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Antonella Palmisano, una vita in marcia

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IN TANTI ANNI DI INTERVISTE A PERSONAGGI IMPORTANTI DELLO SPORT NON MI ERA MAI CAPITATO DI DOVERLO FARE CON UNA MEDAGLIA D’ORO OLIMPICA.

Antonella Palmisano il 6 agosto 2021 ha vinto la medaglia d’oro a Tokyo nella 20 km di marcia. È nata a Mottola, in provincia di Taranto, 32 anni fa ed è sposata con Lorenzo Dessi, ex marciatore che da qualche mese è diventato il suo allenatore. Le sue parole chiave sono ambizione e coraggio, determinazione ed impegno. L’atleta delle Fiamme Gialle nella sua prestigiosa carriera ha vinto ben 19 titoli italiani (6 assoluti e 13 giovanili) e lo scorso agosto, dopo un infortunio, è ritornata in pista vincendo la medaglia di Bronzo ai Mondiali di Budapest (dopo un altro bronzo vinto a Londra nel 2017). Nel 2023 la Fidal l’ha nominata atleta dell’anno dopo una carriera in cui può vantare diverse medaglie sin dalle giovanili quando vinse la medaglia di Bronzo agli Europei Under 23 nel 2011 ad Ostrava (Repubblica Ceca) ed a tutte quelle conquistate in tutto il mondo sino ad oggi. «Ma le medaglie non arrivano se non hai attorno figure importanti che ti motivano come è accaduto a me dopo l’ultimo infortunio. La squadra vince sempre».

Partiamo dagli albori, come è nata la sua passione per la marcia?

Avevo fatto una gara campestre e mi vide il mio allenatore Tommaso Gentile e nel frattempo facevo anche pallavolo. Però vedevo che nelle gare di corsa soffrivo sempre la velocità. In un periodo lontano dalle gare di corsa mi propose di provare una gara di marcia e vedemmo già dei risultati senza allenamento tant’è che dopo 6 mesi avevo vinto il mio primo Campionato Italiano. Allora pensai che era molto più facile, come se quella disciplina mi avesse chiamato. Poi mi piaceva ed in quel periodo, a differenza di adesso dove le infrastrutture sportive in Puglia stanno migliorando, o correvo o marciavo perché non si potevano fare altri sport e quindi la scelta divenne quasi scontata. Pensa che per fare gli ostacoli utilizzavamo i campi di cavolfiori, bisognava adattarsi.

L’essere una donna le ha creato problemi magari anche in famiglia per fare sport?

Mio padre non ha mai visto di buon occhio che io facessi atletica perché essendo la “donna di casa” con mia mamma che lavorava dovevo occuparmi delle faccende domestiche.

Sin dall’età di otto anni mi occupavo della casa e quindi per lui l’idea di allontanarmi e spostarmi per allenarmi anche nei fine settimana era diventato un problema. Quello per me fu un momento abbastanza difficile perché comunque mi sentivo privata di quello che mi piaceva fare. E nonostante in un paese piccolo del Sud non sottostare al volere del padre è quasi un reato di lesa maestà mi fu vicina mamma che mi copriva con delle scuse quando dovevo andare agli allenamenti. Poi dopo aver vinto svariate gare ed essere entrata in un corpo militare gli ha fatto cambiare idea. Diciamo che alla fine il suo ostacolarmi mi ha rinforzato su quello che volevo fare.

antonella palmisano

Volendo ripercorrere le tappe della sua carriera cosa le viene subito in mente?

Il primo pensiero è aver vinto la Coppa del Mondo a Chihuahua in Messico nel 2010 perché in quella gara c’è stato il passaggio da quella che poteva essere un’attività fatta quasi per gioco a quella che rappresentava una gara importante dove puoi allenarti per vincere la gare “vere”. Ero ancora giovane come età però avevo cambiato il pensiero anche dal punto di vista mentale e lì ci fu uno sorta di svolta.

Le piace molto lavorare con le scuole dove oltre a mostrare le sue medaglie si impegna per trasmettere alcuni valori ed informare i ragazzi.

Vincere una medaglia alle Olimpiadi e metterla nel cassetto non mi dava nulla. Quindi ho voluto andare nelle scuole e far toccare quella medaglia ai bambini per fargli capire l’emozione che può dare la stessa. Anche perché non essendoci più i Giochi della Gioventù dove gareggiavo con la scuola volevo far passare il messaggio che ci sono le Fiamme Gialle giovani che si prestano ogni anno a fare dei reclutamenti. Portare quindi conoscenza a dei bambini che hanno la voglia e non farsi sfuggire un potenziale talento.

La marcia è una disciplina dura e faticosa. Quali sacrifici e quali rinunce ha dovuto sopportare?

Più che sacrifici l’ho sempre definita una carriera di rinunce. Quando si inizia da piccolini dover fare a meno delle feste di compleanno con i compagni di scuola è difficile perché avendo iniziato a 14 anni gli allenamenti erano
già abbastanza duri e continuativi. Da più grande superi la fase dei 17/18 anni anche se hai ben chiaro cosa vuoi fare da grande ho sentito particolarmente il peso di non frequentare la vita normale non da atleta. Tutt’ora mi capita come lo scorso anno prima del mondiale, di non poter partecipare al matrimonio di una mia cugina importante perché era ad un mese dal mondiale. Però è lo scotto da pagare se vuoi ambire al successo.

