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A cuore aperto con… Vito Radicci

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Nativo di Gioia del Colle, barese di adozione, 72 anni ben portati, è uno dei cinque dealer Ferrari italiani (il più antico per continuità di mandato, visto che il matrimonio con Maranello risale al 1963, con suo padre Vittorio). Il Gruppo Radicci, con sedi a Bari e Ancona, copre l’area che comprende Puglia, Molise, Basilicata, Calabria, Sicilia, Marche, Abruzzo, Malta e Cipro. È inoltre concessionario per Maserati, Jaguar e Land Rover.

Qual è stato il suo primo sogno da bambino?

Beh in questo sono un sognatore fortunato, perché come la maggior parte dei ragazzetti ho sempre desiderato una fiammante Ferrari e poi, grazie a mio padre, il sogno si è realizzato con la laurea! Certo neanche per me è stato un sogno così scontato come oggi si potrebbe credere, anche perché inizialmente eravamo concessionari solo per Fiat e mi dilettavo ad andare in giro con le 126. Poi il mandato Ferrari ha semplificato il sogno, lasciando senza risposta un altro desiderio che portavo nel cuore: diventare un pilota automobilistico come il mio papà, che sin da ragazzo si dilettava con le cronoscalate o le regionali su circuito stradale.

Università o lavoro, cosa è meglio fare?

Credo che non si possa prescindere da una buona formazione anche universitaria prima di approcciare al mondo del lavoro, così come è giusto seguire la propria vocazione a prescindere da ciò che si consiglia. Per questo ritengo che non esista una ricetta perfetta, perché potrebbe anche accadere che una buona vocazione lavorativa si rafforzi semplicemente con una buona formazione sul campo.

Chi è stato il suo mentore?

La mia guida è ancor oggi mio padre e anche se ho ormai acquisito una mia esperienza pluriennale, spesso dinanzi a scelte anche più complesse mi ritrovo a chiedermi come avrebbe agito lui. Qui in concessionaria ancora oggi la sua figura e i suoi insegnamenti sono molto presenti anche grazie ai miei collaboratori più storici.

Che sport pratica?

Mi diletto ogni mattina in corsetta o camminata veloce sul mare, ma non nego di aver partecipato alla maratona di New York e di essere un sostenitore delle associazioni podistiche, in primis quella del mio paese natio, “Corri con Gioia”.

Ambizione o talento, cosa conta di più per avere successo?

Entrambe in egual misura: senza talento l’ambizione non ottiene i risultati desiderati e senza ambizione il talento può restare inespresso.

Si sente politicamente coinvolto?

Assolutamente no. La politica la seguo solo per come e quanto influisce sul mercato del lavoro e sulla crescita del nostro Paese e non nego che mi piacerebbe una classe politica più responsabile e attenta alle imprese come ai bisogni dei singoli cittadini.

Una cosa che vorrebbe avere e attualmente non ha?

Mi posso considerare un uomo soddisfatto per quello che sono riuscito a conservare rispetto al lavoro di mio padre e a quanto sono riuscito a realizzare da solo grazie anche ai suoi insegnamenti.

In quale posto è felice?

Adoro il mare e mi piace viverlo senza pensieri, prevalentemente quando tutti dormono o quando sono in ferie.

Il consiglio più importante che le hanno dato?

Mantenere i piedi per terra.

Qual è la caratteristica che ritiene fondamentale in un collaboratore?

Sentire l’azienda come se fosse propria e, quindi, condividere le scelte con me.

Cosa migliorerebbe della sua azienda?

Ogni giorno l’azienda deve migliorare, deve essere una crescita costante e, per questo, nessuno di noi deve mai sentirsi arrivato.

Il risultato più importante che ha raggiunto finora?

Essere sempre in armonia con le case produttrici.

In quale altra città andrebbe a vivere?

Mi è sempre piaciuta Milano e non nascondo che a Milano mi sarebbe piaciuto lavorare con i marchi automobilistici che rappresento.

Dia un voto alla sua vita

Da uno a dieci? Non saprei dare un voto a tutti questi anni trascorsi tra le macchine, la famiglia e gli amici. Posso solo continuare a ringraziare Dio per darmi la forza di continuare a gioirne sempre.

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