di finzione, ma una persona realmente esistita.

Cosa le manca di Biscéglie?

Ad essere sincera mi mancano molto la tranquillità, il mare, il potersi ritrovare in posti senza dover fare chilometri di macchina nel traffico. Forse la cosa che mi manca più di tutte è la facilità con la quale si raggiungono i luoghi fisici e le persone. Ho un posto del cuore che è uno spazio bellissimo che affaccia a picco sul mare dove si può godere di una vista pazzesca, un posto che forse conoscono solo quelli che ci sono nati. Sono le Grotte di Ripalta ed il Pantano, dove ci si può rilassare e passare un pomeriggio con degli amici a bere una birra e parlare. Posti un po’ difficili da raggiungere, ma ne vale davvero la pena.

Se dovesse descrivere la Sua Puglia come la descriverebbe?

La descriverei come una terra senza inizio e fine, dove si può trovare qualsiasi tipo di paesaggio e delle tradizioni che amo molto, che in generale appartengono a molte zone del sud Italia.

 

Federica Torchetti Essere dei veri pugliesi è uno stato d’animo oppure uno stile di vita?

Per me è uno stato d’animo più che uno stile di vita, perché puoi essere pugliese in qualsiasi luogo, posto e con qualsiasi persona, senza ostentarlo, perché fa parte di te. Lo stile di vita invece può cambiare, ed è giusto che sia cosi, che si arricchisca ed evolva. Non ci penso spesso al fatto che sono pugliese perché è una cosa che fa così parte della mia essenza che non devo ricordarla più. Poi i pugliesi sono dappertutto.

Federica Torchetti

Come ha vissuto il suo percorso professionale, passando da una piccola comunità a realtà come Roma o Milano?

Il percorso è stato molto graduale. I primi anni a Roma ero in balia di molte cose, non sapevo bene come muovermi e gestire il tempo. Mi ha aiutata moltissimo il percorso fatto alla Gian Maria Volontè dal 2017 al 2019, dove ho avuto la possibilità di costruirmi in maniera astratta come professionista, l’aver incontrato la mia agente Patrizia Viglianti, quindi essere riconosciuta come attrice professionista con un’identità. Tutte queste cose insieme mi hanno fatto creare una situazione che chiamo “casa”, dove il mio lavoro è diventato l’ordinario. Sicuramente l’esperienza del festival del cinema di Venezia è stata fuori da quell’ordinario, ma fa parte del nostro lavoro affrontare anche quel lato meno ordinario ma meraviglioso e affascinante. Amo molto parlare dei progetti che faccio, dei personaggi che interpreto, dell’aspetto psicologico su cui lavoro. Mi porto sempre qualcosa di loro, o sono i personaggi che si portano qualcosa di me. Questo non lo so ancora.

C’è un personaggio maschile o femminile a cui s’ispira particolarmente?Credo sia consapevole del fatto che, iniziando da Rodolfo Valentino sino a passare agli attori e registi più affermati, la nostra regione porti alta la bandiera della cinematografia in Italia e non solo?

Sì, la nostra regione sforna davvero tanti talenti e questo mi rende molto orgogliosa. La maggior parte dei progetti che ho fatto li ho girati tutti in Puglia, ed è stato stupendo. Mi è capitato di girare nel mio posto del cuore, quello di cui ho parlato prima a Bisceglie, ed è stata un’esperienza inverosimile. Quando vedo un film o una serie ambientata in Puglia sono molto felice. Mi sento parte di quel progetto anche se non vi partecipo. Mi piacerebbe molto lavorare con un regista o una regista pugliese, ce ne sono tanti e magari capiterà. Non ho un personaggio ossessivo di riferimento, sono una grande fan di Monica Vitti, ma non nego che nell’ultimo periodo mi piace guardare alle attrici americane della mia età, come Florence Pugh o Zendaya… seguire il percorso di star che hanno la mia età e che esistono mi fa sentire più vicina ad una realtà che mi appartiene. Tuttavia c’è un attore che in tutte le sue interpretazioni mi sconvolge sempre, e di cui stimo la saggezza e la sapienza, ed è Anthony Hopkins. Riesce a farmi piangere anche solo con lo sguardo, ad andare oltre l’ordinario. Guardarlo è sempre un’esperienza mistica.

Quali sono i Suoi “sogni nel cassetto”?

Il sogno più grande che avevo nel cassetto lo sto pian piano realizzando. Spero di riuscire a vivere una continuità nel mio lavoro e dare voce a personaggi sempre più sfaccettati e profondi. Mi piacerebbe molto fare un’esperienza internazionale, mi farebbe crescere lavorare con attori non italiani e rubare loro segreti e modalità di approccio alla recitazione. Sono molto affascinata perché credo che ogni attore porti con se una cultura differente che riflette nella propria interpretazione.

Federica Torchetti

Mi piacerebbe tra le tante cose fare un progetto d’epoca, penso ad una Marie Antoinette di Sofia Coppola, o ad una Anna Bolena interpretata da Natalie Portman ne “L’altra donna del re” di Justin Chadwick. Lavorare su questa tipologia di personaggi storici, documentarsi sulla biografia, indossare quei costumi che sono così lontani dai nostri e vivere quelle ambientazioni cosi estrose, credo sia una delle cose più affascinanti che esista per un’attrice. Nel mio futuro, o meglio nella mia vecchiaia, forse tornerò di nuovo in Puglia a Trani, Monopoli o Bisceglie. Ma questo per adesso è molto lontano. Cerco di vivere giorno per giorno.

TESTO DI GUIDO GALANTINO

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