Qual è la sua giornata tipo?

Le giornate tipo dell’atleta sono sempre molto metodiche ed a volte “pallose”, si può dire come termine? (sorride ndr). Colazione, allenamento che ti impegna tutta la mattinata, pranzo, riposino e poi secondo allenamento. Questa è la giornata più semplice, poi però in mezzo c’è sempre la seduta dall’osteopata, dal fisioterapista, l’incontro con il mental coach e dei momenti – come mi piace sottolineare sempre – in cui bisogna dare importanza al recupero fisico. Mi capita, ma molto raramente, di fare una piccola cena fuori.

Cosa la lega di più alla Puglia oltre agli affetti e cosa le manca della sua terra quando è lontana?

La tranquillità e la serenità della mia Puglia mi manca sempre,
il fatto di appartenere ad una mentalità in cui si dice viviamoci la giornata. Alcune volte mi manca quella spensieratezza che avevo quando ero ragazzina. Ora ho le mie giornate dove in ogni ora c’è qualcosa e non puoi mai staccare con la testa. Mi manca trascorrere le tante ore seduta a mangiare, quindi quando ho dei periodi con più stress penso che forse a casa l’avrei vissuta meglio. Poi mi manca la cucina e gli affetti cari.

 

Le piace cucinare prodotti tipici pugliesi?

Moltissimo, la parmigiana, però poi devi evitare le fritture e la faccio raramente e tanto altro ancora.

Quali sono i suoi hobbies e come impiega il suo tempo libero?

Mi piace fotografare, portare i miei due cani a passeggio, camminare, leggere. Tra l’altro uno dei due cani quando faccio i 10 km mi fa pure compagnia. Sono cani atletici…

Tre suoi difetti e tre suoi pregi.

Uno dei difetti è la testardaggine che può essere considerato anche un pregio perché nonostante i tanti problemi fisici è stata la cosa che mi ha portato
a vincere una Olimpiade. Sono altruista che anche in questo caso può essere un difetto perché l’atleta deve essere anche un po’ egoista. Un ultimo pregio è essere solare come tutti i pugliesi, e sono, come ultimo difetto, anche un po’ rompiscatole.

Quest’anno è per lei un anno importante con le Olimpiadi di Parigi. Come si sta preparando?

Ho effettuato un cambiamento e tutte le certezze sono venute a mancare. Però quando lo fai potrebbe solo fare del bene. Mi sto preparando in modo diverso perché sono cambiati gli allenamenti che per paura prima non facevo da almeno due anni causa infortunio, andare quindi anche oltre a quelli che possono essere dei limiti mentali.

Questo nuovo programma mi entusiasma anche di più e mi mette ogni giorno alla prova e credo che sia una buona cosa. Affronto quest’anno con il pensiero di arrivare come campionessa olimpica, premio che mi sono meritato perché ho vinto io ma comunque con la voglia di lavorare per riconfermare quel ruolo.

Perché un ragazzo/a dovrebbe iniziare a praticare la marcia?

Dico sempre che è molto complicato fare sport, poi scegliere tra uno sport di squadra
ed uno individuale dico sempre di scegliere quest’ultimo perché sei solo tu a vincere o perdere una gara senza dipendere da nessuno. Ed è qualcosa che ti appaga di più. La marcia è una sfida non da tutti perché devi essere forte mentalmente però l’atletica in generale sono emozioni davvero belle.

Appartiene alle Fiamme Gialle, uno dei gruppi sportivi più importati in Italia. Cosa si prova a far parte di un gruppo così prestigioso.

Quando sono entrata sapevo che era il gruppo sportivo più importante e non volevo deludere.
Sono stata molto fortunata perché ho avuto la possibilità di fare la nostra attività al meglio perché il nostro è uno sport minore ed avrei avuto difficoltà a farla con gli sponsor. Devo tanto alle Fiamme Gialle ed inserire la mia
medaglia nella bacheca dove ci sono tutte le medaglie olimpiche è motivo di soddisfazione.

Cosa si prova a gareggiare con la maglia dell’Italia?

È un simbolo di appartenenza ad una nazione così come sentire l’inno. Ogni volta è sempre una emozione nuova perché stai dando lustro alla tua nazione. I messaggi dopo l’Olimpiade in cui mi dicevano abbiamo pianto con te sentendo l’inno è bello perché stai rappresentando l’Italia e quando dai soddisfazione diventa l’energia e la motivazione che ti fa alzare la mattina per mettersi le scarpe.

Dove si vede Antonella Palmisano tra qualche anno?

A volte penso che mi piacerebbe diventare mamma, fare l’allenatrice dei bambini e non degli adulti. Poi altre volte penso che vorrei lasciare qualche cosa allo sport e se anche riuscissi a fare qualcosa sarebbe già tanto. Quindi ad oggi ancora non so cosa vorrei fare ma ho nella testa questi tre pensieri.

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